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Il nucleare dietro l'angolo. L'allarme dell'esperto

Il nucleare dietro l'angolo. L'allarme dell'esperto

Chernobyl, Fukushima e altri più o meno grandi “incidenti” da reattori in panne hanno messo così in allarme da far allontanare l’idea che il ricorso all’energia nucleare sia una panacea per liberarci dall’inquinamento dovuto all’uso di energie di origine fossile quali il petrolio e il carbone. A mano a mano che cresce il tempo che ci separa da quelle tragiche esperienze, quell’idea torna invece a farsi ancora presente fra politici, militari e scienziati – e perfino pacifisti poco avveduti – “ignorando” che l’energia nucleare non è carbon free (ovvero senza produzione di CO2) in tutto il percorso per la sua produzione, che sia fusione o fissione il metodo per cavarne energia.

Riferisce dettagliatamente su tutta la questione il Angelo Baracca - docente ora in pensione di matematica e informatica ora in pensione dell'Università di Firenze, e saggista specializzato nelle tematiche legate al nucleare civile e militare e attivista pacifista e ecologista – in un articolo pubblicato su Pressenza il 23 ottobre scorso, intitolato “Toh, che si rivede! Il nucleare (in)civile”.

«Disgraziatamente – commengta Baracca – sembra che fra le vittime di questo inganno ci sano anche i movimenti dei giovani per il clima! Che non sappiano nulla sull’energia nucleare è comprensibile, dal momento che ai tempi delle lotte antinucleari non erano neanche nati e che in nessuna scuola secondaria, anche “scientifica”, si arriva a studiare la fisica del nucleo. Greta in persona è stata più che ambigua su questo, anche se so per la mia esperienza diretta con i FFF che altre/i mantengono forti riserve, quando non un aperto rifiuto. C’è semmai da chiedersi chi consigli Greta su cose che evidentemente non può sapere: ma qui è obbligatorio dire che gli “scienziati”, alla cui autorità i movimenti si appellano, sono in grande maggioranza pro-nucleari! Un bel 

«L’estrazione del minerale, la sua lavorazione, la fabbricazione del combustibile – scrive Baracca – sono processi che anche senza essere esperti producono CO2! Se l’energia nucleare venisse rilanciata, si dovrebbero sfruttare miniere e minerali meno ricchi di uranio, ed è elementare capire che il processo produrrebbe emissioni crescenti di CO2». E comunque anche «l’uranio è una risorsa esauribile!». E non solo «la costruzione delle centrali (i cui costi e tempi di costruzione sono aumentati moltissimo, ad esempio per le norme di sicurezza sempre più stringenti) produce chiaramente CO2», ma «nuove centrali nucleari arriverebbero troppo tardi a fronte dell’emergenza climatica sempre più incalzante: costi e tempi sono enormemente superiori a progetti di energie rinnovabili!».

«La “coda” del ciclo nucleare non è affatto meno complessa, e ancor meno carbon free. I residui radioattivi (non solo “scorie”, la fissione produce plutonio, “prezioso” materiale militare!) costituiscono un problema non meno grave della CO2. Solo negli USA si sono accumulate 70.000 tonnellate di combustibile esausto, che è un materiale che deve rimanere isolato da qualsiasi contatto umano per migliaia di anni. Nessun paese ha ancora realizzato un deposito nazionale per i residui radioattivi. In Italia questi residui sono immagazzinati in una ventina di depositi “provvisori” che si deteriorano sempre più».

E poi, sottolinea Barracca, c’è «– anche se l’Italia sembra non coinvolta – l’intrinseco dual-use, civile militare, della tecnologia nucleare». «I militari – informa – lavorano da più di 10 anni alla National Ignition Facility (NIF) al Livermore Laboratory per la fusione nucleare con un metodo diverso (confinamento inerziale), “progettato per consentire esperimenti senza precedenti sulla fisica delle armi nucleari e consentire di conservare il deterrente nucleare degli USA senza ulteriori test sotterranei”: se sia anche per progettare armi nucleari innovative non viene ovviamente detto».

Il ricco articolo di Baracca merita di essere letto in forma integrale qui.

*Foto tratta da Pixabay, immagine originale e licenza

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