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Una teologa africana propone cardinali donne? Molto più di una provocazione

Una teologa africana propone cardinali donne? Molto più di una provocazione

La Conferenza teologica internazionale delle donne africane, che si è conclusa lo scorso 10 marzo all'Hekima University College di Nairobi (capitale del Kenya), ha rilanciato la domanda di corresponsabilità delle donne nella gestione e nell’azione della Chiesa cattolica (v. agenzia CISA, 12 marzo).

Durante l’assemblea, approfondisce ancora la CISA il 19 marzo, si è molto discusso sul ruolo delle cattoliche nei ruoli apicali della gestione della Chiesa di Roma, sottolineando l’assurdo paradosso per il quale la grande maggioranza della popolazione praticante (70%) è costituita da donne, le quali però occupano solo il 3% delle posizioni di comando e leadership.

Al convegno si è parlato anche dello spinoso tema dell’ordinazione delle donne al sacerdozio ma, spiega l’agenzia CISA, «la maggioranza delle donne ha dichiarato che, sebbene non fossero in disaccordo, non era una priorità». Il percorso sembrerebbe ancora lungo e, come primo obiettivo proposto dalle partecipanti, la Chiesa dovrebbe avviare un percorso di superamento del congenito maschilismo dell’istituzione che, negli anni, «ha soffocato la voce delle donne nella Chiesa».

A commentare lo stato dell’arte, la CISA ha intervistato la teologa suor Josée Ngalula, prima donna africana membro della Commissione Teologica Internazionale, che ha lanciato una provocazione, attingendo alla tradizione della Chiesa delle origini, per la quale anche donne e laici potevano diventare cardinali e collaborare con il papa a governare la barca di Pietro: «Perché non abbiamo donne cardinali nella Chiesa?». «Uno dei luoghi principali in cui vengono prese le decisioni nella Chiesa cattolica – spiegato la suora – è il collegio cardinalizio che aiuta il papa. Le donne sono la maggioranza nella Chiesa, i laici sono la maggioranza nella Chiesa e qui in Africa i giovani sono la maggioranza nella Chiesa. Poi vedete che. attorno al papa, queste tre categorie non sono rappresentate: niente laici, niente donne e niente giovani». «Se guardiamo alla storia della Chiesa – ha insistito – per essere cardinale non è necessario avere il sacramento dell'ordine. Non è necessario essere prete per essere cardinale, non è necessario essere vescovo per essere cardinale. Questa è la tradizione della Chiesa».

Se questo poteva essere vero nella storia della Chiesa, oggi però vige il Canone 351 del Codice di Diritto Canonico, per il quale «a essere promossi Cardinali vengono scelti liberamente dal Romano Pontefice uomini che siano costituiti almeno nell'ordine del presbiterato, in modo eminente distinti per dottrina, costumi, pietà e prudenza nel disbrigo degli affari; coloro che già non siano Vescovi, devono ricevere la consacrazione episcopale». E quindi, di norma, solo i vescovi possono essere fatti cardinali. Il criterio del “privilegio” è cosa poco accettabile, secondo suor Ngalula, che propone invece nomine cardinalizie pensate seguendo il criterio del merito, della competenza e, soprattutto, della saggezza, molto più utile dell’ordinazione per consigliare il papa.

La CISA conclude l’articolo sottolineando quanto la prospettiva suggerita dalla teologa sia lontana dal pensiero dominante nella Chiesa di Roma e ricordando i passi avanti fatti da papa Francesco con la nomina di donne in ruoli di alto profilo in Vaticano. Certo, solo laddove consentito!

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