«Basta sprechi militari: difendiamo lavoro, sanità e scuola!». Appello di Peacelink a Cgil e Uil per lo sciopero generale
TARANTO-ADISTA. «Basta sprechi militari: difendiamo lavoro, sanità e scuola!». È l’appello rivolto da Peacelink ai sindacati Cgil e Uil in occasione dello sciopero generale proclamato per la giornata di domani, 29 novembre.
«Condividiamo pienamente le preoccupazioni legate ai tagli alla spesa sociale e alle tutele fondamentali per il lavoro, la sanità e l’istruzione», spiega Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink. «Il governo continua a sottrarre risorse vitali ai settori essenziali per dirottarle verso programmi di armamento estremamente onerosi – prosegue –. In pochi mesi, oltre 21 miliardi di euro sono stati destinati a cacciabombardieri e a nuovi prototipi bellici, mentre il welfare, la scuola e la sanità subiscono drastici tagli. Tra questi, è significativo il distoglimento di 4,6 miliardi di euro dal comparto automotive civile al settore militare, privando migliaia di lavoratori di prospettive. La spesa militare in Italia aumenterà del 12% nel 2025. La trasmissione al Parlamento della legge di Bilancio da parte del governo permette di conoscere i dati delle spese per armamenti. I fondi per nuovi armamenti registrano un record storico con un balzo del 77% nell’ultimo quinquennio. Le conseguenze di tali scelte sono evidenti: un collasso progressivo dei servizi pubblici essenziali e la precarizzazione del futuro delle giovani generazioni. Condividiamo la vostra richiesta di un’inversione di rotta che rimetta al centro i diritti dei cittadini e la dignità del lavoro. Invitiamo quindi Cgil e Uil a continuare con determinazione questa mobilitazione, essenziale per ribadire che il nostro Paese ha bisogno di investimenti in scuola, sanità, bonifiche ambientali, transizione ecologica e diritti, non di ulteriori strumenti di guerra».
Pubblichiamo di seguito l’appello integrale di PeaceLink
«Mentre lavoratori, famiglie e settori essenziali come la sanità e l’istruzione subiscono tagli drammatici, il governo Meloni continua a investire miliardi in armamenti: 24 cacciabombardieri Eurofighter acquistati per 7,4 miliardi di euro; 25 F-35 per 7 miliardi di euro; prototipo del cacciabombardiere Tempest per 7,5 miliardi, nell’ambito del programma militare internazionale Gcap. Un totale di oltre 21 miliardi di euro sottratti ai cittadini in pochi mesi!
E la deviazione di fondi civili verso il settore militare non finisce qui. Infatti, ben 4,6 miliardi di euro sono stati distolti da fondi destinati al settore civile del comparto automotive al settore militare, lasciando migliaia di lavoratori senza prospettive.
L’Italia, per far fronte a questi sprechi e rientrare nei parametri europei di bilancio, dovrà tagliare 12 miliardi ogni anno, con gravi ripercussioni sui servizi pubblici essenziali. La sanità pubblica è già al collasso, mentre la scuola lotta contro carenze di risorse e problemi alle infrastrutture. Il governo ha predisposto il taglio di migliaia di posti negli organici delle scuole (5.660 nel solo organico dei docenti). Un Paese depauperato e sottomesso, senza sufficienti fondi per scuola e cultura, è l'ideale per un governo di destra che punta sull'aumento delle spese militari.
È questa la priorità per il nostro Paese?
In un momento in cui milioni di italiani lottano per arrivare a fine mese, il governo sceglie i cacciabombardieri invece che il lavoro, la salute e l’istruzione. In questo momento è fondamentale un investimento nelle bonifiche ambientali e nella transizione ecologica. Ma per il governo è fondamentale il settore delle armi.
Chiediamo un cambio di rotta!
Taglio immediato degli investimenti in armamenti. Riprogrammazione delle risorse per sostenere i lavoratori, il welfare e il futuro del nostro Paese. Un’industria che punti sull’innovazione e sulla transizione ecologica, non sulla guerra. Difendiamo insieme i nostri diritti e un’Italia più giusta! Unisciti a noi per dire No alle spese militari e Sì a lavoro, sanità e scuola»
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!