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Confronti: le parole di Ratzinger, un avviso al prossimo Conclave

Confronti: le parole di Ratzinger, un avviso al prossimo Conclave

Sul numero di maggio del mensile Confronti Luigi Sandri riflette sul senso del documento sulla pedofilia nella Chiesa pubblicato da Joseph Ratzinger. Che suona, scrive Sandri, vaticanista, già corrispondente dell'Ansa da Mosca e Tel Aviv, come un richiamo "al Collegio cardinalizio che un giorno “x” dovrà eleggere il successore di Francesco e, spera il predecessore, correggere le sue linee di fondo, troppo cedevoli al mondo". «Ratzinger - argomenta Sandri - fa una difesa a spada tratta della Veritatis splendor, enciclica redatta nel 1993 da Giovanni Paolo II con l’apporto decisivo dell’allora cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Citando Wojtyla, Ratzinger cita dunque se stesso. Quel testo, ora scrive, "conteneva l’affermazione che ci sono azioni che non possono mai diventare buone. Ci sono beni che sono indisponibili. Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto".

Egli non esemplifica: ma se si legge un suo studio del 1998, a proposito dell’ipotesi di ammettere all’Eucaristia persone divorziate e risposate civilmente, si vedrà il suo fermissimo “no”, là dove, caso per caso, Francesco nell’esortazione apostolica Amoris laetitia adombrerà un “sì”. Una contraddizione lacerante».

E se Ratzinger, da papa, ha usato spesso usato parole durissime contro la pedofilia tra il clero, non sempre però, scrive Sandri, "tutti i vescovi negligenti furono da lui destituiti". A partire dal clamoroso caso di Marcial Maciel, "il prete messicano fondatore dei Legionari di Cristo, da più parti – fin dal 1943! – accusato di essere pedofilo seriale. Benedetto XVI nel 2006 lo mise sotto processo, ma poi interruppe le udienze, con la scusa dell’età avanzata dell’accusato, invitandolo ad una vita di preghiera e penitenza. Così non furono scoperchiate le coperture che l’indagato aveva goduto nella Curia romana. D’altronde, è stato dimostrato che la pedofilia del clero esisteva… anche a metà del XX secolo, ben prima del ‘68, seppure occultata!"

Resta da capire se Ratzinger abbia deciso da solo la sua clamorosa uscita pubblica; «O forse - ipotizza Sandri - cordate teologiche e cardinalizie anti-Francesco lo hanno spronato e aiutato? Come che sia – basti vedere l’esultanza degli ambienti cattolici “conservatori”, il disagio di quelli “progressisti”, e gli equilibrismi dei “moderati” che non ammettono discontinuità, su punti importanti, tra il papa emerito e quello regnante – quel testo ha turbato la Chiesa romana.

Se la prudenza è ancora una virtù, Benedetto XVI avrebbe pur dovuto ricordare che il Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi nel 2004 afferma(va): «Il vescovo emerito eviterà ogni atteggiamento ed ogni rapporto che potrebbe dare anche solo l’impressione di costituire quasi una autorità parallela a quella del vescovo diocesano» [n. 226]».

Invece, «con la sua “interferenza”, proprio il massimo difensore dell’istituzione papale contribuisce di fatto a indebolirla. Curiosa eterogenesi dei fini».

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