Nessun articolo nel carrello

Decreto anti-rave: un controproducente intento repressivo. Un appello

Decreto anti-rave: un controproducente intento repressivo. Un appello

Contro la conversione in legge del decreto anti-rave voluto dal governo Meloni si scaglia la società civile impegnata «per un cambio delle politiche sulle droghe e nella lotta a ogni forma di discriminazione sociale delle persone che usano droghe», fortemente preoccupata per «le gravi conseguenze» che una tale legge potrebbe provocare «sulla convivenza sociale, sui processi di stigmatizzazione dei giovani e delle loro espressioni culturali nel nostro Paese». In un documento datato 7 dicembre 2022, Forum Droghe, Antigone, CNCA, A Buon Diritto, LILA, ITARDD, Comunità di San Benedetto al Porto, Parsec, CAT, Associazione Luca Coscioni, la Società della Ragione, ITANPUD, Isola di Arran, Il Gabbiano, CGIL, LegacoopSociali, ARCI e Meglio Legale accusano la misura di «criminalizzare i rave gli eventi musicali e di intrattenimento, definendoli pericolosi per la salute e l’incolumità pubbliche». Una valutazione grave e infondata, che tra l’altro non trova riscontro nemmeno nei casi balzati recentemente all’onore delle cronache.

Le associazioni ricordano alla politica che i rave party «rappresentano degli eventi musicali con una grande partecipazione di giovani, che si caratterizzano per la dimensione creativa e di libertà dagli schemi e dalle convenzioni in particolare dai vincoli del mercato del divertimento». Al contrario, questa norma intende stigmatizzare e punire «chi partecipa a tali eventi e, soprattutto, chi fa uso di sostanze». Però, rilevano ancora i firmatari del documento, «i rischi per la salute di questi eventi sono gli stessi di altre manifestazioni pubbliche di altro segno». E propongono «l’implementazione dei servizi di Riduzione del Danno e Limitazione dei Rischi a livello nazionale, prevista dai LEA», come unica strategia efficace «per gestire e rendere sicuri sul piano della salute, dei possibili rischi, della gestione di eventuali situazioni critiche, i contesti nei quali si svolgono gli eventi, dai rave, alle feste legali, alle realtà del divertimento cittadine».

Stigmatizzazione e repressione non fanno altro che «incentivare l’organizzazione di eventi sempre più nascosti e irraggiungibili, e quindi molto più difficili da gestire attraverso gli interventi di riduzione del danno e tutela della salute pubblica». Allo stesso modo, avvertono ancora le associazioni, «una interpretazione rigida della legge potrebbe estendere i reati previsti anche agli operatori di questi servizi, negando un diritto sancito dalla legge, con la conseguenza “paradossale” di ampliare proprio i rischi e i danni per la salute che si vorrebbero evitare e di compromettere in modo sensibile la sicurezza degli eventi».

Il giudizio sulla misura promossa dal governo è impietoso: infondato, inutile, dannoso, repressivo e criminalizzante. Insomma, un altro provvedimento “bandierina” di questo governo, che però, avvertono le associazioni, potrebbe spianare la strada «per l’attivazione di nuove iniziative parlamentari orientate verso un ulteriore peggioramento della attuale normativa penale sulle droghe», con effetti devastanti sulla situazione carceraria, già affollata di persone che dovrebbero seguire ben altri percorsi di cura e inclusione.

«Di fronte ai fallimenti del modello repressivo e penale per realizzare l’obiettivo di “un mondo senza droghe” – sottolinea il documento – siamo convinti che sia necessario cambiare strada e adottare strategie alternative più efficaci, che mirano a governare e a regolare socialmente il fenomeno, così come sta avvenendo in diversi Paesi nel mondo: a partire da 21 stati degli USA, poi Canada e Latino-America, sino a Malta. Nello stesso tempo sollecitiamo le forze politiche, di maggioranza e opposizione, a promuovere una discussione parlamentare aperta e laica, al di là dei pregiudizi, sulle gravi conseguenze della attuale normativa penale sulle droghe sulla convivenza sociale e a carico della salute dei cittadini e delle istituzioni detentive».


* immagine cover tratta da Pixabay. Immagine originale e licenza

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.