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La condanna del Consiglio delle Chiese cristiane Usa per l'attacco in Iraq

La condanna del Consiglio delle Chiese cristiane Usa per l'attacco in Iraq

Un accorato appello è giunto l'8 gennaio dal Consiglio nazionale delle Chiese cristiane statunitensi (NccUsa) dopo l’uccisione del generale iraniana Qassem Soleimani per mano degli Stati Uniti. 

L'assassinio, considera il Consiglio, «indubbiamente provocherà altri attacchi che minacciano di destabilizzare ulteriormente l'intera regione. Ciò segue altri atti ostili e ora intensifica drammaticamente la tensione tra Iran e Stati Uniti».

Fortemente «preoccupato», il Consiglio «esorta la leadership iraniana e americana a ridurre immediatamente le tensioni e a tornare al tavolo dei negoziati». Quest'ultima crisi è «conseguenza della deplorevole decisione del presidente Trump di ritirarsi dal Jcpoa (l'"Accordo nucleare iraniano"). Temiamo dove possa portare questa brama di guerra e vendetta, poiché le conseguenze per coloro che vivono in questa parte del mondo e persino in altre parti del mondo non possono essere previste. Tra le prime vittime di un conflitto aperto ci saranno operatori umanitari internazionali in Iraq e Siria, così come i bambini, i poveri e le persone più vulnerabili delle quali si prendono cura».

«Nessun risultato può derivare dalla guerra tra gli Stati Uniti e l'Iran», ha dichiarato Jim Winkler, presidente e segretario generale dell'Ncc. «Abbiamo costantemente lavorato per la pace e la diplomazia e raddoppieremo i nostri sforzi collettivi come seguaci di Cristo per assicurarci di rifiutare la via della morte e del dolore che deriva dalla guerra». Mentre il pastore John C. Dorhauer, presidente del Consiglio di amministrazione del Ncc, ha sollecitato una forte reazione dee Paese contro l'escaltion raggiunto nei rapporti Usa-Iran: «In tempi come questi - ha detto -, quando le azioni del nostro governo minacciano di annullare la pace che desideriamo, speriamo che alzando la voce possiamo aiutare a mantenere gli equilibri nelle relazioni internazionali che impediscono l'avvio di guerre».

«Riaffermiamo - conclude l'ppello - la nostra richiesta al governo degli Stati Uniti di fare un passo indietro da ulteriori provocazioni, e in definitiva dal precipizio della guerra, e coinvolgere invece diplomatici e partner regionali per trovare il modo di costruire la pace e la prosperità in questa regione travagliata. Chiediamo il rispetto dell'integrità territoriale dell'Iraq e il ritiro di tutte le forze militari straniere da quel Paese. Riaffermiamo il nostro impegno ad unirci con i nostri partner ecumenici nella preghiera e nel lavoro per la pace e la comprensione nei giorni a venire».

*Bandiera irachena. Foto di Marsel Elia, tratta da Pixabay, immagine originale e licenza

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