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“CONTINUIAMO A LOTTARE PER UNA CHIESA DIVERSA”. I TRENT’ANNI DEL MOVIMENTO DEI PRETI SPOSATI "VOCATIO"

Tratto da: Adista Notizie n° 69 del 11/10/2008

34620. ROMA-ADISTA. “Il prete che si lega per amore con una donna, il prete che si sposa, ma più precisamente la crisi di identità complessiva del prete nella Chiesa e nella società contemporanea, rimangono il dato storico, sociale ed ecclesiale da cui nasce Vocatio. Tuttavia l’orizzonte in cui sfocia questa presa di coscienza della propria crisi, non si riduce affatto all’intento di traghettare il prete sposato nella Chiesa istituzionale, bensì nel diventare soggetto provocatore di un rinnovamento dell’esperienza di fede e di una rifondazione dell’aggregazione cristiana. Questo salto qualitativo del nostro percorso configura l’identità profonda di Vocatio, e ne costituisce la specificità”. Con queste parole, nel 1993, Piero Barbaini - prete che per molti anni ha insegnato Storia della Chiesa nel Seminario diocesano di Lodi e alla facoltà di Teologia di Milano, già professore di Storia Moderna all'Università di Parma - tracciava la fisionomia del movimento dei preti sposati, Vocatio, a quindici anni dalla nascita. A distanza di altri quindici anni, nel trentennale della fondazione del movimento, celebrato a Roma dal 5 al 7 settembre scorsi, Lorenzo Maestri, direttore del trimestrale dell’associazione, Sulla strada, nel delineare la natura di Vocatio, ha ricordato proprio le parole di Barbaini, confermandone ancora oggi la validità.

Un impegno che si rinnova dunque, nella convinzione che una Chiesa diversa sia possibile e necessaria. Come ricorda infatti Maestri, nella relazione storico-teologica presentata a Roma (su incarico di Mauro Del Nevo che ha annunciato le sue dimissioni da presidente dell’associazione per motivi di salute), delle due anime da sempre presenti nel movimento - quella a cui interessava solo il celibato sacerdotale e quella che guardava invece ad un rinnovamento globale della Chiesa - “Vocatio ha sempre dato più importanza alla seconda, ma ha sempre avuto rispetto per coloro che la pensavano in modo diverso”. A trent’anni dalla fondazione del movimento - nato, come ricorda il direttore di Sulla strada “per merito di una piccola rivista, Dimensioni sacerdotali, spedita gratuitamente a tutti i parroci italiani da un gruppo di preti che si incontrano a Bologna” - fisionomia ed obiettivi dell’associazione sono dunque confermati ma si allarga lo spettro d’intervento. Oltre che sul tema dell’abolizione del celibato sacerdotale obbligatorio, Lorenzo Maestri ha richiamato l’attenzione dei presenti sulla necessità di “denunciare l’ipocrisia della gerarchia ecclesiastica cattolica che obbliga il prete sposato ad abbandonare il suo ministero, mentre vescovi e preti che hanno due o tre donne, ma in clandestinità, continuano tranquillamente il loro ministero”. Ha sottolineato inoltre la necessità di “denunciare la pedofilia del clero, autentica conseguenza della repressione sessuale imposta col celibato obbligatorio”; e infine, di “denunciare questa Chiesa istituzionale matrigna, che ogni giorno proclama la sacralità della vita fin dal grembo materno, e poi getta sulla strada un prete sposato con la moglie incinta al sesto mese, togliendogli la cattedra di Religione, perché è un prete sposato”. La speranza, espressa da Maestri in conclusione al suo intervento, è una Chiesa “altra” in cui si realizzi veramente la prima lettera ai Corinzi: “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1Cor, 12).

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