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LETTERE FUORISACCO

Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 16/02/2008

Anche Adista ama la Chiesa

Leggo la lettera di P. Stefano Baldini Orlandini, e mi viene anzitutto da chiedermi: costui legge Adista o ogni tanto va a dare un'occhiata al sito? Leggendo assiduamente Adista si trovano apprezzamenti rispetto a posizioni di sacerdoti e anche di vescovi, e quindi di esponenti della gerarchia. Certo, sono spesso posizioni contro corrente, non in consonanza con la linea dettata dal papa e dai cardinali a lui più vicini. Ma sono pur sempre posizioni che vengono espresse da esponenti della Chiesa, alle quali Adista, e forse pochi altri, danno spazio. Già, perché è vero che Adista col suo "particolare impegno" non aiuta la Chiesa, se per Chiesa si intende il centro di potere formato dal papa e dalla curia e non il popolo di Dio; ma è anche vero che ad aiutarla ci pensano organi di stampa ben più diffusi, che evidentemente hanno capito qualcosa che agli amici di Adista ancora sfugge: essere allineati al potere ha sempre ricadute positive. E naturalmente, se si critica santa madre Chiesa, si è ideologici. Mai che venisse in mente a qualcuno che anche la Chiesa è ideologica, che anch'essa parte da posizioni preconcette e non dimostrate, che ai suoi figli viene chiesto di accettare senza discutere. E questo concetto della Chiesa come madre è un altro punto dolente: andiamoci piano a dire che la Chiesa "è anche vostra madre". Io mi sento orfano da questo punto di vista, abbandonato da chi ha fatto del proprio potere e dei propri privilegi la sua ragione di vita; abbandonato da chi non sa guardare le persone, ma solo principi astratti che garantiscono il perpetuarsi di questa struttura, appunto come struttura di potere. Altro che difesa dei diritti umani! Come si fa a contrabbandare come unico difensore dei diritti umani chi non riconosce neanche la parità fra uomo e donna? 
Ivano Pioli
Melegnano (Mi)                                    

Relativisti e cattolici?

Cari amici di Adista,se Dio avesse impedito che si abortisse, se ci fosse l'impedimento di suicidarsi, di non uccidere il prossimo e di non sfruttare i semplici...Se l'impedimento continuasse con tutti quei mali che l'uomo infligge a tutte le creature di Dio su tutto il pianeta: credo, sarebbe un paradiso.Dio però non ha voluto questo, ha dato universalmente la libertà di decidere e scegliere fra il bene ed il male affinché potessimo essere persone.Una certa Chiesa, quella delle stanze Vaticane, desidera imporre regole etiche, vuole guidare la scienza e la ragione, in definitiva vuole togliere la libertà alla persona. Pazienza se si rivolge solo a noi che crediamo, ma vuole imporlo anche agli altri che non sono né cattolici né credenti. Allora mi sembra che l'unico problema di relativismo sia quello di pensare che tutti possano essere cattolici. Perché non è più possibile che un cattolico rispetti le altre credenze e libertà? Come nell'ultimo Concilio si era cercato che accadesse. 
Leonardo
Adria (Ro) 

Questa Chiesa che non riconosco più

Mi chiedo in questi ultimi giorni che cattolica sono o sono stata io.Nel 1965, avevo 15 anni; ho incontrato la comunità dei Padri Gesuiti della Parrocchia romana di San Roberto Bellarmino. Con loro, soprattutto con Padre Alberto Parisi, ho passato una giovinezza allegra e impegnata: mettevamo a frutto gli insegnamenti del recentissimo Concilio Vaticano, leggevamo il Nuovo Catechismo olandese, contestavamo l'enciclica di Paolo VI contro la contraccezione, seguivamo dopo il convegno sui mali di Roma del ‘74 le idee trascinanti di don Di Liegro, affollavamo le conferenze di Pietro Scoppola, di Giuseppe De Rita, di padre Rossi de Gasperis, di Carlo Maria Martini, ospitavamo al Centro culturale le figure più rappresentative della cultura cattolica post conciliare. Parallelamente alla vita in parrocchia, ho cominciato ad insegnare lettere negli anni ‘70 nella scuola pubblica seguendo, per quanto possibile, le idee di Don Milani. Ho creduto in una scuola totalmente laica, al servizio dei principi della Costituzione. Mai, nella mia formazione e nella mia lunga permanenza nella scuola superiore, ho confuso i due ruoli di credente e insegnante laica. Oggi assisto ad episodi che mi sconcertano come cattolica e come cittadina. L'inau-gurazione solenne dell'anno accademico della più grande istituzione culturale del Paese a cui viene invitato un papa che sta da mesi cancellando ogni traccia del Concilio; il richiamo in piazza San Pietro da parte del Vicario di Roma ad una celebrazione domenicale a cui partecipano con grande risonanza mediatica politici di diversi schieramenti, il fenomeno dei teocon, interessati , credo, ad una visibilità politica, non certo ad una fede condivisa; un totale ribaltamento di scenario politico religioso nel quale non mi riconosco, che non mi piace, che spinge verso un ritorno indietro, a polemiche che credevo superate per sempre. Spero che il nuovo Generale dei Gesuiti, il Padre Nicolas appena eletto, per la sua apertura ad altri mondi e per i suoi lunghi soggiorni in Paesi non cattolici, possa riequilibrare questa rinata lotta tra Guelfi e Ghibellini, come opportunamente l'ha ribattezata Eugenio Scalfari in un suo recente suo editoriale. Spero altresì di potermi ritrovare in una Chiesa che sia comunità di credenti e non istituzione politica che distribuisce dogmi in nome di una presunta superiorità etica: la Chiesa che abbiamo visto in queste settimane, lo dico con dolore, è terribilmente lontana da quella che ho conosciuto. 
Elisabetta Bolondi
Roma

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