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Il mea culpa dei vescovi campani: «non abbiamo educato al rispetto del Creato»

Il mea culpa dei vescovi campani: «non abbiamo educato al rispetto del Creato»

NAPOLI-ADISTA. «Ai carissimi Presbiteri e Diaconi delle Diocesi di Acerra, Aversa, Capua, Caserta, Nola, Teano-Calvi»: sono questi i destinatari della lettera con la quale il 3 gennaio i vescovi delle sei diocesi campane (Acerra, Aversa, Capua, Caserta, Nola, Teano Calvi) «interessate al dramma dell’inquinamento ambientale» chiamano all’evento che si terrà ad Acerra il prossimo 18 aprile nel V Anniversario della Laudato si’, organizzato in collaborazione con la Commissione della Cei per il Servizio della Carità e la Salute, «per chiederci insieme quale sia stata la recezione di questa importante Enciclica, nelle nostre comunità».

Più profondamente l’evento però, oltre che una celebrazione, vuole essere un esame di coscienza su cosa la stessa Chiesa ha fatto nella loro “terra dei fuochi” per risvegliare nei fedeli la responsabilità verso il Creato. «Voi sapete – scrivono – come da anni le nostre terre soffrono, e la cura della “Casa Comune” è diventata un’urgenza dell’ora presente, e come l’inquinamento produca malattie e morti. I vescovi campani più volte sono intervenuti con messaggi e, l’anno scorso, noi vescovi, sollecitati dal fenomeno dei roghi tossici, invitammo tutte le comunità a vivere una giornata di digiuno e di preghiera; l’invito fu ben recepito e vivemmo un forte momento comunitario».

Eppure, si dolgono i vescovi firmatari, «nell’insieme, sembra che la sensibilità e l’educazione alla custodia del creato non siano passate nel vissuto concreto della pastorale ordinaria, cioè negli itinerari di fede (catechesi) e, soprattutto, nella nostra predicazione. Più in generale, noi Vescovi siamo preoccupati dell’“affievolimento” della dimensione profetica del nostro ministero, non solo per quanto riguarda la questione ambientale, ma in genere, per tutto ciò che riguarda la dimensione sociale della fede. Non ne parliamo, non educhiamo abbastanza alla pace, alla giustizia e alla salvaguardia del creato».

«Siamo consapevoli che, se tale dimensione non entra nel tessuto ordinario della pastorale», è l’appunto che rivolgono ai preti, oltre che a se stessi, «di fatto essa non passerà. Ci chiediamo: sarà per stanchezza? per rassegnazione? In fondo, così si pensa, che cosa possiamo fare noi di fronte ad un dramma di tali proporzioni?».

È per rispondere a queste domande che, si legge ancora, «vogliamo coinvolgere fin dall’inizio anche voi, carissimi Presbiteri» nell’evento del prossimo 18 aprile, perché «non possiamo tacere: siamo di fronte ad un vero dramma che già segna il presente e certamente segnerà il futuro delle nuove generazioni».

Sono anni che i vescovi campani richiamano all'attenzione sulla "terra dei fuochi". Già nel 2014 il card. Crescenzio Sepe e egli altri vescovi campani avevan rivolto appello accorato per la salvezza della loro terra e di quanti la abitano.L'appello era però diretto a coloro che hanno «ruolo, responsabilità e autorità» perché intervengano, scrivevano, per «frenare il dilagare di timore, di paura e di mali»: «al di là di qualche provvedimento, pur necessario e importante - osservavano - ancora si discute sul da farsi» (v. Adista n. 18/14).

* Terra dei Fuochi. Foto tratta da Wikpedia, immagine orignale e licenza

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