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CELIBATO, DIVORZIO, EUCARISTIA: LA CHIESA DEVE ASCOLTARE. PROPOSTE DI RIFORMA DI UN VESCOVO AUSTRIACO

Tratto da: Adista Documenti n° 18 del 01/03/2008

DOC-1967. VIENNA-ADISTA. La Chiesa non è al capolinea: di fronte alla molteplicità di temi e problemi che oggi si trova di fronte, e che a volte sembrano insormontabili, ha la possibilità di continuare ad essere una realtà credibile e ricca di significato per gli uomini e le donne di oggi. Ad una condizione, però: quella, cioè, di avere il coraggio di compiere scelte radicali che le consentano di rispondere più efficacemente alle esigenze dei credenti e di una società che è cambiata. È questo, in sintesi, il contenuto dell’ultimo libro del vescovo ausiliare di Vienna mons. Helmut Krätzl, intitolato proprio Eine Kirche, die Zukunft hat. 12 Essays zu scheinbar unlösbaren Kirchenproblemen (“Una Chiesa che ha futuro. 12 saggi su problemi ecclesiali apparentemente irrisolvibili”), pubblicato recentemente in Austria dalla casa editrice Styria, che Krätzl ha scritto in occasione del trentennale della sua consacrazione episcopale. Vescovo da tre decenni, dunque, ma sempre “soltanto” come ausiliare: nel 1985, alle dimissioni dell’arcivescovo di Vienna, card. Franz König, erano in molti ad attendersi che proprio lui fosse scelto come successore, ma ciò non accadde, né in quell’occasione né in seguito. D’altronde Krätzl non ha mai nascosto le sue posizioni di grande apertura, per le quali forse ha pagato il prezzo di una carriera bloccata: già nel 1992, ad esempio, ebbe ad affermare che il celibato sacerdotale è “una forma di vita ricca di significato”, ma che occorreva allo stesso tempo domandarsi se fosse responsabile accettare che molte comunità non potessero celebrare l'eucaristia per “colpa” del diritto canonico. “Che una comunità celebri l'eucaristia appartiene a ciò che è costitutivo”, aveva affermato allora, aggiungendo che “rispettare questo valore è più importante di una legge di diritto ecclesiastico” (v. Adista n. 58/92). E rispetto alla questione dei divorziati risposati, nel 1994 suscitò scalpore un suo articolo sul settimanale Die Furche in cui ricordava che nel 1972 il card. Joseph Ratzinger, allora docente di dogmatica a Regensburg, scrisse che, in alcune circostanze, ai divorziati risposati deve essere concesso di ricevere la Comunione. Perché, si chiedeva mons. Krätzl, ciò che sembrava teologicamente fondato vent'anni fa non dovrebbe essere applicato oggi?

 

Leggere i segni dei tempi

La sempre più sbiadita influenza della Chiesa in una società pluralistica, l’emorragia di credenti che si allontanano, la sempre più grave carenza di preti nelle parrocchie, lo stallo in cui sembra trovarsi l’ecumenismo, il confronto-scontro con il mondo politico, la questione dei divorziati risposati, le risposte ormai insufficienti della Chiesa alle questioni di morale sessuale, il centralismo romano come ostacolo al dialogo: la Chiesa, afferma Krätzl, ha la possibilità di trovare soluzioni percorribili a questi problemi se presterà attenzione ai segni dei tempi che offrono chiare indicazioni sul cammino da intraprendere. Solo così, in un dialogo fecondo e creativo con la società, riuscirà a non ridursi ad un gruppo elitario e sempre meno significativo per il mondo. “La Chiesa ha il dovere di venire a capo dei propri problemi non solo nei confronti dei credenti – è la conclusione del vescovo austriaco – ma anche nei confronti di una società che ha bisogno di una Chiesa rinnovata”.

Di seguito pubblichiamo, in una nostra traduzione dal tedesco, ampi stralci di due dei dodici capitoli in cui è suddiviso il libro: il primo, relativo al problema della carenza dei preti nelle parrocchie, il secondo sulla pastorale dei divorziati risposati. (ludovica eugenio)

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