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OSSERVAZIONI SULLA LETTERA PASTORALE DEL CARD. TETTAMANZI PER L'ANNO 2006 - 2007

Tratto da: Adista Notizie n° 15 del 24/02/2007

La Lettera scritta con tono accorato è ricca di suggestioni e s'inquadra nel discorso ampio e profondo del significato del matrimonio cristiano e della necessità di una fede consapevole della presenza del Signore Gesù nel cammino familiare che gli sposi intraprendono. Giustamente quindi si pone l'accento sulla evangelizzazione delle famiglie, constatando l'ignoranza o l'inconsapevolezza con cui si chiede il matrimonio religioso.

Di qui l'importanza della formazione e della catechesi alle famiglie in quanto tali.

Ci sembra anche importante che sia incentrato il discorso sull'ascolto come ascolto della Parola e come ascolto dei vissuti delle famiglie stesse constatando la frantumazione e la fragilità che le attraversano, spesso disfacendole.

È su questo aspetto che vogliamo intervenire, per ribadire o ripetere non tanto le grosse questioni che altri - o in altro momento - hanno evidenziato e che sono problemi scottanti nell'ambito ecclesiale (divorziati e risposati, convivenze di fatto, omosessuali, ecc.) quanto alcune realtà più comuni che nascono o vengono a ricadere nell'ambito delle famiglie, creando vistose contraddizioni e disparità e notevoli, quanto spesso sottaciuti, disagi e autentici drammi.

Infatti non si può parlare di famiglie in senso generico e globale: bisogna riferirsi ai singoli componenti (uomo, donna, che sono sposi e genitori; figli, che sono bambini, adolescenti, giovani, cui si aggiungono spesso anziani ( nonni e parenti collaterali ).

Sono tutte persone che vengono a incidere sulla famiglia come luogo di relazione e di cammino, di confronto, di interagibilità e di percorsi diversi, di crescita e anche di condizionamenti reciproci enormi.

Ad esempio non si può sottacere quanto pesi nell'ambito familiare:

- La posizione della donna: non è questione di emancipazione - per altro legittima in tutti gli ambiti - quanto di dignità: le molestie, la violenza alle donne - mogli, figlie - si consumano prevalentemente in famiglia (parlano le statistiche);

- I clienti che fruiscono della prostituzione di tutti i tipi sono i mariti, i padri, i figli di famiglie "per bene";

- La pedofilia ha spesso uno spazio e un rifugio sicuro nelle famiglie;

- L'educazione sessuale dei figli, soprattutto maschi, non avviene in nessun senso soprattutto nel rispetto della donna;

- L'educazione dei figli e il peso che hanno su di loro separazioni e divorzi, dove spesso sono fonte di ritorsioni reciproche;

- La prassi del tradimento reciproco come affermazione della propria libertà

sostenuta dalla mentalità e dai vari messaggi mediatici;

- La presenza sempre più frequente di forme patologiche come l'anoressia, la bulimia, la depressione;

- La presenza di figli omosessuali;

- La presenza di anziani e malati o figli con handicap;

- L'integrazione degli stranieri e delle straniere che interagiscono nella vita familiare;

- I e le "single", non sempre per scelta ma molte volte per circostanze;

- Le vedove.

Sono tutti problemi correnti che si riscontrano nelle famiglie per lo più abituali, formate da persone battezzate.

Questo ci provoca alcuni interrogativi:

Perché la Chiesa non si pronuncia mai ufficialmente, denunciandola, ad alta voce, sulla violenza alle donne, chiamando per nome lo stupro?

Perché sembra che dalla Chiesa ufficiale l'attenzione sia data preferibilmente agli uomini?

Perché nella dimensione dell'ascolto mancano gli spazi concreti perché questi problemi si dicano e si affrontino, ad esempio nella preparazione delle omelie, nelle omelie stesse, nei documenti ufficiali e nella preparazione dei sussidi per la catechesi?

Perché molto spesso il messaggio di Gesù viene oscurato dalle precisazioni del Codice di Diritto Canonico?

Perché non si dà effettivamente ascolto e credito ai laici nella Chiesa, come tramite di conoscenza e di esperienze familiari dirette e indirette?

L'ascolto vero non è questione di censimenti, ma è capillare fatto di prossimità effettiva, di comprensione e di attenzione, di accoglienza, prima che di giudizio e di affermazione di principi.

La gente sente la Chiesa distante, lontana dai propri problemi, non tanto perché si preoccupa sempre di affermare principi e di raddrizzare eventuali devianze dall'ortodossia (è anche il suo compito) quanto perché non la sente parlare il suo linguaggio e si sente giudicata, anche nell'atteggiamento stesso di chi afferma di porsi con cuore misericordioso (Gesù non fa mai sentire l'altro peccatore, ma prima lo abbraccia e poi caso mai gli dice di non peccare più).

A noi sembra che si tratti di un clima di vere relazioni da stabilire, dove tutti insieme - clero e laici/che - progettino degli itinerari educativi - a partire dal piccolo - elastici e correlati ai problemi e alle esigenze che si riscontrano nelle varie realtà, parrocchiali e non, per la formazione comunitaria di credenti adulti (anche i preti ne hanno bisogno), per promuovere la presa di coscienza dell'identità di genere, per accompagnare il passaggio dall'innamoramento all'amore e studiare i percorsi di coppia, per sostenere i vari componenti la famiglia nella gestione e nelle fasi dei cambiamenti. Si tratta di tempo, ma se il popolo di Dio si pone davvero in ascolto della Parola del Signore e delle parole di noi uomini e donne, si attuerà quella conversione dei cuori, l'unica che può rendere vibrante di senso e di gioia la vita.

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