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BASE USA A VICENZA: ANCHE NEL MONDO CATTOLICO CRESCE IL DISSENSO

Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 17/02/2007

33749. VICENZA-ADISTA. (dall'inviato) A un certo punto della discussione un uomo seduto nelle prime file sbotta: "Gesù non ci ha insegnato ad essere sempre e comunque pazienti! Gesù disse di non essere venuto a portare la pace; naturalmente non perché è venuto a portare la guerra, ma perché ci ha insegnato a lottare radicalmente per le nostre idee. Quando c'è stato da cacciare i mercanti dal tempio è stato piuttosto energico. Con questo comportamento – aggiunge il ragazzo – la Chiesa sta perdendo ogni credibilità. La Chiesa antica non permetteva di professarsi cristiani e contemporaneamente prestare il servizio militare per l'imperatore. Vorrei che i pastori queste cose le dicessero ad alta voce, e che per una volta fossero davanti al gregge, non sempre dietro, al seguito!".

L'uomo si chiama Andrea Busolo, ed è uno dei circa 400 partecipanti all'incontro organizzato dal Gruppo di Famiglie per la Pace (insieme alle Acli provinciali, all'Agesci Vicenza-Berica, e ai Beati i Costruttori di Pace) lo scorso 6 febbraio presso il Patronato Leone XIII a Vicenza. L'incontro fa parte di una serie di iniziative che da metà dicembre un nutrito gruppo di credenti della diocesi di Vicenza sta promuovendo nell'ambito della mobilitazione contro il "Dal Molin" (l'ampliamento delle strutture militari americani presenti a Violenza e nei paesi limitrofi, vedi Adista n. 9/07). Nonostante la presa di posizione del vescovo che invita a "guardare avanti con realismo" e a preparasi "per affrontare i delicati problemi che comporterà l'arrivo del nuovo insediamento militare", questi credenti non si rassegnano e continuano ad organizzare momenti di confronto e riflessione pubblica. Del resto, la risposta in termini di partecipazione è straordinaria, come testimonia il teatro del Patronato colmo di gente a dispetto della fredda e piovosa serata d'inverno. All'ingresso, i volontari del "Gruppo di famiglie per la pace" distribuiscono materiale informativo (comprendente anche una copia di "Famiglia cristiana") e raccolgono adesioni in vista della grande manifestazione nazionale del 17 febbraio.

Il relatore principale della serata è don Matteo Pasinato, teologo morale e parroco nella diocesi di Vicenza. Il suo intervento si intitola "La coscienza morale cristiana di fronte alla guerra preventiva e alle ‘ingerenze umanitarie' a partire dalla questione Dal Molin e dalle guerre dimenticate nel mondo". Don Matteo incentra il discorso sulla riflessione della Gaudium et Spes, attraverso la quale la Chiesa affrontò il tema della pace "senza alcuna idealizzazione", imparando dalla storia e confrontandosi con essa. Dobbiamo fare tesoro – sostieene don Matteo – di questo approccio che non concepisce la pace come "armonia perfetta", ma coglie il lato costitutivamente conflittuale della realtà: "Oggi si chiede al cristianesimo una sorta di coerenza ideale che tante volte fa diventare semplicemente innocua la propria testimonianza". Questo testo invece incoraggia un atteggiamento di responsabilità che forse "qualche politico di oggi potrebbe attribuire ad un gruppetto di facinorosi". "É consolante – continua don Matteo – che invece troviamo parole così esplicite in un testo tanto solenne ed ufficiale come la Gaudium et Spes".

Don Matteo non si pronuncia esplicitamente sulla questione Dal Molin (suscitando anche qualche malumore in sala; durante le risposte alle domande del pubblico, un signore lo apostrofa in veneto con un "se continui a girare la polenta…"), ma nel dibattito che segue alla sua relazione c'è spazio anche per interventi più strettamente legati alla mobilitazione contro la base Usa, come quello di Luciano Dal Sasso del gruppo di Famiglie per la Pace. "Perchè la Chiesa - domanda Dal Sasso - insiste così tanto sulla difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, senza considerare ciò che succede durante questi due estremi? Ovvero la guerra, la negazione della vita mediante la volontà di uccidere. Perché la Chiesa non condanna la guerra preventiva con altrettanta forza? Io, da cristiano, non faccio un peccato di omissione se non mi impegno contro questi strumenti di morte, in primo luogo contro le basi che, come qui a Vicenza, sono la piattaforma di partenza per la guerra preventiva?". Non vengono neppure risparmiate critiche all'indirizzo del vescovo: "Quando ho letto le dichiarazioni di mons. Nosiglia lo stomaco mi è diventato una palla rigida", dice un signore, "ma come possiamo ‘rasserenare gli animi' dopo le decisioni che ha preso il governo. Se mai gli animi si sono inquietati!".

La discussione prosegue ancora a lungo, con diversi accenti ma una comune voglia di confrontarsi, approfondire, dire la propria su una vicenda che ha visto calpestato il diritto alla partecipazione della cittadinanza. Verso le undici si torna a casa, ma tutti si danno appuntamento a sabato 10, quando i gruppi cattolici si incontreranno per elaborare una piattaforma comune con cui partecipare alla manifestazione del 17. La mobilitazione contro il Dal Molin continua, nonostante il vescovo. (emilio carnevali)

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