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Il ricordo di mons. Romero a 37 anni dal martirio. Tra attesa degli altari e memoria sovversiva

Il ricordo di mons. Romero a 37 anni dal martirio. Tra attesa degli altari e memoria sovversiva

Tratto da: Adista Documenti n° 16 del 29/04/2017
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doc-2848. SAN SALVADOR-ADISTA. A 37 anni dal martirio di mons. Oscar Romero, proclamato beato il 23 maggio 2015 a San Salvador, torna a crescere l'attesa per la sua canonizzazione, alimentata dalla novità dell'invio alla Congregazione delle cause dei santi della documentazione su una guarigione ritenuta inspiegabile – quella di una donna del Salvador alla sua settima gravidanza che rischiava di perdere il bambino e di morire lei stessa – che sarebbe avvenuta per intercessione di mons. Romero. «I suoi amici – ha spiegato il postulatore della causa di canonizzazione dell'arcivescovo, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita – hanno pregato il beato Romero e dopo qualche settimana la donna non solo non è morta, ma ha potuto far nascere il bambino. Le cartelle cliniche, a giudizio dei medici, provano un evento straordinario, miracoloso». 

La speranza dei vescovi salvadoregni è che la canonizzazione possa avvenire già ad agosto, quando ricorreranno i cento anni dalla nascita dell'arcivescovo martire – in occasione del centenario, ma anche del secondo anniversario della sua beatificazione, si svolgerà proprio a San Salvador, dal 9 al 12 maggio, la XXXVI Assemblea Generale del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) – ma c'è chi, come mons. Gregorio Rosa Chávez, ritiene più probabile che avrà luogo nel 2019, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Panama, che, secondo la proposta dei vescovi panamensi, si svolgerà proprio nel segno di mons. Romero. «Ci darebbe il tempo di lavorare a fondo per ottenere quello che io chiamo “il miracolo della pace”», consacrerebbe Romero come Santo latinoamericano e non aggiungerebbe viaggi a quelli già programmati dal papa, ha dichiarato mons. Rosa Chávez a Terre d'America (20/3).  

E se in molti, estranei alla logica delle canonizzazioni e dei miracoli, continuano a ritenere che la santificazione dell'arcivescovo decisa dal popolo (la cui eco mons. Pedro Casaldáliga ha raccolto nel suo indimenticato poema “San Romero d’America, Pastore e Martire nostro”) sia l'unica che conti davvero, c'è almeno la speranza che la cerimonia per la sua canonizzazione possa svolgersi in maniera del tutto diversa rispetto a quella della sua beatificazione del 23 maggio 2015 – un grandioso spettacolo mediatico-religioso finalizzato a cancellarne la memoria sovversiva (a partire dallo sconcertante slogan “Romero, martire per amore”) –, quando in tanti si sono chiesti – ascoltando le parole pronunciate dal card. Angelo Amato durante l'omelia, con i suoi inviti all'unità, alla riconciliazione, alla concordia tra ricchi e poveri – se sugli altari fosse finito davvero San Romero d'America, segno di contraddizione e simbolo planetario di una fede impegnata in difesa degli oppressi. 

Ma, oltre che dalle notizie su possibili date e presunti miracoli, il XXXVII anniversario del martirio di Romero è stato accompagnato anche da una splendida notizia per il popolo salvadoregno: l'approvazione, il 29 marzo scorso, della legge, fortemente voluta dalla Chiesa, che proibisce – per la prima volta al mondo – qualsiasi attività di estrazione mineraria nel sottosuolo e a cielo aperto: il «risultato di 12 anni di lotta popolare contro l'attività mineraria e in difesa della vita, dell'acqua e dell'ambiente», come ha dichiarato l'Associazione di Radio Comunitarie di El Salvador (Arpas), unendosi all'esortazione ai deputati rivolta dall'arcivescovo José Luis Escobar Alas per una rapida approvazione anche della Legge sull'acqua, bloccata al Congresso da vari anni. Un risultato, peraltro, seguito alla vittoria ottenuta dal governo salvadoregno, nell'ottobre del 2016, nella causa intentata presso il Ciadi (il tribunale arbitrale per le dispute tra investitori e Stati dipendente dalla Banca Mondiale) dall'impresa Oceana Gold (ex-Pacific Rin), che aveva chiesto un indennizzo di 250 milioni di dollari per il mancato rilascio delle concessioni estrattive nella zona di El Dorado e che è stata invece condannata a versare a El Salvador – Paese, secondo l'Onu, che presenta il maggior grado di deterioramento ambientale nel continente dopo Haiti, con solo il 3% di foresta rimasto intatto – 8 milioni di dollari per le spese processuali. Un «trionfo per tutto il popolo salvadoregno», aveva commentato allora mons. Escobar Alas.

Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, ampi stralci dell'intervento del docente e ricercatore Luis Armando González sull'importanza che ancora oggi riveste la figura di mons. Romero (pubblicato su Alai del 27/3 e rilanciato da Redes Cristianas il 30/3).

* Foto di Alison McKellar tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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