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BASE USA AL DAL MOLIN: IL PROGETTO AVANZA, LA MOBILITAZIONE CRESCE

Tratto da: Adista Notizie n° 33 del 22/09/2012

36842. VICENZA-ADISTA. I grandi mezzi di informazione non ne parlano più, ma la nuova base militare statunitense che sta sorgendo all’aeroporto Dal Molin di Vicenza è ancora tutta lì. I lavori vanno avanti e nei prossimi mesi si potrebbe arrivare all’inaugurazione ufficiale, con tanto di taglio del nastro alla presenza della autorità civili di destra-sinistra-centro, tutte compatte, nel corso degli anni, nel concedere autorizzazioni e sostegno al governo Usa che a Vicenza piazzerà la 173.ma Brigata aviotrasportata – attualmente di stanza tra Aviano (Pn) e la Germania –, realizzando la principale base logistica dell’esercito statunitense in Europa (v. Adista nn. 9, 13, 15/07; 1, 25, 51, 61, 71/08; 4, 22, 86 e 93/09).

Ma è ancora tutto lì anche il No Dal Molin, il movimento di base più agguerrito e longevo degli ultimi anni – insieme ai No Tav della Val di Susa –, che pochi giorni fa ha manifestato a Longare (Vi) contro l’allargamento del “Site Pluto”, una base sotterranea costruita nel 1954, in passato deposito di munizioni top secret, probabilmente anche nucleari, e che ora dovrebbe essere allargata e trasformata in un centro per l’addestramento delle Forze armate Usa. «Devastazione ambientale e inquinamento; cementificazione e disboscamento, insicurezza e rischi per la salute degli abitanti. È quel che rappresenta, per decine di migliaia di vicentini, il nuovo progetto nordamericano; nato, come sempre, nel mistero, lo stesso buio nel quale i militari vogliono immergere le attività che intendono farvi all’interno», hanno denunciato i No Dal Molin in una fiaccolata notturna, a Vicenza, lo scorso 13 settembre. «Quali proiettili verranno sparati? Che armamenti saranno custoditi? Che tipo di addestramenti verranno realizzati? Domande a cui gli statunitensi non risponderanno mai, come hanno sempre fatto, nascondendosi dietro a un segreto militare funzionale agli interessi di chi vuole la guerra come strumento di profitto e costruito sulle spalle di chi vive in queste terre e sulle vite di chi, la guerra, la subisce. Vicenza è la nostra terra; è lo spazio che viviamo e che vogliamo difendere, il luogo nel quale vogliamo costruire i nostri sogni e realizzare le nostre ambizioni. Ancora una volta, vogliono sottrarci il futuro, vincolandolo a strutture militari che nulla hanno a che fare con la nostra vita e la nostra quotidianità, sottraendoci terra e spazi, inquinando aria e acqua».

Riprende la mobilitazione anche “l’ala cattolica” del movimento No Dal Molin, il Coordinamento cristiani per la pace (promosso, oltre che da diverse parrocchie vicentine, da Famiglie per la pace, Agesci, Beati i costruttori di pace, Pax Christi, Acli, Giovani impegno missionario dei comboniani, Commissione giustizia e pace dei Servi di Maria di Lombardia e Veneto ed altre sigle), che ha programmato un digiuno collettivo pubblico per il 28-30 settembre, rilanciando anche la lettera aperta “Una resistenza nel segno dell’amore”, distribuita in oltre 60mila copie all’esterno delle parrocchie e delle chiese di Vicenza nel 2008 (v. Adista n. 9/08), e il documento “La nuova base al Dal Molin: resistenza o resa?”, che indagava le ragioni etiche e teologiche per opporsi alla base (v. Adista n. 49/10). La nostra fede ci fa dire che «nessuna guerra è giusta, nessuna guerra è umanitaria, nessuna guerra è intelligente e che la guerra preventiva è una perversione politica contemporanea», si legge nella lettera dei Cristiani per la pace. «Bisogna schierarsi, senza paura di essere strumentalizzati. La buona notizia evangelica ci chiede infatti di fare scelte chiare a favore della vita», e le basi militari sono contro la vita. «La nostra opposizione alla costruzione di una nuova base di guerra – conclude la lettera – è e sarà evangelica e nonviolenta, ma oltremodo categorica». (luca kocci)

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