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FINMECCANICA IN AFRICA, TRA ARMI E “SOLIDARIETÀ”. MA I COMBONIANI ACCUSANO: È SOLO MARKETING

Tratto da: Adista Notizie n° 83 del 29/11/2008

34709. ROMA-ADISTA. A Natale sono tutti più buoni. Anche Finmeccanica, la principale azienda armiera italiana, che mentre vende navi da guerra e cannoni in mezzo mondo, si preoccupa anche dei Paesi impoveriti, con la campagna “Finmeccanica per i bambini africani. Tecnologia e ricerca vestono la solidarietà”. Sulla pagina principale del sito internet della multinazionale delle armi sono infatti pubblicizzati e messi in vendita una serie di articoli sportivi (abbigliamento, accessori e oggettistica) per tutte le tasche – dai 15 euro dei “cucisivi” (targhette da cucire ai vestiti) ai 540 euro delle giacche in pelle – e per tutti i gusti, sempre con il marchio di Finmeccanica oppure di sue controllate, come Oto Melara, specializzata in artiglierie navali e presieduta dal generale Giulio Fraticelli (capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal 2003 al 2005), o Selex Communications, che si occupa di sistemi per le telecomunicazioni militari ed è guidata dall’ammiraglio Guido Venturoni, capo di Stato maggiore della Marina dal 1992 al 1993 e della Difesa dal 1994 al 1999, il quale è anche membro del Cda di Finmeccanica. “Parte del ricavato della vendita”, spiegano da Finmeccanica, “è destinato a un progetto che porta l'istruzione ai bambini africani (gestito dalla organizzazione non governativa inglese International Childcare Trust, ndr), perché abbiano strumenti per contrastare un destino di emarginazione e disuguaglianza”. Tanto che, si legge nel sito, l’azienda armiera può affermare che “i capi in vendita su questo sito sono diversi dagli altri. Scegliergli contribuirà a garantire qualcosa di più a coloro che hanno di meno”.

“Non vorremmo annegare nella melassa inconcludente dei luoghi comuni. Ma vendere armi e allo stesso tempo raccogliere fondi di solidarietà per le vittime di quelle armi ha un senso? Non scricchiola, perlomeno, l'alfabeto etico? Per Finmeccanica, evidentemente no”, commenta la notizia il mensile dei missionari comboniani Nigrizia. Si tratta di “una pura operazione ‘cosmetica’ e di immagine per l'holding italiana”: a noi infatti “continua a risultare stridente che una società che si abbuffa nel mercato mondiale delle armi” scelga poi di “purificarsi immergendosi nell'acqua profumata della charity. In Africa, società del gruppo Finmeccanica hanno chiuso, di recente, accordi col Kenya per la vendita di sistemi radar per un valore di 25 milioni circa di euro; hanno venduto aerei militari al Marocco per 130 milioni di euro; hanno vinto una commessa per 230 milioni di euro in Algeria e si sono buttate a capofitto sul mercato libico, straricco e bisognoso di armi per controllare il flusso dei migranti. Per citare solo gli ultimi affari. ‘La solidarietà non ha confini. Non geografici, né politici, né religiosi’, si legge sul sito di Finmeccanica. Ma qualche confine etico ci sarà pure?”.

Finmeccanica (gruppo leader fra le aziende armiere italiane e uno dei colossi mondiali nel settore elicotteristico e spaziale, con quasi 60mila dipendenti e un fatturato di oltre 10miliardi di euro, v. Adista nn. 29 e 77/07 e 31/08) sembra però particolarmente abituata a muoversi con disinvoltura fra armi e solidarietà: in passato, infatti, ha già sponsorizzato altre ong (come Watoto Kenia, che si occupa di bambini poveri in Kenia), ma anche la Comunità di San Patrignano di Andrea Muccioli e soprattutto la Comunità di Sant’Egidio di Andrea Riccardi, a cui avrebbe versato quasi 300mila euro per un progetto di prevenzione e cura dell’Aids ancora in Africa (v. Adista n. 21/07). E le pubblicità di Finmeccanica continuano ad apparire sistematicamente su San Francesco patrono d’Italia, rivista mensile dei francescani del Sacro Convento di Assisi, sempre in prima fila nella marcia per la pace Perugia-Assisi, inventata da Aldo Capitini nel lontano 1961. (luca kocci)

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