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Lettera dell'associazione

Lettera dell'associazione "Vocatio" a papa Francesco

Al Santo Padre

Al Presidente CEI

Ai Vescovi del popolo di Dio

 

Carissimi, nei tempi difficili che sta attraversando la nostra Chiesa, anche la nostra Associazione Vocatio vuol far sentire la sua voce e la sua vicinanza. Siamo figli di quel popolo di Dio al quale si appella papa Francesco con la sua lettera del 20 agosto di quest'anno: e per questo gli diciamo a gran voce che lo comprendiamo, lo stimiamo e gli vogliamo bene. Non vogliamo lasciarlo solo dopo gli ultimi attacchi ingiusti e ingenerosi. Comprendiamo che  papa Francesco voglia far emergere tutta la verità su abusi sessuali ed omissioni di uomini di Chiesa, anche se con tempi e modi che non seguono le logiche del sensazionalismo e della gogna a buon mercato.

Lo comprendiamo anche per il documento del Vaticano di questi giorni. E siamo pronti a valorizzarne la parte finale dove si legge: " La Santa Sede non mancherà a tempo debito di render note le conclusioni del caso che coinvolge l'Arcivescovo McCarrik. Sia gli abusi sia la loro copertura non possono essere più tollerati e un diverso trattamento per i Vescovi che li hanno commessi o li hanno coperti rappresenta infatti una forma di clericalismo mai più accettabile."

Davanti ai problemi della solitudine del clero, della visione distorta di "super umanità" e di "sacralizzazione che ha esaltato la separazione del clero dal popolo di Dio e ne ha svilito l'umanità con i rischi di deviazione(clericalismo, abuso di potere, carrierismo, solipsismo, violenze vere e proprie...) urge non solo ripensare la formazione nei Seminari , nelle Facoltà teologiche e forse la stessa visione teologica dei "ministeri" che non siano "appannaggio" dei soli ministri ordinati, ma vedano come soggetto, in maniera nuova e condivisa, l'intero Popolo di Dio;  ma anche occorre chiedersi se non sia una proposta percorribile, dopo lo studio sulla ipotesi di ordinare Viri probati", quella di render facoltativa la norma che chiede al clero cattolico latino di impegnarsi ad uno stato di celibato.

Papa Benedetto XVI nel 1967 su Giornale di teologia scriveva profeticamente." Di fronte alla penuria dei sacerdoti che in molte parti della Chiesa si fa sentire sempre di più, non si potrà fare a meno di esaminare un giorno con tranquillità questa questione. L'evitarla sarebbe inconciliabile con la responsabilità dell'annuncio della Parola di salvezza al nostro tempo."

Questi segni dei tempi portarono il giovane Ratzinger di anni 42 con altri 8 teologi nel 1970 a scrivere una lettera alla Conferenza Episcopale Tedesca ponendo la questione della situazione di emergenza in merito alla necessità urgente di una riflessione e di un nuovo approccio sulla legge del celibato nella Chiesa cattolica di rito latino.

Non si capisce il permanente rifiuto (salvo rarissime eccezioni) di riammettere pienamente nel ministero presbiterale quelli di noi che, in questi anni, hanno deciso di sposarsi e che, nel matrimonio, hanno dato buona prova di maturità, di saggezza, di impegno ecclesiale, capacità di guidare una famiglia. Le famiglie dei sacerdoti vivono una missione particolare oggi, quando l'ideale della famiglia è attaccato. Concetti, del resto, che lo stesso Papa Francesco  ha evidenziato,in questi giorni, incoraggiando i preti sposati greco-cattolici in una recente udienza, esortandoli a "resistere alle due tendenze opposte:il secolarismo, che porta alla mondanità,oppure ad un arroccamento in modi obsoleti e addirittura non evangelici di intendere il proprio ruolo ecclesiale, modi che portano a un clericalismo sterile."

Quali possono essere dunque le "soluzioni" che aiutino i protagonisti del clericalismo a demolire la loro impostazione e a ricostruirne una che sia ispirata alla visione della Chiesa come popolo di Dio, Chiesa Mistero-Comunione-Missione che le pagine del Concilio Vaticano II ci hanno consegnato?

Vogliamo un dialogo stabile con voi singoli Vescovi. Vorremmo che si prendesse in considerazione, senza pregiudizi e limitazioni pretestuose, l'opportunità di una presenza attiva nella pastorale diocesana, in ragione delle esperienze e delle competenze acquisite( in ministero e nel matrimonio, sacramenti vissuti). Prioritariamente, nella pre-evangelizzazione, nella pastorale familiare, dei giovani, del lavoro, della carità operosa.

Alcuni di noi non intendono più, in ogni caso, tornare allo stato clericale, moltissimi, invece, vorrebbero tornare a mettere a disposizione il loro carisma presbiterale a servizio delle comunità.

Noi preti sposati siamo per un dialogo evangelico ed ecclesialmente fruttoso.

Noi di Vocatio coltiviamo la speranza che l'attuale immobilismo ecclesiale, su tali problematiche, sia finalmente scosso nella Chiesa cattolica. E, per quanto possiamo con le nostre deboli forze, per questo vogliamo davvero impegnarci.

Rassicuriamo a papa Francesco e a voi tutti vescovi italiani la nostra vicinanza quotidiana.

Roma festa Madonna del Rosario 7 Ottobre 2018

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