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NON SOLO PACS: A PADOVA, UN PRETE CELEBRA IL MATRIMONIO CIVILE DI UNA DIVORZIATA

Tratto da: Adista Notizie n° 7 del 27/01/2007

33719. PADOVA-ADISTA. Un matrimonio civile celebrato da un sacerdote che, con il suo gesto, vuole invitare la Chiesa a mettere da parte l'"accanimento giuridico" per "ritrovare il Vangelo". Il fatto è accaduto a Padova, lo scorso 13 gennaio, quando don Albino Bizzotto (presidente e fondatore dei beati i costruttori di pace, associazione cattolica da più di vent'anni impegnata sui temi della pace e del disarmo), nella sala Paladin di palazzo Moroni (sede del municipio), ha celebrato il matrimonio civile di Emma e Luigino. I due coniugi si sarebbero volentieri sposati in chiesa, con rito religioso, ma la disciplina ecclesiatica non lo permetteva perché Emma è divorziata. E così don Bizzotto, d'accordo con la coppia che conosce e segue da tempo, ha chiesto la delega del sindaco per poter celebrare lui il matrimonio civile, visto che non poteva benedire le nozze secondo il rito cattolico. E nelle poche parole dette durante il matrimonio, che è durato un quarto d'ora, don Bizzotto ha implicitamente invitato la Chiesa a rivedere le sue posizioni: "carissimi Emma e Luigino – ha detto agli sposi –, sono contento di essere vostro testimone qualificato. Lo sarei stato volentieri in chiesa con una eucaristia. Ancora non è possibile secondo la legge della Chiesa; visto che ciò mi è consentito dalla legge civile, lo faccio volentieri. Per affermare che le persone vengono prima di ogni legge; non sono le persone per la legge, ma la legge per le persone". Di seguito una nostra intervista a don Albino Bizzotto.

D: Don Albino, come le è venuto in mente di celebrare un matrimonio civile?

R: La situazione è nata quasi per caso. Sono venuti all'eucaristia in comunità sabato 6 gennaio e ci hanno annunciato che il sabato successivo, il 13, si sarebbero sposati in comune, dal momento che non potevano sposarsi in chiesa visto che lei era divorziata. Poi, chiacchierando durante la cena, lui mi ha spiegato che qualsiasi cittadino può fare da pubblico ufficiale, e quindi celebrare il matrimonio civile, se ha la delega del sindaco. Io non sapevo che ci fosse questa possibilità, credevo che fosse permesso solo ai membri dell'amministrazione. Allora mi hanno proposto di officiare il rito – anche perché siamo amici, ci conosciamo e li seguo da tanto tempo – e io ho accettato, visto che non mi era possibile celebrare l'eucaristia, come invece avrei desiderato e come spero di poter fare presto.

D: Durante la celebrazione del matrimonio lei ha detto, riferendosi alla legge ecclesiastica che vieta alle persone divorziate di risposarsi in chiesa, che "le persone vengono prima di ogni legge" e che "non sono le persone per la legge ma la legge per le persone"…

R: Sì, perché il sacramento consiste nell'amore che si vogliono le persone: dovunque ci sono due persone che si amano, il Dio di Gesù Cristo fa corpo con questa realtà. E noi sacerdoti non siamo quelli che possiedono il sacramento ma coloro che annunciano il Vangelo all'interno del sacramento. La Chiesa, per mantenere salde e assolutizzare tutte le sue leggi, rischia poi di perdere le persone, a vari livelli. Io avverto forte la necessità che la Chiesa ritrovi il Vangelo, mentre invece sta cadendo in una sorta di ‘accanimento giuridico' che riduce le persone a categorie inquadrate e squadrate secondo i termini di legge.

D: Nelle sue parole e nel suo gesto non c'è intento polemico, ma sicuramente si tratta di una provocazione positiva…

R: Certamente. E proprio per questo ho scelto prima di farlo e poi di dirlo.

D: Si augura che qualche cosa cambi nella Chiesa?

R: Spero vivamente che anche nella Chiesa si cominci a fare una riflessione sulla scelta di tenere salde le leggi senza interrogarsi e confrontarsi sulle persone. Il Vangelo non può essere utilizzato come una ‘mazza' contro le persone, ma va annunciato come la grande novità per cui le persone sono provocate ad essergli fedeli. (luca kocci)

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