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LETTERA APERTA ALLA CHIESA ITALIANA

Tratto da: Adista Documenti n° 16 del 24/02/2007

Il martellante interventismo della Conferenza episcopale italiana (Cei), guidata dal card. Camillo Ruini, contro il progetto di legge sui ‘Dico' (i diritti per i conviventi) spinge anche noi ad intervenire, per affermare, non solo come cittadini, ma anche come cattolici, la nostra ponderata opposizione alla linea indicata dalla gerarchia cattolica.

Siamo convinti che non spetti a nessuna Chiesa e religione indicare ai cittadini, e al Parlamento, la giusta interpretazione della «legge naturale». In tale interpretazione, del resto, la Chiesa romana si è contraddetta più volte nel corso della storia, e potrebbe continuare a sbagliare anche oggi. Sua missione, invece, insieme alle Chiese sorelle, è quella di annunciare l'Evangelo di Gesù. Sembra invece che la gerarchia ecclesiastica voglia darsi un ruolo surrettizio avocando in Italia l'egemonia culturale per dirimere tutte le questioni riguardanti la vita, la bioetica e la sessualità.

Dopo il Vaticano II molti cattolici, uomini e donne (e, nel suo piccolo, il movimento delle Comunità cristiane di base di cui facciamo parte), hanno preso coscienza di essere parte viva e adulta di una Chiesa che il Concilio ha definito "popolo di Dio": in esso, dunque, pur nella varietà dei ministeri, non vi sono né padroni né servi, e tutti hanno il diritto-dovere di esprimersi pubblicamente su problemi che incidono nella comunità ecclesiale. Per questo, mentre condividiamo le critiche dei "laici" contro la plateale ingerenza dei vescovi negli affari dello Stato, che è laico, noi, proprio in quanto cattolici, e per ragioni teologiche,

- affermiamo il nostro aperto dissenso dalle prese di posizione della Cei che ci sembrano ben lontane dal Vangelo;

- incoraggiamo tutti i parlamentari a votare secondo coscienza, alla luce del mandato popolare ricevuto e nel rispetto della Costituzione, senza piegarsi ai ricatti del card. Ruini appoggiato dal Vaticano;

- rispettiamo tutti coloro che plaudono all'iniziativa della gerarchia ecclesiastica ma, nel contempo, invitiamo i cattolici in disaccordo con essa ad esprimere pubblicamente il loro punto di vista.

Non pensiamo che la legge sui ‘Dico' sia perfetta; ma la riteniamo onesta, opportuna e, comunque, non confliggente con l'Evangelo.

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