
Associazioni cattoliche al governo: l’Italia ratifichi il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari
ROMA-ADISTA. L’Italia ratifichi il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari. Lo chiedono a governo e Parlamento, a ottanta anni dalla bomba atomica sganciata dagli Usa sulla città giapponese di Hiroshima, i responsabili delle principali associazioni cattoliche italiane: Giuseppe Notarstefano (presidente nazionale di Azione Cattolica), Emiliano Manfredonia (presidente nazionale delle Acli), Matteo Fadda (presidente nazionale dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII), Francesco Scoppola e Roberta Vincini (presidenti nazionali Agesci), Cristiana Formosa e Gabriele Bardo (responsabili nazionali del Movimento dei Focolari Italia) e mons. Giovanni Ricchiuti (presidente di Pax Christi Italia).
«Nel giorno in cui il mondo ricorda con dolore e vergogna il bombardamento atomico di Hiroshima, rilanciamo con forza l’appello al Parlamento e al Governo italiano: si ratifichi il Trattato Onu sulla Proibizione delle armi nucleari (Tpnw) e si prenda una posizione chiara contro la folle corsa al riarmo in atto nel nostro tempo», si legge nel nuovo appello delle associazioni, dopo altri che sono caduti nel vuoto (v. Adista Notizie nn. 8 e 20/23).
«In un mondo lacerato da guerre, minacce e tensioni internazionali sempre più pericolose, il Trattato entrato in vigore il 22 gennaio 2021, rappresenta una svolta storica nella costruzione di un ordine mondiale fondato non sulla deterrenza della distruzione, ma sulla responsabilità condivisa, sul diritto internazionale e sul primato della vita umana – si legge ancora nell’appello –. Papa Francesco aveva affermato con chiarezza che è immorale non solo l’uso, ma anche il possesso e la produzione delle armi nucleari. Anche Papa Leone XIV ha recentemente rimarcato che “la prospettiva di una rinnovata corsa agli armamenti e lo sviluppo di nuove armi, incluse quelle nucleari, la scarsa considerazione degli effetti nefasti della crisi climatica in corso e le profonde disuguaglianze economiche rendono sempre più impegnative le sfide del presente e del futuro”».
E se la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha spiegato in Parlamento di pensarla «come i romani» – ovvero che vale il principio Si vis pacem para bellum (Se vuoi la pace prepara la guerra) –, le associazioni cattoliche sostengono che «la logica della deterrenza non garantisce la pace, ma perpetua il pericolo. È una logica antica, che oggi mostra tutta la sua inadeguatezza di fronte alle sfide globali, alle interdipendenze planetarie, alla necessità di salvare l’umanità dalla distruzione ecologica e nucleare».
Conclude l’appello di Ac, Acli, Agesci, Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento Focolari e Pax Christi: «L’Italia, Paese che ha fatto della pace un principio costituzionale e un tratto distintivo della sua presenza internazionale, faccia una scelta coraggiosa e lungimirante: aderire al Tpnw, schierarsi per il disarmo nucleare, investire nella diplomazia, nella cooperazione e nella sicurezza condivisa. L’alternativa si chiama complicità e, di certo, porta ad un mondo meno sicuro, ad un futuro meno rispettoso della dignità umana. In un tempo in cui la guerra sta interessando direttamente l’Europa e il vicino Oriente, con la sua scia di orrori e di distruzioni, ratificare il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, come da anni chiediamo in sintonia con la Campagna “Italia, ripensaci!”, rappresenterebbe un forte messaggio di pace e un preciso invito, rivolto anche agli altri paesi Nato, ad abbandonare la logica della deterrenza nucleare. Questo è il tempo della responsabilità. Questo è il tempo di dire: mai più Hiroshima. Mai più armi nucleari».
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