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"Fiducia supplicans" contro il muro dei vescovi africani. La posizione del SECAM

In seguito alla pubblicazione, il 18 dicembre scorso, della dichiarazione Fiducia supplicans da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede e di papa Francesco Adista ha reso conto, in diverse occasioni (per esempio su Adista Notizie n. 45/23 e su Adista Notizie n. 2/24) della grande difficoltà degli episcopati africani ad accogliere l’apertura di Francesco e quindi a introdurre nelle loro comunità la possibilità di benedire coppie omosessuali.

In un articolo del 12 gennaio l’agenzia Catholic Information Service for Africa (CISA) informa che il Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar – il SECAM raduna i vescovi delle Conferenze episcopali nazionali, regionali e interregionali di tutto il Continente – «ha ribadito che le direttive non possono essere attuate in Africa». E cita un’importante dichiarazione del presidente dell’organizzazione cattolica, l’arcivescovo congolese di Kinshasa card. Fridolin Ambongo, il quale avanza ragioni bibliche e dottrinali, ma anche antropologiche, legate ad un contesto culturale fortemente ancorato ai valori della famiglia tradizionale e della cosiddetta “legge naturale” e, dunque, ancora profondamente omofobo: «Noi vescovi africani non riteniamo opportuno che l’Africa benedica le unioni omosessuali o le coppie dello stesso sesso perché, nel nostro contesto, ciò causerebbe confusione e sarebbe in diretta contraddizione con l’etica culturale delle comunità africane». Insomma, secondo il cardinale la dichiarazione Fiducia supplicans è irricevibile in Africa perché usa un linguaggio «troppo sottile», di difficile comprensione per la gente comune. Più semplice invece, sembra affermare tra le righe, comprendere il linguaggio del magistero cattolico, che parla delle unioni omosessuali come «intrinsecamente disordinate», contro natura, contro la procreazione e quindi da non approvare. Oppure il passaggio del Levitico (18,22-23) «dove l’omosessualità è esplicitamente proibita e considerata un abominio».

L’arcivescovo congolese ribadisce la piena comunione delle Chiese africane con il papa, garantisce accoglienza e assistenza ai fedeli “irregolari”, sottolinea il dovuto rispetto delle persone «con tendenze omosessuali», ricordando però l’irregolarità delle loro unioni, «contrarie alla volontà di Dio», e quindi conferma il secco "no" della Chiesa africana alle benedizioni.

Spiega il giornalista della CISA che «alla base dell'argomentazione contro il documento c'è anche il contesto culturale africano che, secondo lui, è “profondamente radicato nei valori della legge naturale riguardo al matrimonio e alla famiglia, complica ulteriormente l'accettazione delle unioni di persone dello stesso sesso, poiché sono visti come contraddittori rispetto alle norme culturali e intrinsecamente corrotti”».

In chiusura del suo messaggio, il card. Ambongo ha voluto citare le parole dello stesso papa che «si oppone fermamente a qualsiasi forma di colonizzazione culturale in Africa, benedice con tutto il cuore il popolo africano e lo incoraggia a rimanere fedeli, come sempre, alla difesa dei valori cristiani».

 

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