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Gaza: una situazione

Gaza: una situazione "inaccettabile, scandalosa vergognosa". L'appello per la pace dei gesuiti

«Ribadiamo il nostro appello per un immediato cessate il fuoco, per il rilascio di tutti gli ostaggi del 7 ottobre, per un negoziato e per l’inizio di un processo che porti alla liberazione, alla libertà e alla giustizia per tutti in Medio Oriente, l’unica strada per la vera pace». Lo lanciano il 29 marzo scorso - con il titolo “Non posiamo tacere” - i «membri della Compagnia di Gesù (i gesuiti)» perché in questi «quasi sei mesi di guerra a Gaza le armi non hanno taciuto». E allora «noi», scrivono, «come tanti altri cattolici, cristiani, uomini e donne di tutte le fedi e non credenti, ci rifiutiamo di tacere. Le nostre voci continuano a levarsi in preghiera, in lamento, in protesta per la morte e la distruzione che continuano a regnare a Gaza e in altri territori di Israele/Palestina, riversandosi nei Paesi circostanti del Medio Oriente».

I gesuiti descrivono in sintesi la situazione: «Dopo gli orrori degli attacchi nel sud di Israele del 7 ottobre 2023, i massicci bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, e l’offensiva di terra che ha lasciato la maggior parte della Striscia di Gaza in rovina, siamo ora testimoni della carestia e della diffusione delle malattie a Gaza. I morti sono decine di migliaia, quasi 1.800 israeliani, oltre 32.000 palestinesi (senza contare quelli che devono ancora essere portati alla luce da sotto le macerie). Oltre alle vite stroncate, ci sono centinaia di migliaia di vite rovinate, di persone ferite, senza casa, affamate e colpite da malattie».

I firmatari, se ritengono che sia «inaccettabile che, nonostante vari tentativi, a quasi sei mesi dall’inizio dell’attuale conflitto, nessuno sia riuscito a fermare le uccisioni», considerano «scandaloso che nessuno sia stato in grado di garantire che gli abitanti di Gaza abbiano cibo a sufficienza» e giudicano «vergognoso che nessuno sia stato in grado di chiedere conto ai guerrafondai. Ricordiamo che purtroppo si è lasciato che un conflitto in corso nella terra chiamata santa continuasse e si incancrenisse come una ferita aperta sul volto del Medio Oriente».

Ma «non è inevitabile che sia così», affermano con forza: «La scelta della morte rispetto alla vita – argomentano –,  della vendetta rispetto alla riconciliazione, del torto rispetto alla giustizia, dell’interesse personale rispetto alla relazione con l’altro, della violenza rispetto al dialogo è una scelta e non un destino inalterabile. Ci sono altre scelte che si possono fare. Continueremo a coltivare il sogno di un futuro diverso, un futuro già previsto dai profeti nelle Sacre Scritture. “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo e non si eserciteranno più nell’arte della guerra” (Isaia 2:4)».

*La Casa generalizia della Compagnia di Gesù a Roma. Foto ritagliata di Carlo Dani tratta da wikimedia commons, immagine originale e licenza

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