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Adista perché

Adista perché

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 45 del 27/12/2025

Il settimanale Adista sta attraversando un momento difficile e ha bisogno dell’appoggio e solidarietà di tutti. Non possiamo permettere che fallisca un così importante organo di stampa che ha aiutato tanti a crescere con una visione critica della realtà e delle istituzioni, anche ecclesiali.

Sono un lettore di Adista da oltre 40 anni e confesso che mi ha aperto gli occhi a leggere criticamente sia il mondo politico che ecclesiale. A livello politico, Adista mi ha aperto gli occhi a leggere criticamente il Sistema economico-finanziario entro cui viviamo: ha dimostrato che questo sistema ci sta portando all’autodistruzione, sia per il riarmo anche nucleare in atto, sia per l’inquinamento ambientale che ci sta portando al surriscaldamento del Pianeta e quindi all’“estate incandescente”. Un grande grazie a Adista, per la ricca documentazione che ci ha offerto in questo campo.

Ma sono riconoscente a Adista per avermi aperto gli occhi alla realtà del Sud del mondo, ma soprattutto ai grandi movimenti popolari e di liberazione.

Quand’ero direttore di Nigrizia, negli anni ‘80, sono venuti spesso a trovarvi e ho potuto conoscere personalmente la redazione. Ne era nata una bella collaborazione con voi, soprattutto nella lotta contro l’apartheid in Sudafrica. È stato molto importante il contributo di Adista nel far conoscere le profetiche figure che in Sudafrica hanno animato la lotta contro l’apartheid: il vescovo Desmond Tutu, il pastore Beyers Naudé, l’arcivescovo cattolico Denis Hurley e il gesuita A. Nolan che ha scritto il famoso documento Kairos…

È stato importante il contributo di Adista e di Nigrizia alla campagna del BDS (Boicottaggi, Disinvestimenti, Sanzioni) contro il regime dell’apartheid che ha portato alla vittoria finale con Nelson Mandela.

Sono grato a Adista perché mi ha aperto gli occhi alle tante realtà di base in America Latina che non conoscevo, in particolare ai movimenti popolari come Sem Terra che, partendo dal basso, si sono battuti e si battono tuttora per gli ultimi e per i popoli nativi di quel continente.

Adista ha tradotto e fatto conoscere tanti straordinari documenti che ci hanno fatto ascoltare il grido di sofferenza di quei popoli. Straordinaria, in particolare, l’attenzione per tutti i popoli latino-americani sotto dittature militari, come il Brasile, l’Argentina, il Cile (Pinochet), rivelando in Italia le drammatiche realtà di quei Paesi, valorizzando l’eccezionale resistenza di varie Chiese ai regimi, come le figure dei grandi vescovi in Brasile: Hélder Câmara, Pedro Casaldáliga, traducendone i loro testi e i loro documenti.

Ma Adista è stata anche voce in difesa dei diritti delle donne che anche nella chiesa non trovano ancora “spazio” sufficiente. Sono grato a Adista per aver punzecchiato la Chiesa cattolica sulla pedofilia, che ha provocato tanta sofferenza nelle vittime e per aver sempre sostenuto che la Chiesa cattolica ha bisogno di una seria riforma della Curia romana e del Vaticano, dando voce a quanti premono per questa riforma, purtroppo ancora incompiuta. (Basterebbe ricordare, a questo riguardo, la lettera scritta, subito dopo il Concilio, a papa Paolo VI, dal vescovo Hélder Câmara!).

Mi sia permessa una divergenza per l’appoggio, che viene dato sulle pagine di Adista, del postteismo, sul quale molti altri teologi e intellettuali cattolici nutrono serie perplessità (cito solo Raniero La Valle).

Infine, un grazie di cuore a Adista per il suo appoggio ai grandi movimenti popolari europei per la pace e contro il riarmo, nonché quelli in difesa dell’ambiente. È in ballo oggi la vita di Homo Sapiens su questo pianeta.

Ecco perché è così importante oggi il contributo di una testata libera come Adista, per leggere criticamente la realtà per poi impegnarci a cambiare questo Sistema.

Con l’augurio che la redazione di Adista continui a tenerci svegli e attenti. Ad multos annos.

 

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