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È l’ora di un Sinodo per le donne. La proposta della Pontificia Commissione per l’America Latina

È l’ora di un Sinodo per le donne. La proposta della Pontificia Commissione per l’America Latina

Tratto da: Adista Notizie n° 14 del 21/04/2018

39325 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. La Chiesa cattolica in America Latina deve riconoscere e valorizzare il ruolo delle donne, ponendo fine alla pratica, largamente diffusa, di fare riferimento ad esse solo come lavoratrici sottomesse nelle parrocchie. Lo ha affermato, proponendo un Sinodo dei vescovi sulle donne nella vita e nella missione della Chiesa, la Pontificia Commissione per l’America Latina, durante l’assemblea plenaria che ha avuto luogo in Vaticano dal 6 al 9 marzo scorso. La notizia è stata riportata dall’Osservatore Romano l’11 aprile, in un resoconto dei quattro giorni di marzo, dedicata al tema “La donna, pilastro nell’edificazione della Chiesa e della società in America Latina”, scelto da papa Francesco. Lo scopo: liberare la Chiesa «dai pregiudizi, dagli stereotipi e dalle discriminazioni subiti dalla donna» e far sì che le comunità cristiane progrediscano verso «una “conversione pastorale” capace di chiedere perdono per tutte le situazioni nelle quali sono state e tuttora sono complici di attentati alla sua dignità».

«L’apertura alle donne – prosegue il documento dell’assemblea – deve procedere dalla nostra visione di fede e dalla conversione, che guarda al futuro con speranza, a partire dal vangelo di Gesù, il quale dimostrò libertà, rispetto e una straordinaria capacità di ravvivare la fiamma dell’amore e della donazione personale in tante donne che egli incontrò nella sua vita pubblica».

Le Chiese locali, suggerisce la Commissione, devono avere «la libertà e il coraggio evangelici per denunciare tutte le forme di discriminazione e di oppressione, di violenza e di sfruttamento subite dalle donne in varie situazioni e per introdurre il tema della loro dignità, partecipazione e contributo nella lotta per la giustizia e la fraternità, dimensione essenziale dell’evangelizzazione». È il grido già lanciato ad Aparecida nel V incontro dei vescovi latinoamericani (2007): «In quest’ora dell’America Latina e dei Caraibi è urgente ascoltare il grido, tante volte soffocato, delle donne sottoposte a molteplici forme di esclusione e di violenza in tutte le sue forme, durante tutte le fasi della loro vita. In questo ambito, le donne povere, indigene e afroamericane, hanno sofferto una duplice emarginazione. È urgente che tutte le donne possano partecipare pienamente alla vita ecclesiale, familiare, culturale, sociale ed economica, con la creazione di spazi e di strutture che possano favorire una maggiore inclusione» (n. 454).

Un’attenzione particolare è dedicata all’educazione affettiva e sessuale di uomini e donne e alla preparazione al matrimonio, in vista di «un amore fedele, indissolubile e generosamente fecondo, come insegna l’esortazione», e alla famiglia, focolare «degli affetti più profondi, comunione di amore e di vita, Chiesa domestica e di iniziazione cristiana, nella quale risplendano le dimensioni di paternità e maternità, di nuzialità, filiazione e fraternità, tutte dimensioni dell’amore di Dio. Il matrimonio e la famiglia costituiscono le esperienze fondamentali per vivere la comune dignità di uomo e donna, la loro diversità, reciprocità e complementarietà, per la crescita di entrambi nella corresponsabilità, tanto in ambito domestico come nelle modalità più adeguate per “combinare” la vita e il lavoro familiare con le responsabilità extra-domestiche».

«Stima e incoraggiamento» particolari sono stati espressi nei confronti delle madri, che «in America Latina sono impegnate nella gestazione generosa di figli, famiglie e popoli. E tante volte lo fanno come autentiche “martiri”, che danno la vita per i propri cari e per il prossimo. Le madri – ha detto papa Francesco – «sono l’antidoto più efficace contro la diffusione dell’individualismo egoista (...), odiano più di tutto la guerra, che uccide i loro figli (...), testimoniano la bellezza della vita (...), sanno testimoniare anche nei momenti peggiori la tenerezza, la generosità, la forza morale (...) e spesso trasmettono anche il senso più profondo della pratica religiosa » (7.i.2015). Da questo punto di vista, «L’“epoca del femminismo” può essere un’ottima occasione “liberatrice” per l’uomo, il quale potrebbe condividere la volontà di generare esperienze che rivendichino il pieno rispetto della dignità della donna e, allo stesso tempo, una paternità responsabile, affettiva e impegnata nella crescita dei figli, accanto alla madre, nonché un reciproco appoggio in caso di lavoro extra-domestico per entrambi».

Per quanto riguarda le religiose, il documento incoraggia «mutue relazioni» con i pastori: «Occorre riconoscerle e valorizzarle come corresponsabili della comunione e missione della Chiesa, presenti in tutte le istanze pastorali di riflessione e decisione pastorali ». E più in generale, il documento riconosce la necessità, nella formazione dei futuri sacerdoti, di un approccio integrale, che favorisca «la sufficiente maturità per relazionarsi con uomini e donne, di diversa età e condizione sociale (...). La conoscenza e la familiarità con la realtà femminile, così presente nelle parrocchie e in molti contesti ecclesiali, risulta opportuna ed essenziale per la formazione umana e spirituale del seminarista». Alla luce degli orientamenti di papa Francesco sulla “sinodalità” in tutti i livelli nella Chiesa, «è possibile e urgente moltiplicare ed ampliare i luoghi e le opportunità di collaborazione femminile nelle strutture pastorali delle comunità parrocchiali, diocesane, a livello di Conferenze episcopali e nella Curia romana. Tale apertura –- puntualizza la Commissione – non rappresenta una concessione alla pressione culturale e mediatica, ma il risultato della presa di coscienza che l’assenza delle donne dalle istanze decisionali è un difetto, una lacuna ecclesiologica, l’effetto negativo di una concezione clericale e maschilista. Se non si rimedierà a breve termine, molte donne disponibili a servire si sentiranno trascurate e disprezzate nelle loro capacità, e potrebbero eventualmente allontanarsi dalla Chiesa». Tutto ciò certamente presuppone «un investimento nella formazione cristiana, teologica e professionale delle donne, laiche e religiose, affinché possano lavorare alla pari con i colleghi uomini, in clima di normalità ed equilibrio, e non soltanto perché sono donne e perché dobbiamo riflettere un’immagine aggiornata rispetto ai canoni culturali dell’epoca. I pastori incoraggino e sostengano gli studi biblici e teologici delle donne, per il potenziamento della costruzione delle comunità cristiane».

Oltre ai 17 cardinali e ai 7 vescovi che compongono la Commissione, il papa ha chiesto la presenza, all’assemblea, di donne latinoamericane: otto le laiche e sei le religiose che hanno partecipato ai lavori e alla stesura del documento.  

* Dipinto di Maximino Cerezo Barredo, per gentile concessione dell'autore

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