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LA CHIESA OLTRE LA CEI: SUI DICO, PROSEGUE IL DIBATTITO TRA I CATTOLICI DI BASE

Tratto da: Adista Notizie n° 25 del 31/03/2007

33818. ROMA-ADISTA. Continua e si intensifica la campagna della gerarchia cattolica contro ogni forma di riconoscimento giuridico delle convivenze fuori dal matrimonio. Ultimo tassello, la lettera pasquale 2007 del card. Camillo Ruini, ormai ex presidente della Cei ma ancora vicario del papa per la diocesi di Roma. Nella lettera si ribadisce il ruolo della famiglia quale pilastro della società, solo se fondata sul matrimonio "celebrato secondo una forma giuridica riconosciuta dalla società". Le altre forme di convivenza ‘di fatto', specie quelle omosessuali, non comportano invece, secondo Ruini, "assunzione di impegni e di doveri nei confronti della società. Si configurano piuttosto come un rapporto privato tra individui, analogo al rapporto di amicizia, per il quale nessuno si sogna di chiedere un riconoscimento giuridico. Non è giusto che abbiano gli stessi diritti della famiglia, dato che non hanno gli stessi doveri. Le loro esigenze dovrebbero trovare risposta nei diritti riconosciuti alle singole persone". Il percorso di "riflessione" sul valore della famiglia culminerà il 12 maggio in piazza San Giovanni a Roma, con il Family Day, ribattezzato anche con il nome italiano ‘Più Famiglia': una manifestazione promossa da un cartello di associazioni cattoliche che chiederanno al governo di difendere e promuovere la famiglia, unite dallo slogan: ‘Il bene della famiglie è il bene del Paese'.

Ma accanto alle posizioni ufficiali della Chiesa, condivise da alcuni esponenti politici dei diversi schieramenti, teocon in primis, aumentano le voci del dissenso di semplici cittadini, di laici cattolici, oltre a quelle di preti, religiosi e gruppi parrocchiali.

Il gruppo Promozione donna di Milano ha scritto una lettera "a proposito dei recenti interventi della Cei e del Vaticano". Nel testo, si sottolinea innanzitutto l'incapacità della Chiesa di ascoltare il popolo di Dio e il suo continuare a prendere posizione dall'alto e unilateralmente. Si contesta poi il concetto di diritto naturale a cui lo stesso papa ha fatto appello in difesa del matrimonio: "Non ci si può appellare alla ‘legge naturale' o alla ‘natura' tout-court, sapendo che è un aspetto contestato e discusso ed è in corso un dibattito di sempre più numerosi teologi, filosofi, antropologi, giuristi, in quanto la cosiddetta ‘natura' in realtà non è così armonica e così perfetta originariamente (caso mai nel processo evolutivo tende all'armonia), ma è invece disordine, discriminazione, spesso ‘legge della giungla'". E riguardo alla relazione uomo-donna, il documento afferma che "non si può non interrogarsi sul fatto che le modalità delle relazioni umane sono cambiate e che non esiste un modello ‘evangelico' di famiglia, perchè riflette il modello del suo tempo, e perciò il cosiddetto ‘modello cristiano' è mutato dalla tipologia di famiglia patriarcale e più recentemente da quella borghese".

Il dibattito sui Dico ha coinvolto anche comunità parrocchiali e realtà di base come quelle del centro San Saverio, all'Albergheria, e della parrocchia di San Gabriele all'Altarello, entrambe a Palermo. A San Saverio, un gruppo di credenti, con il sostegno del sacerdote che anima la comunità, p. Cosimo Scordato, ha promosso un sondaggio chiedendo ai partecipanti della messa domenicale di esprimersi sui Dico: "La Chiesa non è composta solo dal papa, dalla Cei, dai vescovi - dice padre Scordato - La Chiesa è fatta soprattutto dai suoi fedeli, e questi sono tenuti a dare un parere sugli aspetti che riguardano la vita di tutti noi". "Se la vita di coppia eterosessuale che realizza la famiglia è la modalità antropologica fondamentale sia per la vita delle persone che per la convivenza civile, essa non è l'unica forma di realizzazione dell'amore". Non un sondaggio, ma un approfondito dibattito sui Dico si è svolto anche nell'altra comunità ecclesiale palermitana, la parrocchia di San Gabriele. Riferendone sulle pagine palermitane di Repubblica (14/3) il parroco, don Francesco Romano, ha dichiarato: "Noi, come cristiani, dobbiamo accogliere tutti. La famiglia tradizionale ovviamente andrebbe protetta, e questo spetta allo Stato laico. Che ovviamente ha il compito di tutelare tutti. Bisogna intervenire per garantire alla famiglia serenità, nel rispetto delle opinioni di tutti e tenendo presente che i tempi cambiano".

Arriva invece dalla provincia di Firenze, e precisamente dalla Parrocchia di S. Stefano a Paterno, un'altra iniziativa all'insegna del dialogo nei confronti dei diritti individuali delle coppie conviventi. Il Consiglio pastorale ha infatti deciso di inviare a tutte le famiglie, e di distribuire in Chiesa durante le Messe, l'omelia che Don Fabio Masi ha pronunciato il 4 febbraio scorso, nella quale il parroco afferma tra l'altro: "I vescovi italiani stanno cercando di far passare, con operazioni di vertice, ciò che forse non è nemmeno opinione comune dei cattolici italiani: dimostrano così di non fidarsi della loro capacità di discernimento e ammettono implicitamente di non essere in grado di stabilire una comunicazione seria e profonda nella Chiesa. Ma in questo modo si sostituiscono alle Comunità cristiane, non le interpellano, non le ascoltano. Se la Chiesa è Popolo, Comunità e non un esercito, nessuno, nemmeno il papa, si può arrogare il diritto di parlare a nome di tutti su questi temi".

Ma l'interventismo su Dico e famiglia di Vaticano e Cei è oggetto di aspre critiche anche da parte delle altre Chiese cristiane, che sui temi etici da tempo manifestano opinioni diverse. Ermanno Genre, docente di Teologia sistematica della Facoltà valdese di teologia di Roma, in un editoriale pubblicato sull'agenzia Nev (Notizie evangeliche), del 14 marzo, è convinto che l'esortazione apostolica Sacramentum caritatis, sebbene incentrata sull'eucaristia, contenga riferimenti indiretti alla politica. E a proposito del concetto di famiglia cristiana, afferma: "L'istituto famigliare non è un'invenzione dei cristiani: esso è condiviso da credenti e non credenti. La visione cristiana della famiglia e del matrimonio non si riduce a fatto di natura, si situa nell'orizzonte di una vocazione, nella direzione di una parola che permette a chi l'ascolta di confrontarsi con l'evangelo di Gesù Cristo e non con i non possumus ecclesiastici che non hanno altra autorità se non quella della propria autoreferenzialità".

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