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SCURDAMMOCE ‘O PASSATO. E CEI E VATICANO DIVENTANO GUARDIANI DELLA “LINEA MONTI”

Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 06/10/2012

36863. ROMA-ADISTA. Sullo sfondo più ampio della crisi della Regione Lazio (v. notizie precedenti), si inizia ad intravedere la strategia politica della Chiesa cattolica per i prossimi mesi. Dopo aver puntato tutto, e in maniera fallimentare, sul centrodestra berlusconiano, difeso sino alle sue ultime stanche propaggini, la gerarchia ecclesiastica si lancia oggi in una strenua difesa di Monti e del suo esecutivo. L’optimum, per la gerarchia ecclesiastica, sarebbe per la verità ancora un governo di centrodestra, ma in una versione “deberlusconianizzata” Ma si tratta di una prospettiva attualmente non praticabile. Nell’attesa, meglio quindi ripiegare su un Terzo Polo a salda guida Udc e con un programma moderato stilato a partire dall’“agenda Monti”, che non esclude l’alleanza con il Pd (in una posizione però subordinata al programma di rigore e riforme già scritto altrove) e che sia soprattutto attento a non toccare le prerogative, i privilegi, le esenzioni sino ad oggi garantiti alle gerarchie ecclesiastiche (come la vicenda Imu ha ampiamente dimostrato, v. Adista Notizie nn. 93, 95 e 97/11). Una linea sulla quale, dopo anni di divisioni, sembrano convergere sia la presidenza della Cei che la Segreteria di Stato vaticana. Il papa ha incontrato Monti già 7 volte in 10 mesi. Molto più di una investitura. E Bagnasco non ha mancato di far avere più volte a Monti ed ai suoi ministri le parole di stima e apprezzamento dei vescovi italiani. Nel corso della sua prolusione al Consiglio permanente della Cei del 24 settembre, ha addirittura aperto la strada ad un “Monti bis”: la partita sul futuro del Paese, ha detto il cardinale, si gioca sullo scenario europeo e poi su quello mondiale, dove «bisogna saper stare con competenza e autorevolezza riconosciuti».

In vista del Terzo Polo, oggi tanto caldeggiato ma in passato visto con scetticismo dai vertici della Chiesa, è intanto in programma Todi2 che si svolgerà il prossimo 22 ottobre. Ma sarà essenziale sapere con quale legge elettorale si voterà. Se restasse in vigore l’attuale, infatti, le carte potrebbero mischiarsi. Ma con l’attuale sistema il Pd vincerebbe a mani basse, ed il ruolo dei centristi sarebbe probabilmente trascurabile. Eventualità che PdL e Udc stanno tentando di scongiurare.

Nonostante le palesi contraddizioni e cambi di casacca che hanno caratterizzato l’atteggiamento dei vertici della Chiesa nei suoi rapporti con la politica italiana, difficile che, in questa fase di memoria corta e di stampa compiacente, qualcuno arrivi a mettere seriamente la Chiesa di fronte alle proprie responsabilità. Deve esserne consapevole lo stesso Bagnasco, se nel corso della sua prolusione facendo riferimento al sentimento ostile che si è fatto strada nella cittadinanza, ha evocato «lo spettro dell’astensione, che circola e rischia di apparire a troppi come la lezione da assestare a chi non vuol capire». Peccato però che proprio quell’astensione che oggi il presidente della Cei definisce uno «spettro» sia stata abilmente cavalcata ed incentivata proprio dai vertici della Chiesa quando, nemmeno molti anni fa (era il 2005) Ruini scelse di schierare la Chiesa in una aperta campagna per il non voto, in occasione dei referendum abrogativi sulla Legge 40, oggi stravolta dalle sentenze della Corte Costituzionale e da quelle di Strasburgo. (valerio gigante)

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