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Israele: i patriarchi denunciano vessazioni contro i cristiani. Il governo: “accuse infondate”

Israele: i patriarchi denunciano vessazioni contro i cristiani. Il governo: “accuse infondate”

Tratto da: Adista Notizie n° 1 del 08/01/2022

40925 GERUSALEMME-ADISTA. Con un linguaggio che ha poco di diplomatico è giunta la risposta di Israele al messaggio-appello, rivolto alle autorità politiche, che i patriarchi e i capi delle Chiese avevano diffuso il 15 dicembre. Le accuse di questi, secondo il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Lior Haiat, «sono infondate e distorcono la realtà della comunità cristiana in Israele».

Il pronunciamento degli ecclesiastici denunciava «innumerevoli episodi di aggressioni fisiche e verbali contro sacerdoti e altro clero, attacchi a chiese cristiane, luoghi santi regolarmente vandalizzati e profanati, e continue intimidazioni nei confronti dei cristiani locali che cercano semplicemente di adorare liberamente e si dedicano alla loro vita quotidiana». Vessazioni che vanno avanti dal 2012 e «vengono utilizzate da gruppi radicali nel tentativo sistematico di cacciare la comunità cristiana da Gerusalemme e da altre parti della Terra Santa». Invece il carattere spirituale e culturale dei singoli quartieri storici di Gerusalemme, sottolineavano i responsabili delle Chiese di Terra Santa, «dovrebbe essere protetto» ed è peraltro «tutelato nella legge israeliana per quanto riguarda il quartiere ebraico». Ciononostante, «gruppi radicali continuano ad acquisire proprietà strategiche nel quartiere cristiano, con l'obiettivo di diminuire la presenza cristiana, spesso usando rapporti subdoli e tattiche intimidatorie per sfrattare i residenti dalle loro case».

Da qui la richiesta alle autorità politiche di Israele, Palestina e Giordania di avviare con loro un «dialogo urgente» per affrontare l’emergenza rappresentata dai citati «gruppi radicali» e per confrontarsi in merito alla «creazione di una speciale zona culturale relativa al patrimonio cristiano» per «salvaguardare l'integrità del Quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme e garantire che il suo carattere unico e il suo patrimonio siano preservati per il bene della comunità locale, della nostra vita nazionale e nel mondo intero». La risposta del governo di Israele è giunta con un comunicato, rilanciato martedì 21 dicembre anche dalla Ambasciata dello Stato ebraico presso la Santa Sede, in cui il portavoce israeliano ha rimarcato che «la popolazione cristiana in Israele, Gerusalemme compresa, gode di piena libertà religiosa e di culto, è in continua crescita e fa parte del tessuto unitario della società israeliana».

Una critica, quella della dichiarazione dei Capi delle Chiese di Gerusalemme, che – così si è espresso Haiat – «risulta irritante soprattutto se si considera il loro silenzio sulla difficile situazione di molte comunità cristiane in Medio Oriente, che soffrono discriminazioni e persecuzioni». «I leader religiosi», ha aggiunto fra ammonimento e minaccia, «hanno un ruolo cruciale da svolgere nell'educazione alla tolleranza e alla convivenza», e dai responsabili delle Chiese.

L’agenzia nordamericana indipendente sul Medio Oriente The Media Line (23/12) ha raccolto una serie di dichiarazioni che forniscono elementi a sostegno della denuncia dei patriarchi. Il capo della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme, l'arcivescovo Atallah Hanna, ha dichiarato che i cristiani palestinesi e in particolare i gerosolimitani si sentono presi di mira. Il clero cristiano viene attaccato a volte verbalmente, anche ricevendo sputi addosso, altre volte gli attacchi sono fisici. Ciò è evidente nel quartiere armeno di Gerusalemme, dove i radicali ebrei spesso attaccano e sputano contro il clero cristiano. «Tutte queste azioni – ha detto Atallah Hanna – hanno causato una riduzione della presenza cristiana, ma quanti di noi stanno in città sono tenaci e hanno nella città profonde radici». Che le azioni israeliane alla Porta di Giaffa e alla Porta Nuova della Città Vecchia siano estremamente preoccupanti è convinzione anche di Yusef Daher – coordinatore dell'ufficio del Consiglio Mondiale delle Chiese a Gerusalemme – che fa un esempio concreto della tattica del radicalismo ebraico anti-cristiano. «Stanno applicando la formula del divide et impera», ha detto all’agenzia: «Separano i negozianti dalla clientela, così costringendo i palestinesi cristiani della Città Vecchia ad andarsene».

Un altro esempio di quello che viene interpretato come un atteggiamento razzista dell'occupante israeliano nei confronti della presenza cristiana a Gerusalemme lo fornisce Hatem Abdel Qader, capo della coalizione cristiano- musulmana a Gerusalemme. Parlando con The Media Line della strategia di Israele che mira a indebolire la comunità cristiana palestinese, che pure è una parte integrante dell'identità araba di Gerusalemme, ha detto: «Un perfetto esempio di ciò è il fatto che Israele ha concesso una deroga ai turisti ebrei per entrare nel Paese nonostante la pandemia, vietando l'ingresso ai pellegrini e ai turisti cristiani», e ha rilevato che vengono praticati ora «contro i nostri fratelli e sorelle cristiani palestinesi» quei tentativi di indebolimento già messi in atto contro la comunità musulmana palestinese.

Il segretario generale facente funzione del Consiglio mondiale delle Chiese (WCC), il reverendo Ioan Sauca, ha espresso la solidarietà dell’organismo di cui è alla guida: «Il CEC sostiene con forza l'appello dei leader delle Chiesa per un dialogo urgente con le autorità politiche di Israele, Palestina e Giordania al fine di affrontare le sfide poste dai gruppi radicali e di proteggere e sostenere la comunità cristiana».

La dichiarazione dei Patriarchi, ha dichiarato, ancora a The Media Line, il presidente della National Christian Coalition a Gerusalemme, Dimitri Diliani, lancia «un forte allarme e senza precedenti» per attirare l'attenzione dei cristiani di tutto il mondo sui «crimini d’odio» contro i cristiani palestinesi commessi dai radicali ebrei. «La negazione da parte del governo israeliano dei crimini commessi da suoi cittadini contro i cristiani palestinesi è un'indicazione pericolosa del fatto che il governo continuerà a proteggere e sostenere i razzisti israeliani», ha affermato. E ha sollecitato la comunità internazionale ad «agire rapidamente per proteggere i cristiani, il clero, le chiese e l'eredità cristiana a Gerusalemme».

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