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LA FERTILITÀ DELL’UNIVERSO

Tratto da: Adista Contesti n° 84 del 25/11/2006

L’EX DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO VATICANO P. GEORGE COYNE FA IL PUNTO SULLO STATO DELLA CONOSCENZA SULL’EVOLUZIONE DELL’UNIVERSO.

QUESTA INTERVISTA, RACCOLTA DA JIM MCDERMOTT, VICEDIRETTORE DEL SETTIMANALE GESUITA STATUNITENSE “AMERICA”, È STATA PUBBLICATA SUL N. DEL 23/10/2006 DELLA RIVISTA. TITOLO ORIGINALE: “THE FERTILE UNIVERSE”

A che punto è oggi la teoria del big bang?

Sa, io non amo il termine "teoria": preferisco "la migliore spiegazione scientifica a nostra disposizione". Almeno nell'inglese americano, "teoria" è giunta a significare "un'idea". Sono uscito dalla vasca da bagno o dalla doccia e ho visto questa rana saltare e ho detto: "Sai, questa rana salta nello stesso modo in cui ho visto quei ragazzi saltare gli ostacoli alle Olimpiadi. Evidentemente discenderanno dalle rane". Questa è una teoria. Beh, una teoria scientifica è ben più di questo. Una teoria scientifica è la migliore spiegazione che abbiamo oggi di tutti i dati a nostra disposizione: tutte le osservazioni, tutto il lavoro di laboratorio, tutto quello al telescopio eccetera.

Con "big bang" noi intendiamo che l'universo in un primo tempo era molto caldo e molto denso, se non infinitamente caldo ed infinitamente denso (qualsiasi cosa ciò significhi) ed oggi è molto espanso, freddo e molto meno denso. Ciò è tutto quello che significa la cosmologia del big bang. Non afferma necessariamente che non vi può essere una intera serie di espansioni e collassi. Non afferma necessariamente che vi è stato un inizio, anche se più o meno lo implica (in effetti, agli inizi del dibattito sul big bang i suoi oppositori trovavano che suonasse troppo teologico: se l'universo ha un inizio, allora qualcuno deve averlo iniziato).

E questa è la migliore spiegazione che oggi abbiamo di tutte le osservazioni dell'universo a nostra disposizione. Vi è più elio nell'universo di quanto ha potuto essere prodotto in tutta la storia dell'universo da tutte le stelle. Da dove è venuto l'elio in più? È venuto dall'universo stesso, che ad un certo punto era caldo come è calda una stella oggi: cioè, caldo abbastanza per produrre elio prima di espandersi. Allo stesso modo, vi sono il deuterio e molti elementi leggeri la cui abbondanza è maggiore di quanto possa essere prodotto da tutte le stelle dell'universo in tutta la sua storia. Quindi un po' di questa materia dev'esserci stata già prima che le stelle cominciassero a formarsi. È anche una prova del fatto che abbiamo avuto un universo originario molto caldo.

Come risponde a chi ritiene che il Big Bang in qualche modo contraddica i principi cristiani?

Dico che non è vero. Non vi è nulla nella scienza che si opponga a qualsiasi credenza religiosa di cui io abbia conoscenza. Nulla. E, infatti, io la metto sempre in questo modo: se – ed è un se maiuscolo – oltre ad essere uno scienziato, sono anche un credente, perché non dovrei usare la mia conoscenza scientifica per guardare alle mie convinzioni di fede? Per esempio, se credo che Dio abbia creato l'universo, la natura deve dire qualcosa su Dio, giusto? Per me è così. Infatti, direi che la mia conoscenza scientifica dell'universo come un tutto e della vita nell'universo dice molto su Dio.

Che cosa dice?

Dice che Dio non ha creato un universo bell'e pronto, non ha creato un universo che assomiglia al Lego, tirando fuori tutti i pezzi e mettendo qualcuno, nel tempo, ad assemblarli. Ha creato un universo che ha dinamismo, creatività propria. Ha condiviso la sua creatività con l'universo che ha prodotto.

Sa, i teologi per secoli hanno avuto quest'idea della creazione ininterrotta, della creazione non come evento singolo nel passato, 14 miliardi di anni fa. Questo mi aiuta davvero nella mia fede religiosa, per esempio nella mia preghiera, a pensare ad un Dio che alimenta continuamente l'universo; che ha dato all'universo la propria creatività, il proprio dinamismo, e lavora con l'universo più che dominarlo.

Ciò richiede che si reinterpreti ciò che intendiamo con onnipotenza e onniscienza. La vita è nata in un modo tanto necessario che all'inizio dell'espansione Dio può aver previsto che sarebbe nata? È una questione aperta, ma io propendo per il no, non poteva, perché non era certo che nascesse. Vi erano implicati alcuni processi casuali. Non è stato solo caso, ma vi sono stati eventi casuali nell'evoluzione della vita.

Sembra che il suo pensiero faccia dell'universo e non dei soli esseri umani il soggetto dell'attenzione di Dio.

È così. Non nego che gli esseri umani siano amati in modo speciale da Dio, ma penso che siano considerati sullo sfondo dell'interno universo.

Com'è nata la vita? È nata per caso o per necessità? Parlando ora da un punto di vista scientifico, vi è un terzo elemento, ciò che io chiamo la fertilità dell'universo. Vi sono 1022 stelle nell'universo, che significa 10 con 22 zeri. Ognuna di quelle stelle è nata ed è destinata a morire, e quando muore libera tutta la sua chimica nell'universo: carbonio, azoto, idrogeno, ecc. Da un po' di quella materia si forma un'altra generazione di stelle - il sole è una stella di terza generazione - e quel processo è molto importante. Se non si fosse verificato, noi non saremmo qui. L'idrogeno, l’azoto, l'ossigeno, il carbonio emessi sono i mattoni di tutti gli zuccheri, gli aminoacidi, fino al DNA, ecc. Infatti, per avere l'abbondanza chimica necessaria a formare anche la vita primitiva, devono essere passate tre generazioni di stelle. Cioè, abbiamo avuto bisogno di tre generazioni di stelle per avere carbonio a sufficienza per avere unghie e capelli (per chi ce li ha), i lobi delle orecchie e così via. L'universo ha fatto questo per 14 miliardi di anni. Ecco cosa intendo con fertilità, tutte queste stelle che riversano tutta la loro chimica per un così lungo periodo di tempo.

Ora, questo sembra molto materialistico, e lo è. Ma questo nega forse che Dio lavori con questo processo per creare un essere umano? Per me, un universo che ha un tale dinamismo non nega Dio, lo esalta. Dio non ha preso una costola dal fianco di Adamo. Non ha precostruito la vita. La vita è nata, invece, perché Dio ha fatto un universo nel quale sperava e pensava che la vita nascesse a sua immagine e somiglianza.

Lei vive una tensione tra il suo lavoro scientifico e la sua fede?

Tutta la scienza che ho studiato, l'ho studiata da gesuita. Non sapevo nulla. Sono entrato a 18 anni, e sono cresciuto nella Compagnia da allora: quindi tutta la mia scienza si è sviluppata sullo sfondo della mia fede. Non ho mai sentito alcuna schizofrenia in ciò. Ma lavorando all'Osservatorio Vaticano e trascorrendo molti anni a Roma, ho sempre sentito, e in qualche modo lo sento ancora, che c'è qualcosa nella Chiesa che mi dà sui nervi. È questo sospetto, cominciando da Galileo e proseguendo con Darwin, che la scienza sia contaminata dall'ateismo. Vi è questa sensazione che se tutto fosse avvenuto in quel modo, Dio non avrebbe avuto tutto sotto controllo.

Il mio punto di vista è questo: Dio non vuole avere tutto sotto controllo. Vuole che l'universo abbia la sua autonomia e il suo dinamismo. L'universo condivide la sua autonomia e il suo dinamismo. Ho dovuto affrontare il cardinal Schönborn su questo. Ha detto che l'evoluzione neo-darwinista non è compatibile con la dottrina cattolica (The New York Times, 8/7/05). È sbagliato. È semplicemente sbagliato. Quando lo dico alla gente, la maggior parte mi chiede: "Come hai potuto contraddire un cardinale?". Devo dire alla gente che essere un cardinale o persino un papa non significa che tutto quello che si dice sia giusto.

Giovanni Paolo II ha preparato bene il terreno, e il papa attuale lo sta seguendo. Benedetto XVI ha fatto uno splendido lavoro riguardo alla compatibilità tra cultura della scienza e cultura della fede religiosa (e in particolare la Chiesa cattolica). Nella sua omelia alla vigilia di Pentecoste, per esempio, ha fatto una bella affermazione. Usando il linguaggio dell'evoluzionismo, ha detto che la massima mutazione mai accaduta è stata la resurrezione del Signore. E poi ha continuato dicendo ciò che intendeva con questo, usando una sorta di linguaggio scientifico – andando ben oltre la scienza, ovviamente – nelle sue riflessioni teologiche e spirituali. È un nostro grande promotore. Come cardinale è venuto all'osservatorio con tutto il suo staff quasi ogni anno, trascorrendo qui un'ora e facendo ogni genere di domande. Gli piaceva venire (le affermazioni di Benedetto XVI successive a questa intervista si pongono piuttosto sulla linea del cardinal Schönborn, ndt).

Quale progetto è attualmente in corso all'Osservatorio?

Padre Bill Stoeger del nostro staff lavora sulla struttura dell'universo, la cosmologia, da un punto di vista teoretico. Una delle cose interessanti che sta studiando è l'idea del multiverso, cioè che noi siamo uno tra i tanti universi. La base di questo concetto sta nella natura del nostro universo. Vi sono molte costanti nella natura: la velocità della luce, la gravità, la massa del protone, la carica elettrica dell'elettrone. Poi ci sono le leggi della natura come la conservazione dell'energia. Se ci fosse una lieve differenza in ognuna di queste costanti, non saremmo qui. Per esempio, se la proporzione della massa del protone rispetto all'elettrone fosse anche solo lievemente differente, il sole avrebbe bruciato il suo carburante termonucleare troppo in fretta, prima che la terra o qualsiasi altro pianeta potesse formarsi. Analogamente, se la costante della gravità fosse lievemente diversa, le stelle sarebbero nate e morte così rapidamente che non vi sarebbe alcuna possibilità che si formassero i sistemi planetari. E così via. Se una qualsiasi di queste costanti fosse appena diversa, non saremmo qui. Ecco perché si dice che il nostro universo è "sintonizzato" per la vita.

Ora, come si spiega questo? Un credente può dire immediatamente che l'ha fatto Dio. Ma uno scienziato non può andare al di fuori del fenomeno naturale che osserva. Dato questo, una spiegazione è che vi sono molti universi creati dopo l'espansione iniziale, ognuno con la sua serie di costanti e di leggi naturali, e noi ci troviamo ad essere in quello che è ben sintonizzato.

È molto teoretico, molto contestato, e Bill è profondamente impegnato a vagliarne la scientificità, cioè se può essere dimostrato, se c'è un test da fare. Per essere scientifico, dev'essere verificabile. Ci dev'essere un modo per dimostrare se è vero o falso. Io non penso che ci sia.

Quale scoperta o progresso astronomico o scientifico prevede nei prossimi dieci anni?

Ce n'è uno che vorrei vedere. Se potessimo scoprire forme di vita, forme anche primitive, che siano indipendenti dalla vita sulla terra, sarebbe la più grande scoperta da quando esiste la scienza.

È possibile?

Sì, anche se non so, nello specifico. Stiamo cominciando a accumulare sempre più conoscenza sulle condizioni della vita. Per esempio, il fatto di avere sistemi planetari è una delle condizioni per la vita, e abbiamo scoperto più di 150 pianeti attorno ad altre stelle. Ma non abbiamo individuato un pianeta come la terra, perché non è ancora tecnicamente possibile farlo. Stiamo mettendo insieme le risorse.

Perché dico che sarebbe importantissimo? Beh, è molto difficile che la vita inizi. Se trovassimo che la vita è iniziata due volte in modo indipendente – cioè, non portata qui da altrove e viceversa – allora supereremmo il pensiero per cui la vita è così rara che può esservi solo sulla terra. Se fosse successo due volte, sarebbe successo molte altre volte. E questo cambierebbe la natura complessiva dell'universo. L'universo diventerebbe fertile di vita. Ma questo non lo sappiamo ancora. La vita può essere estremamente rara, se non unicamente legata alla terra. È solo che non lo sappiamo.

Ogni volta che pensiamo di sapere tutto, veniamo ricacciati indietro. Ora abbiamo scoperto che l'universo non collasserà mai, perché sta accelerando la sua espansione. Questo rappresenta una sfida alla legge di gravità. Poiché vi è materia nell'universo, e la materia è soggetta alla gravità, l'universo dovrebbe rallentare la sua espansione. Ma a larghe distanze l'universo non viene spinto indietro, sta andando più veloce. Quindi questo significa che vi dev'essere dell'energia oscura nell'universo che sta spingendo contro la gravità. Dio sa che cos'è. Noi siamo ignoranti. Gli scienziati non danno quest'impressione abbastanza spesso alla gente. Misuriamo la distanza dalla luna in millimetri; siamo dei pezzi grossi. Sappiamo tutto. Ma quando si fa scienza, ti rendi conto di quanto poco sappiamo.

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