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Missione di pace: il card. Zuppi torna con un “pugno di mosca”. O no?

Missione di pace: il card. Zuppi torna con un “pugno di mosca”. O no?

Tratto da: Adista Notizie n° 24 del 08/07/2023

41520 ROMA-ADISTA. «I risultati della visita saranno portati alla conoscenza del Santo Padre, in vista di ulteriori passi da compiere, sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per la pace». Con questa frase si chiude il comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede il 30 giugno a conclusione della visita del card. Matteo Zuppi a Mosca (28 e 29 giugno) a conclusione missione di pace che, su incarico di papa Francesco, lo aveva già portato a Kiev il 5 e 6 giugno.

Una missione che sembra non coronata da successo se si considera che il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, durante il secondo giorno del giro moscovita del cardinale ha dichiarato: «Non ci sono le condizioni per risolvere la situazione in Ucraina attraverso mezzi politici e diplomatici, e quindi la Russia continuerà la sua “operazione militare speciale”». Peskov riferiva il risultato dell’incontro sostenuto da Zuppi al Cremlino con il consigliere per la politica estera di Putin, Yuri Ushakov. Tuttavia, ora, secondo quanto riferito dal presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo a RaiTre il 30 mattina, la visita, pur dichiarata conclusa il 29 sera, avrebbe una interessante coda: un nuovo incontro fra il cardinale Yuri Ushakov proprio nella giornata del 30. È molto probabile che questo nuovo colloquio riguardi solo l’aspetto umanitario della missione di Zuppi. Peskov aveva d’altronde aggiunto, come riferito dall'agenzia Interfax, che fra il cardinale e il consigliere c’era stato «uno scambio di vedute e informazioni su questioni umanitarie nel contesto della situazione ucraina. Non ci sono decisioni specifiche o accordi. Se necessario, il dialogo continuerà». E appunto, forse è quello che sta succedendo.

Riguardo a un accordo per un dialogo sul conflitto, invece pare non ci siano novità da attendere. È vero che il 16 giugno lo stesso Peskov alimentava una qualche speranza affermando: «Il presidente Putin era e rimane aperto a qualsiasi contatto per discutere le opzioni di risoluzione del problema ucraino», ma deve essere altrettanto vero il cardinale non ha portato in dono neanche un minimo pur lontano segnale dell’intenzione dell’Ucraina di immaginare una riconciliazione. Il no di Zelenski a una trattativa che non prenda in considerazione tutti i suoi 10 punti – a partire dal totale ritiro dei russi da tutto il Paese, Crimea compresa – è stato netto nelle parole ufficiali ucraine quanto in quelle informali.

Secondo l’arcivescovo di Mosca Paolo Pezzi, l’incontro con il consigliere si è svolto in un “clima positivo”, soprattutto però per quanto riguarda i problemi umanitari. Il cardinale ha discusso della questione dei bambini ucraini che si trovano in territorio russo – “rapiti” dai russi è la vulgata – con il Commissario presidenziale russo per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova. La Tass (29/6) informa che hanno trattato «questioni relative alla protezione dei diritti dei bambini» e riporta la breve dichiarazione di Lvova-Belova sul suo canale Telegram: «Ho incontrato il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi. [Abbiamo] discusso di questioni umanitarie relative all'azione militare e alla tutela dei diritti dei bambini».

Il card. Zuppi ha incontrato anche il patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie Kirill. Durante l’incontro, riferisce l’Ansa, ha detto che «le Chiese possono lavorare insieme per servire la causa della pace e della giustizia». «È importante – ha aggiunto – che tutte le forze del mondo si uniscano per prevenire un grande conflitto armato».

In molti si stanno chiedendo se sia in atto una conversione di Kirill, finora un impenitente sostenitore di Putin. Vanno allora segnalate anche le sue parole nel messaggio di congratulazioni inviato il 28 giugno, giorno precedente all’incontro con Zuppi, al rev. Jerry Pillay, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, e ai membri del Comitato centrale del Cec-Wcc in occasione del 75o anniversario della fondazione dell’organizzazione. «I tragici sviluppi in Ucraina sono ciò che mi fa male al cuore», aveva scritto. «Il Patriarcato di Mosca assume una posizione chiara e inequivocabile: chiediamo di prevenire un’ulteriore escalation del conflitto. Nessuno sforzo dovrebbe essere risparmiato per garantire che la pace benedetta sia ripristinata nel paese devastato dalla guerra e che sia posta fine allo spargimento di sangue, insieme a qualsiasi persecuzione per motivi religiosi, politici o linguistici». 

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