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Furio Colombo: Il vento nuovo che soffia dagli Usa aiuterà l'Italia a fare definitivamente i conti col berlusconismo?

Tratto da: Adista Documenti n° 50 del 07/07/2007

A Raniero vorrei replicare: ho partecipato alle iniziative radicali per Welby. Al capezzale di un uomo morente, con un infinito dolore, c’era un radicale e non un cattolico. Non posso dimenticare la salma di Welby lasciata fuori dalla chiesa. Ancora: come mai la moratoria sulla pena di morte deve essere fatta dai radicali e non dai cattolici? Non dovrebbe essere una sorta di tam tam cattolico che attraversa il mondo su una questione di tale rilievo? Se la moratoria passasse, sarebbe un bel problema sia per gli Stati Uniti che per la Cina ed è verissimo che, da quando esiste il movimento contro la pena di morte, che negli Usa è fortemente connotato in senso cristiano, negli States la pena capitale è diminuita, perché i giudici e le giurie si sentono osservati dal resto del mondo.
Ho vissuto a lungo in un Paese, gli Stati Uniti, profondamente permeato dalla cultura democratica: il Paese che veniva da Roosevelt, dalla lotta all’anti-fascismo, dalla enorme importanza che avevano i sindacati, la cultura del solidarismo, la militanza di preti e suore sui temi della pace e del disarmo. Nell’arco di questi ultimi anni ho visto come è nata la nuova destra americana. Una destra che, benché a livello profondo avesse sempre avuto le sue punte di diamante dentro i grandi interessi economici, in superficie ha iniziato a presentarsi nelle forme “popolari” della destra cristiana fondamentalista. Ad un certo punto le grandi Chiese protestanti, principalmente quella battista, hanno dato segni di fondamentalismo, iniziando a proclamare l’importanza della fede a scapito delle opere; anzi, quasi il disprezzo per le opere. Nel mio libro del 1982, “Il Dio d’America”, affermavo che l’America sarebbe stata segnata dai grandi movimenti religiosi e confrontavo i tre grandi movimenti allora presenti: quello evangelico-pentecostale-battista, con forti venature fondamentaliste e grande spinta verso la destra popolare di massa; quello cattolico, ancora vastamente solidarista e basato sui grandi valori del lavoro, dei poveri, del mito di Madre Teresa di Calcutta; quello del militantismo ebraico che era principalmente democratico e solidaristico, tanto è vero che, nonostante Israele, tuttora una piccola maggioranza dei 5 milioni di ebrei americani vota democratico, piuttosto che repubblicano.
Il cambiamento della destra americana è avvenuto all’improvviso, con un meccanismo molto simile a quello che in seguito sarà il meccanismo berlusconiano. In questo processo, Reagan ha agito in un modo piuttosto sommario e improvvisato. Qualcosa di molto più solido è accaduto con Bush padre, dove l’aggancio con alcune centrali di attività internazionale di destra e di estrema destra era forte, tuttavia Bush padre si sentiva ancora legato alle forme della politica, a certi aspetti costituzionali, per cui il suo spostamento a destra è stato, dal punto di vista degli effetti, meno visibile di quello operato da Reagan.
Invece, con George W. Bush la destra ha perso qualsiasi pudore, rompendo ogni barriera politico-istituzionale. E qui c’è la saldatura con la situazione italiana, che ha con gli States un rapporto molto particolare. George W. Bush ha saldato con Silvio Berlusconi un rapporto assolutamente omogeneo e corrispondente tra destre decise a non avere alcun pudore. Bush figlio è corso verso il voto della prateria cristiana rimuovendo ogni ostacolo, ha messo il piano inclinato e ha permesso che tutta la politica del partito repubblicano andasse verso quella parte: “Cosa volete? la preghiera nelle scuole, anche se offende le altre religioni? Non importa, noi siamo per la preghiera nelle scuole. Limitazioni all’aborto anche quando è in pericolo la salute della donna? Non c’è problema”. Quella di Bush è stata una corsa indifferenziata per ingraziarsi i favori della destra cristiana e in questa sua corsa è stato seguito dai media, che riflettevano gli interessi di quella finanza che intendeva portare il divario tra il compenso più basso e quello più alto in una stessa azienda in un rapporto di 1:1000, e che non aveva alcun interesse nelle questioni tipo quella dell’aborto, sulle quali lasciavano libero il presidente di fare ciò che voleva, ovvero di trovare tutte le possibili scorciatoie per raggiungere i cristiani fondamentalisti dovunque fossero arrivati. Ma c’è stata una curiosissima correzione di tiro: la destra fondamentalista era nata violentemente antiebraica, anche se non anti Israele. Gli uomini di Bush l’hanno persuasa a lasciar cadere o mettere in ombra la questione antiebraica e a riprenderla sul versante di un appassionato sostegno militare a Israele, in quanto pedina di una politica americana in Medio Oriente (io nego che lo sia, come sapete, però questo è uno dei luoghi comuni che accomunano sinistra e destra). Così, molti gruppi fondamentalisti, nati con un fervente anti-semitismo, sono diventati appassionati sostenitori dello Stato d’Israele.
Questa manovra è stata ripresa in pieno da Berlusconi che ha capito da subito che bisognava mettere il piano inclinato, e lasciar scorrere tutto ciò che favoriva atteggiamenti tradizionalisti, conformisti, opportunisti, cercando di risvegliare tutto il vecchio e tutto il peggio della società italiana. L’incoraggiamento non esplicito ma molto diffuso nel mondo berlusconiano recita: “Tu devi fingere di essere credente, non devi essere credente”. Un grande incoraggiamento alla finzione; e nella finzione di essere credente non c’è limite, non c’è obiezione. L’Italia ha alle spalle secoli di opportunismo per poter sopravvivere: risvegliare l’opportunismo della finzione di essere credenti è stata una mossa vincente.
Stessa dinamica per un fatto accaduto recentemente: il caso della Guardia di Finanza. Il giorno che Padoa Schioppa riferiva in Senato sulla questione del generale Speciale, abbiamo saputo che a destra avevano previsto l’arrivo delle fiamme gialle nei loggioni del Senato, che avrebbero dovuto popolarsi di finanzieri. Un fatto gravissimo, che Marini ha impedito con un pretesto, facendo dire agli uscieri che mancava la richiesta. Ora, non è che a destra siano stati presi da una vampata di patriottismo, è che una volta messo il piano inclinato, non c’è più limite, non c’è più modo di fermarlo. Per questa ragione, in quattro anni di direzione dell’Unità io ho sostenuto il pericolo grave, mortale rappresentato da Silvio Berlusconi. Sono rimasto l’unico; non sono stato sostenuto e ad un certo punto sono stato pregato di andarmene. Zanda (Margherita) ha recentemente fatto appello a Berlusconi “a lavorare assieme per il bene della patria”. Gli ho detto: “Guarda, avrai la risposta di Berlusconi entro questa sera”. Sono passati 5 minuti e la destra ha occupato l’aula con i cartelli con il volto di Visco come quello del padrino, con le scritte “ridateci la democrazia”, bloccando i lavori e assumendo un comportamento indegno. E questo dopo l’appello di Zanda a “lavorare assieme”…
Allora io continuo a vedere il pericolo non in Ruini, ma in Berlusconi. Perché una calca di miscredenti è entrata con forza nelle chiese con il nuovo comandamento “tu crederai senza credere”. Alle spalle dei  cattolici è arrivata la calca di miscredenti e ha cominciato a fare a gomitate e a pugni nello spazio nei pressi del papa. Per cui il papa non fa in tempo ad aprire la bocca che ottiene lo spazio in tutti i telegiornali: è un bollettino quotidiano, moltiplicato per tutti i telegiornali che l’Italia possiede, con delle sequenze che finiscono per influenzare la gente. Quindi in questo momento tutto ciò che chiamiamo Chiesa è in mano a miscredenti! In mano ad uomini come Giuliano Ferrara, in mano ai cosiddetti atei devoti; sono loro che condizionano e spingono la folla, creando dei mostri come il Family Day, che è stata una delle cose più umilianti che abbia mai visto, da italiano: l’esibizione di famiglie con sette figli io le ho viste da bambino solo al tempo del fascismo. Il Family Day, così come ci è stato illustrato dalle televisioni, dai miscredenti, ci ha mostrato che la famiglia vera è quella che ha almeno sette figli. Invece era un’oscena operazione “anti”: contro i diritti di altre persone, attraverso un passaggio di una nefandezza logica e inesistenza logica assoluta, quella per cui se due persone si vogliono bene, vivono insieme e  vogliono una legge che gli consenta di passarsi l’apparta-mento, per non farsi sfrattare in caso di morte di uno dei due, questo minaccia me, mia moglie, i miei figli e i miei nipotini! Ma come si può affermare una illogicità così profonda? Soltanto tra miscredenti. Soltanto tra gente senza fede, senza amore, senza solidarietà, senza rapporti tra esseri umani. Soltanto tra cinici si possono dire cose di questo genere, e per imporre questa logica perversa c’è bisogno che la piazza sia occupata da una folla di miscredenti e di finti credenti, di signore divorziate che stanno con il nuovo amico, scollate e con il crocefisso, nel loro quarto matrimonio benedetto da qualche vescovo.
Ma dobbiamo arrivare al Partito Democratico. Ciò che sta mettendo a rischio il Partito Democratico è l’incredibile anemia che vedo nella cultura espressa oggi dalla sinistra, che vedo nelle riunioni stesse del nostro gruppo parlamentare. Mi trovo da una parte dei cattolici veri (poi posso dissentire profondamente, come accade con Binetti e Bobba, ma loro non sono miscredenti, quando dicono una cosa, ci credono), che ascolto e con i quali sono pronto a discutere; invece, con i miei mi trovo spesso in difficoltà, perché il tale o tal’altro esponente dei Ds “cede”. Sul testamento biologico, Ignazio Marino mi diceva: “Io in commissione sono solo”. Lui, cattolico e ds, si lamenta che i Ds lo hanno abbandonato perché il mio partito ha scelto di non prendere decisioni in materia che non siano “condivise”. Ma - è la storia a dirlo oltre che la logica - le decisioni condivise sono rare. Si condivide il cibo, si condivide la terra (ce n’è poca: diamone un po’ a tutti), si condividono certi beni materiali, ma per il resto... la storia del re Salomone e della sua richiesta di tagliare in due il bambino dovrebbe insegnarci qualcosa! Non esiste l’equazione condivisa, la partita di scacchi condivisa e non esiste il dibattito politico condiviso fino alla fine, perché alla fine deve vincere una delle parti. Altrimenti la politica si ridurrebbe ad avere solo dei comitati di salute pubblica.
La parte drammatica, apocalittica direi, del discorso di La Valle mi tocca molto. Aggiungo una nota di speranza: penso cioè che il cambiamento che viene dall’America porterà dei cambiamenti anche in Italia. Purtroppo, anche nel Senato italiano, ancora si continuano a lanciare appelli a Berlusconi, il peggiore personaggio che sia apparso alla ribalta della vita politica del mondo negli ultimi tredici anni. Al punto che, nella stampa francese, i detrattori o gli scettici di Sarkozy si domandano: sarà un Kennedy o un Berlusconi? Ma è nel vento nuovo che soffia in America che vedo l’aggancio con la speranza che si possa superare questa impasse, anche all’interno del nascente Partito Democratico, che però è afflitto al momento da un’anemia paurosa, in particolare nella parte che è numericamente più ampia, ovvero nella sinistra che ci sta entrando in condizioni di debolezza. Dalla posizione mite e prudente di Hillary Clinton a quella infinitamente più esposta e generosa di Barack Obama, c’è un’America solidaristica, un’America dei poveri, un’America dell’anti-guerra, dei grandi sentimenti popolari, come quella della signora Cindy Sheehan che ha perduto il figlio in Iraq, l’America che ha portato la cattolica Nancy Pelosi a divenire la speaker della Camera (con un Senato robustamente rappresentato da cattolici come Kennedy e Kerry) nel Congresso più anti-guerra che ci sia mai stato dopo il Vietnam. E se vedo dei cedimenti strani, terribili e poco promettenti, spero comunque che la scossa americana dia il frutto che potrebbe dare. Ma può darsi che abbia un eccesso di ottimismo.

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