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“Fiducia supplicans”: l’apertura del Vaticano promossa in Germania e bocciata in Africa

“Fiducia supplicans”: l’apertura del Vaticano promossa in Germania e bocciata in Africa

Tratto da: Adista Notizie n° 45 del 30/12/2023

41697 BERLINO-ADISTA. Il 60% dei tedeschi ritiene positivo che in futuro le coppie omosessuali possano farsi benedire da un prete nella Chiesa cattolica (v. notizia precedente sul documento Fiducia supplicans): è quanto emerge da un sondaggio YouGov su 5.665 adulti pubblicato il 20 dicembre, secondo il quale il 20% rifiuta la decisione vaticana e il 19% non ha espresso opinione.

Il sondaggio mostra come il maggiore sostegno si trovi nella fascia di età pari o superiore a 55 anni, di cui il 44% ha sostenuto pienamente la benedizione e il 20% l'ha approvata in parte; l'approvazione è stata più bassa tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni, pari al 50%, con un 29% che rifiuta la benedizione. Quanto al genere degli intervistati, il 65% delle donne è tendenzialmente favorevole e solo il 16% contrario, mentre tra gli uomini la percentuale dei favorevoli è più bassa, pari al 55%, mentre il 27% la respinge.

In Germania il tema delle benedizioni delle coppie omosessuali è molto caldo: già nel 2015 il Zdk-Zentralkomitee der deutschen Katholiken (Comitato centrale dei cattolici tedeschi) chiedeva al Sinodo per la Famiglia di valutarne l'introduzione (v. Adista Notizie n. 19/15) e nel 2019 il tema confluiva nell'agenda del Cammino sinodale; lo stesso anno il vescovo di Limburg mons. Georg Bätzing, in seguito eletto presidente dei vescovi tedeschi, organizzava una giornata di dibattito sul tema delle benedizioni per le coppie che non potevano celebrare un matrimonio religioso e consultava i teologi diocesani: 32 su 38 si erano detti favorevoli alla benedizione. L'anno successivo tornava sul tema auspicando «soluzioni che non solo siano efficaci nella vita privata, ma abbiano anche visibilità pubblica, e che, allo stesso tempo, chiariscano che non si tratta di un matrimonio» (v. Adista Notizie n. 1/21); anzi, il vescovo proponeva di andare ancora oltre, con una decisione più radicale: «Sono dell’opinione che dovremmo cambiare il Catechismo a questo proposito», aveva detto. Così, nel 2021, il Responsum del Dicastero per la Dottrina della Fede che escludeva la possibilità di celebrare riti di benedizione per le coppie omosessuali aveva provocato, come era prevedibile, reazioni molto accese in Germania e un salto sulla sedia da parte dei vescovi tedeschi (primo tra tutti lo stesso Bätzing), che tuttavia sono andati avanti per la loro strada.

Oggi, l'inversione a U del Vaticano – che tuttavia non sposta il pesante giudizio del magistero vaticano sull'omosessualità, ancora definito “male intrinseco” e “disordine oggettivo” – rappresenta un altro “puntino” sulla via di un cambiamento, da unire a un altro, quello della “riabilitazione” della religiosa pioniera della pastorale alle persone omosessuali, la statunitense suor Jeannine Gramick (v. Adista Notizie nn. 45/21, 2/22, 36/23), sperando che si arrivi a un disegno organico di revisione della posizione teologica sull'omosessualità.

Adesso avanti tutta!

Che il provvedimento odierno abbia il potenziale per un cambiamento storico nella Chiesa lo sottolinea il prete e teologo dogmatico tedesco Michael Seewald (Kölner Stadtanzeiger, 21/10): il Dicastero per la Dottrina della Fede ha così abolito il proprio principio secondo cui alla Chiesa semplicemente mancherebbe l'autorità del magistero per benedire le coppie omosessuali e quelle risposate. Lo stesso argomento, spiega Seewald, utilizzato per giustificare l'esclusione delle donne dal sacerdozio; dunque è la visione dei propri poteri che sta cambiando: «Il fatto che ciò venga ora ammesso così apertamente da parte romana potrebbe essere il segno di cambiamenti attentamente preparati su questioni urgenti della vita ecclesiale in cui lo sviluppo prima sembrava escluso». Allo stesso tempo, Seewald ha sottolineato la “natura procedurale” della dichiarazione, sottolineata dal prefetto del Dicastero, card. Victor Fernandez, nella prefazione alla dichiarazione. «Non c'è motivo di vedere questo documento come il punto finale dello sviluppo da cui è emerso», ha detto Seewald. «Teologi e pastori, ma anche cattolici impegnati e un pubblico critico, non dovrebbero quindi cessare di insistere affinché vi sia anche l'“ulteriore sviluppo” del magistero di cui parla la Dichiarazione».

Ciò non toglie che, secondo alcuni, i problemi siano lungi dall'essere risolti, come rileva il teologo viennese Paul Zulehner: dopo il sì alla benedizione delle coppie dello stesso sesso, continuano a esistere «incomprensioni culturali tra la Chiesa e l'opinione popolare», scrive sul suo blog zulehner.wordpress.com. Due i costanti punti di attrito tra la dottrina religiosa e lo spirito dei tempi: la concezione del matrimonio da parte della Chiesa e il sostegno da parte della stessa della sessualità "generativa", aperta alla riproduzione. “Matrimonio” nei documenti romani significa qualcosa di diverso dal matrimonio nel linguaggio odierno, dice Zulehner. Oggi è ampiamente associato a impegno, affidabilità e lealtà; e tutti gli innamorati che lo desiderino dovrebbero quindi potersi "sposare". «Un amore del genere è qualcosa che bisogna vedere», spiega il teologo: molte coppie desiderano celebrare una festa della gratitudine con la benedizione di Dio e avere qualcuno su cui contare «che dica a nome di un superiore: “È cosa buona” (che è proprio quello che dice bene-dicere)». Sta di fatto, però, che papa Francesco si oppone a questo cambiamento del concetto di matrimonio.

Il secondo malinteso riguarda il tema della sessualità. È vero che dal Concilio Vaticano II (1962-1965) il cosiddetto “scopo del matrimonio” è cambiato nella Chiesa; l’amore ora ha la precedenza sulla riproduzione. «La Chiesa è, ovviamente, preoccupata dalla capacità di separare la sessualità generativa da quella simbolica resa possibile dalla pillola», scrive Zulehner. L’insegnamento della Chiesa continua ad essere che il matrimonio non è valido se non c’è la volontà di avere figli. Anche chi non è in grado di avere figli è considerato non idoneo al matrimonio. «Se questo vale per gli eterosessuali, vale naturalmente anche per le persone con orientamento omosessuale», ha detto il teologo. Da questo punto di vista, insomma, si tratta qui non tanto della benedizione delle coppie omosessuali in quanto tale ma della questione «socialmente esplosiva della riproduzione e di buoni spazi in cui la prole possa crescere», dice Zulehner. E la tutela degli spazi di vita protetti da un punto di vista sacramentale per genitori e figli, caratterizzati da stabilità e amore, «ha anche un peso socio-politico».

Il freno a mano dell'Africa

Intanto, nel resto del mondo, e soprattutto in Africa, vescovi e clero conservatori e reazionari hanno immediatamente espresso la loro avversione al provvedimento, come la Conferenza episcopale nigeriana, che ha già fatto sapere che non intende assolutamente celebrare questo genere di benedizioni, e quella del Malawi e dello Zambia, Paesi in cui la pena massima per i rapporti omosessuali è fino a 14 anni di carcere; in Zambia si rischia l'ergastolo.

E dire che quello del Vaticano è un provvedimento con molte clausole, scrive Christoph Strack, esperto di informazione religiosa di Deutsche Welle. «La versione tedesca della dichiarazione del Vaticano ha bisogno di ben 4.900 parole per sillabare il "sì, ma" e per far capire ciò che non è possibile: nessuna formulazione predeterminata, nessuna funzione religiosa, nulla che possa contenere un "rischio di confusione" (e ancora una volta viene da pensare che i credenti siano più avanti rispetto alla bolla romana). Il Vaticano ha bisogno di un testo lungo perché, dopo un severo “no” a ogni benedizione nel 2021, alla fine si corregga» (katholisch.de, 22/12). «Ma forse le 4.900 parole servono per Paesi come Malawi, Zambia e Kenya e per i loro vescovi. Perché nonostante tutte le restrizioni il testo dice: gli omosessuali esistono. E anzi: prendetevi cura di loro, rispettateli! Non è un ordine, questo, che rientra in Fiducia supplicans?».

Insomma, sentimenti contrastanti hanno accolto l'uscita del documento vaticano. «Per quanto tecnicamente intelligente sia il testo, si rimane realisti se si guarda al contesto ideologico dell’intera faccenda: non si tratta di una rivalutazione (assolutamente necessaria) delle unioni omosessuali, ma semplicemente di grazia pastorale», scrive su katholisch.de il giornalista e saggista Christoph Paul Hartmann, il cui articolo rappresenta plasticamente l'ambivalenza contenuta nel documento vaticano. «Ecco perché restano passaggi dolorosi, come quello che dice che una benedizione "non può mai essere impartita in collegamento diretto con una cerimonia civile o qualsiasi altro collegamento con essa". Naturalmente si troveranno modi per combinare una benedizione con una funzione religiosa», afferma, ma si percepisce «la paura di essere troppo aperti e un’insistenza ferrea sull’immagine biblica eteronormativa delle relazioni umane, che semplicemente non può più essere applicata alle relazioni di oggi». Resta, in conclusione, «un retrogusto amaro, quando si tira un sospiro di sollievo per l'apertura soft del Vaticano. Almeno è stato tolto il vento in poppa a tutti quei vescovi che finora hanno impedito le benedizioni in riferimento alla necessità di regolamentazione della Chiesa universale. Il documento forse non crea davvero un senso di ottimismo nel mondo occidentale, ma è un segnale importante del fatto che il Vaticano si sta riposizionando, soprattutto per le regioni del mondo in cui l’omosessualità è punibile con pene detentive elevate (inclusa la pena di morte). Anche questo testo probabilmente causerà shock in alcune parti del mondo. A questo proposito bisognerà probabilmente rallegrarsi che il Vaticano almeno sia riuscito a farlo, per quanto minuscolo sia questo passo dal punto di vista occidentale. 

*Foto presa da Unsplah, immagine originale e licenza

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