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A futura memoria

A futura memoria

«Il Giorno della Memoria è stato istituito per ricordare “le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” – si legge in una nota del movimento fondato da Aldo Capitini –. Dunque, il 27 gennaio è una giornata di riflessione per ricordarci una ferocia assassina della quale è stata contemporaneamente vittima e corresponsabile l’Europa intera. Una giornata necessaria e utile per rinnovare l'impegno contro gli stermini, per salvare vite.

I campi di sterminio non sono nati dal nulla, non sono stati pensati per la Shoah, ma hanno iniziato a funzionare per eliminare i disabili fisici e psichici tedeschi, poi i cosiddetti “asociali”, poi i senza tetto, gli zingari, le prostitute, gli omosessuali, e via via tutti coloro che non si adattavano al progetto ariano; poi il sistema concentrazionario nazista si è perfezionato per far fuori gli oppositori politici, obiettori di coscienza, disertori, renitenti, e con l’arrivo delle leggi razziali gli elenchi si sono allungati, coinvolgendo, oltre ai nemici interni tedeschi, gli ebrei e gli altri popoli dei paesi occupati: ucraini, ungheresi, rumeni, francesi, italiani, greci, e molti altri ancora.

Ciò che avvenne in Europa con il nazismo, lo sterminio scientificamente programmato, le deportazioni, i campi, i forni crematori, non è paragonabile con i nostri giorni, ma ugualmente l’indifferenza sta provocando una tragedia con le migliaia di persone che muoiono nel Mediterraneo o sulla rotta Balcanica per sfuggire ad altri genocidi che si perpetrano più a sud, in Africa, o più a est, nel Medio Oriente: il rifiuto dell'accoglienza, la chiusura dei porti, i muri e i fili spinati per negare i diritti umani fondamentali, sono conseguenze del virus nazista che la seconda guerra mondiale ha sconfitto militarmente ma non culturalmente. La passività, il silenzio, il consenso diffuso a politiche che alimentano odio e paura, stanno lasciando crescere nuovi razzismi, nuove esclusioni, nuove discriminazioni. Ciò che sta avvenendo non è sola responsabilità dei partiti sovranisti, ostili al progetto di pace europeo, ma è possibile – oggi come allora – con il collaborazionismo e il consenso della maggioranza.

Solo con la resistenza nonviolenta, con l'obiezione di coscienza, con il disarmo, solo con la promozione dei Diritti umani e il rispetto della Costituzione, sarà possibile fermare la strage in atto.

La nonviolenza è l’antitesi del nazismo. Di qua l’antibarbarie, di là la barbarie. Militarismo e guerra erano le gambe del nazismo. Antimilitarismo e pace sono le gambe della democrazia. Dobbiamo recuperare la memoria del passato, per trovare la forza di agire nel presente. Se la memoria ha un futuro, è oggi che dobbiamo praticare la Difesa civile non armata e nonviolenta, per salvare vite umane. Testimoniare ora la nonviolenza a futura memoria».

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