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I cammini della pace. Il Messaggio di papa Francesco per la Giornata del 1° gennaio 2020

I cammini della pace. Il Messaggio di papa Francesco per la Giornata del 1° gennaio 2020

Nel suo Messaggio per la celebrazione della LIII Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2020), intitolato “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”, datato 8 dicembre 2019 e diffuso ieri 12 dicembre, papa Francesco dipinge con linguaggio efficace il drammatico quadro della situazione odierna dell’umanità intera.

«La nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guerre e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli. Anche intere nazioni stentano a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della corruzione, che alimentano odi e violenze. Ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, compresa quella religiosa, la solidarietà comunitaria, la speranza nel futuro. Tante vittime innocenti si trovano a portare su di sé lo strazio dell’umiliazione e dell’esclusione, del lutto e dell’ingiustizia, se non addirittura i traumi derivanti dall’accanimento sistematico contro il loro popolo e i loro cari. Le terribili prove dei conflitti civili e di quelli internazionali, aggravate spesso da violenze prive di ogni pietà, segnano a lungo il corpo e l’anima dell’umanità. Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana».

«Ogni situazione di minaccia – argomenta – alimenta la sfiducia e il ripiegamento sulla propria condizione. Sfiducia e paura aumentano la fragilità dei rapporti e il rischio di violenza, in un circolo vizioso che non potrà mai condurre a una relazione di pace. In questo senso, anche la dissuasione nucleare non può che creare una sicurezza illusoria».

«Perciò – aggiunge – non possiamo pretendere di mantenere la stabilità nel mondo attraverso la paura dell’annientamento, in un equilibrio quanto mai instabile, sospeso sull’orlo del baratro nucleare e chiuso all’interno dei muri dell’indifferenza, dove si prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi dello scarto dell’uomo e del creato, invece di custodirci gli uni gli altri».

Per «perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca», papa Francesco  indica i “cammini della pace”: il «cammino di ascolto basato sulla memoria, sulla solidarietà e sulla fraternità»; il «cammino di riconciliazione nella comunione fraterna»; il «cammino di conversione ecologica».

«Non si ottiene la pace se non la si spera», scrive Francesco citando Giovanni della Croce in Notte oscura. «Si tratta prima di tutto – spiega – di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito, instancabile». Si tratta di rifuggire dalla paura perché «la paura è spesso fonte di conflitto. È importante, quindi, andare oltre i nostri timori umani, riconoscendoci figli bisognosi, davanti a Colui che ci ama e ci attende, come il Padre del figlio prodigo (cfr Lc 15,11-24). La cultura dell’incontro tra fratelli e sorelle rompe con la cultura della minaccia. Rende ogni incontro una possibilità e un dono dell’amore generoso di Dio. Ci guida ad oltrepassare i limiti dei nostri orizzonti ristretti, per puntare sempre a vivere la fraternità universale, come figli dell’unico Padre celeste».

*Foto tratta da Pixabay, immagine originale e licenza

 

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