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Abusi, il papa alle vittime dei comboniani: “Siete testimoni di verità”

Abusi, il papa alle vittime dei comboniani: “Siete testimoni di verità”

Tratto da: Adista Notizie n° 12 del 01/04/2023

41421 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. «La battaglia è finita, stanotte possiamo dormire in pace». Riconoscimento, presa di coscienza delle responsabilità, richiesta di perdono: ha ottenuto ciò che invano aveva inseguito per 25 anni il gruppo inglese di sopravvissuti agli abusi psicologici e sessuali subiti da parte dei missionari comboniani (Csg) durante un incontro con la leadership della congregazione religiosa e con papa Francesco, il 22 marzo. Il traguardo di un percorso di riparazione iniziato con un primo incontro con il pontefice nel giugno scorso e uno con la leadership comboniani a Londra il 13 settembre. Gli 11 membri del gruppo hanno subìto abusi sessuali da adolescenti, durante la loro permanenza al seminario minore St. Peter Claviere College a Mirfield nel West Yorkshire, poi chiuso nel 1984. Come Mark Murray, 66 anni, violentato dagli 11 ai 13 anni, tra il 1969 e il 1974.

Nell’incontro di giugno, papa Francesco aveva promesso al gruppo che avrebbe personalmente richiesto ai vertici dei comboniani quell’incontro che alle vittime era stato negato per 25 anni. E lo ha fatto, ottenendo molto più di un incontro di scuse: «Hanno implorato il nostro perdono, non mi aspettavo che fosse così sincero com'è stato», aveva riferito Murray all’epoca; «È un sensibile passo avanti nel nostro cammino di guarigione» (BBC, 14/6/22), molto oltre il risarcimento risibile di 120mila sterline condiviso tra tutte le vittime». Un cammino costruito nel dialogo con l’istituzione dei loro carnefici e con il papa, giunto ora la sua tappa definitiva.

L’incontro a Roma con i vertici della congregazione comboniana era in programma da tempo, ma la sorpresa e stata la richiesta, da parte del papa, di un incontro, lo stesso giorno. Presenti nella delegazione, oltre ai membri del consiglio generale dei comboniani e della provincia di Londra, anche il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, che ha sempre accompagnato le vittime in questo percorso, e il vescovo di Leeds mons. Marcus Stock, insieme al segretario pro tempore della Pontificia Commissione per la tutela dei minori p. Andrew Small. «Il papa ha detto che sentiva il dolore dell’abuso che abbiamo subìto e ha detto ai comboniani che dovevano farsi portatori di un sentimento di vergogna», ci ha raccontato Mark Murray. «Senza questo sentimento di vergogna non c’è possibilità di guarigione. Ha detto che questo grande ordine religioso che fa un grande bene nel mondo è stato infettato dal diavolo. L’unico modo per affrontarlo era la disponibilità e il dialogo, non nascondendo l’abuso o ignorando gli abusati come è accaduto in passato. Ci ha incoraggiati a camminare insieme nel percorso verso la guarigione e ha sollecitato ad ascoltare gli abusati come testimoni della verità. Non solo: ci ha esportati a continuare il processo che abbiamo avviato, che considera un modello di risoluzione di casi di abusi sessuali storici nella Chiesa. Ci ha dato la sua benedizione e ci ha chiesto di pregare per lui».

L’incontro si è concluso con la pubblicazione di un documento congiunto firmato dal gruppo dei sopravvissuti e dalla congregazione dei comboniani. «Abbiamo condiviso le nostre storie dolorose e la devastazione portata dalla risposta spaventosa che abbiamo ricevuto dalla provincia di Londra quando cercavamo aiuto», si legge nella parte elaborata dalle vittime. «Durante questi incontri non siamo stati soltanto ascoltati, ma creduti dalla leadership comboniana, il che ci ha procurato un senso di calma. È stata per noi un’esperienza trasformativa che ha soddisfatto la nostra ricerca di giustizia e dialogo come unica strada per la riconciliazione per coloro che sono stati colpiti dal male arrecatoci. Guardiamo a tutti gli errori e le incomprensioni che abbiamo vissuto negli anni da parte dell’Istituto dei missionari comboniani e viviamo un senso di disperazione ripensando a quanta sofferenza avrebbe potuto esserci risparmiata». «Con la buona volontà e l’impegno comune al dialogo e all’azione, la frustrazione e il danno subìto per tanti anni possono essere incanalare in un’azione diversa non solo per noi ma per tutti coloro che vivono situazioni simili alla nostra», verso «una direzione diversa e più sana per tutti noi».

«Benche anche noi siamo stati colpiti dagli errori delle azioni del passato di alcuni nostri confratelli», affermano i comboniani da parte loro, «solo di recente abbiamo compreso fino in fondo l’impatto del danno di lunga durata arrecato dall’abuso alle vite di coloro che erano stati affidati alle nostre cure decenni fa. Deploriamo e condanniamo quanto è accaduto, e anche le incomprensioni e le occasioni perse nel rispondere al gruppo di sopravvissuti, che purtroppo hanno portato altro dolore a persone che avevano già molto sofferto. Siamo dispiaciuti per i tempi in cui non abbiamo risposto adeguatamente e chiediamo ancora una volta perdono. Speriamo che il tempo insieme posa portare un po’ di pace e guarigione e ci impegniamo ad altre azioni concrete per rendere più agevole quella che per lorio e stata una strada difficile». I comboniani concludono il comunicato annunciando l’avvio di programmi di protezione per i minori per «prevenire abusi nel genere in futuro. Dialogando cercheremo di trovare modi per offrire cura pastorale e supporto a ciascuno di loro».

«È stato un grande lavoro», è il bilancio di Mark. «Ci è stato restituito il potere che ci era stato portato via, non solo quando eravamo bambini ma anche da adulti». 

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