UN REGALO PER IL CHE
Tratto da: Adista Contesti n° 48 del 21/06/2008
Le nuove generazioni credono in un altro mondo possibile, solidale e giusto: un augu-rio per gli 80 anni di che guevara.
Il teologo della liberazione Frei Betto è l’autore di questo articolo, pubblicato sul quotidiano cubano “Granma” (10/6/2008). Titolo originale: “Che Guevara: mensaje de aniversario”
Il 14 giugno Che Guevara avrebbe compiuto ottant’anni. Ha concluso la sua militanza fra di noi a 39 anni.
Ma non sono riusciti ad ucciderlo. È più vivo oggi che nei suoi quarant’anni di esistenza reale. D’altronde sono rari i rivoluzionari, come Mao e lo stesso Fidel, che invecchiamo. Molti hanno versato presto il loro sangue per contribuire al progetto di un mondo di libertà, giustizia e pace: Gesù a 33 anni, José Martí a 42, Augusto César Sandino a 38, Emiliano Zapata a 39, Farabundo Martí a 38, per citare solo alcuni esempi.
Il nemico si strapperà i capelli vedendo che il Che, oggi, è più presente che all’epoca in cui credevano di poter assassinarne le idee. Hanno tentato di tutto per condannarlo all’oblìo; hanno fatto a pezzi il suo corpo nascondendone le membra in diversi posti; hanno inventato su di lui ogni sorta di falsità; in molti Paesi hanno proibito la circolazione della sua letteratura. Fenice ostinata, il Che rivive in foto, musica, spettacoli teatrali, film, poesie, romanzi, sculture e scritti accademici. Perfino una birra è legata al suo nome, la Unique Garden, la cui immagine, che riporta la famosa foto di Korda, riempie i negozi.
Avendo constatato che le catene non imprigionano i simboli, né le pallottole uccidono gli esempi, hanno inventato false biografie nel tentativo di diffamarlo. Invano: persino alle partite di calcio i tifosi sollevano manifesti col suo volto. E neanche un centesimo viene speso per questa diffusione della sua immagine. La quale basta a riflettere le idee che hanno fatto di lui un rivoluzionario. Niente di questo è frutto di marketing. Sono gesti spontanei di coloro che vogliono sottolineare che l’utopia continua a vivere.
Oggi, nel riassumere l’eredità del Che e nel celebrare i suoi ottanta anni, abbiamo il dovere di mantenere il cuore e gli occhi rivolti alla preoccupante situazione del nostro pianeta, dove impera l’egemonia del neoliberismo. Un’enorme quantità di persone, giovani soprattutto, è attratta dall’individualismo e non dallo spirito comunitario, dalla competitività e non dalla solidarietà, dall’ambizione insaziabile e non dalla lotta per sradicare la miseria.
Si parla tanto del fallimento del socialismo dell’Est europeo e quasi mai del fallimento inevitabile del capitalismo per i due terzi dell’umanità, dei quattro miliardi di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà.
Ci angoscia anche il degrado ambientale. Se i leader mondiali avessero dato ascolto all’allarme lanciato da Fidel nel 1992, al Vertice di Rio de Janeiro, forse la devastazione non sarebbe arrivata a provocare con tale frequenza tsunami, tornadi, tifoni e uragani mai visti, senza parlare del riscaldamento globale, del disgelo delle calotte polari e della desertificazione. E il devastante disboscamento dell’Amazzonia è allarmante.
Il barile di petrolio, che costa dieci dollari alla bocca del pozzo, è giunto a costare più di centoventi dollari sul mercato. È triste constatare che grandi aree agricole sono riservate alla produzione di etanolo destinato a nutrire gli 800 milioni di veicoli che circolano in tutto il pianeta e non quegli 824 milioni di bocche affamate minacciate da morte precoce. Di fronte a un mondo in cui la speculazione finanziaria ha soppiantato la produzione di beni e servizi, nel quale la borsa valori serve da termometro per la presunta felicità dell’uomo, che fare?
C’è una primavera democratica in America del Sud della quale Bolívar dev’essere felice. Dopo i cicli di dittature militari e governi neoliberisti, ora il popolo sta eleggendo governi che respingono l’Alca (Area di libero commercio delle Americhe, ndt), approvano l'Alba (Alternativa bolivariana per le Americhe, ndt) e rafforzano il Mercosur (Mercato comune dell'America del Sud, ndt) e ripudiano l'invasione dell'Iraq e l'embargo a Cuba da parte del governo degli Stati Uniti.
Qual è il modo migliore per commemorare gli ottant’anni del Che? Credo che il miglior regalo sarebbe vedere che le nuove generazioni credono in un altro mondo possibile e lottano per un mondo dove la solidarietà sia costume, non virtù, la pratica della giustizia sia un’esigenza etica, il socialismo il nome politico dell’amore.
Costruire un mondo senza degrado ambientale, fame e disuguaglianza sociale! Alla vigilia del 50.mo anniversario della Rivoluzione cubana, tutti dobbiamo vederla sempre più non come un fatto del passato, ma come un progetto di futuro.
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