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GIUSTIZIA PER PADRE TEDESCHI. INIZIATIVA A ROMA PER IL PRETE VITTIMA DELLE “TRE A” ARGENTINE

Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 06/10/2012

36867. ROMA-ADISTA. La richiesta che le ambasciate italiane a Buenos Aires, Montevideo e Santiago rendano pubblici i loro archivi per poter meglio accertare le tragiche vicende legate ai desaparecidos è stata formalmente espressa, il 20 settembre durante una conferenza stampa, alla Camera dei Deputati, in ricordo di p. Giuseppe (José) Tedeschi, prete di origine molisana assassinato in Argentina. Sono intervenuti Walter Veltroni, già segretario del Pd; Franco Narducci, del Pd, vice presidente della Commissione Esteri; Francesco Tempestini, capogruppo del Pd nella stessa Commissione; Michele Petraroia, consigliere regionale del Molise; l’argentino Jorge Ithurburu, di 24 marzo Onlus.

Una tale richiesta dimostra – indirettamente – che le ambasciate d’Italia in Argentina, Uruguay e Cile non hanno offerto, finora, pur trascorsi dei decenni, materiale importante per accertare le gravissime violazioni dei diritti umani che in circostanze geopolitiche pur distinte, negli anni Settanta e Ottanta furono compiute dai regimi al potere in quei Paesi, che uccisero senza pietà – facendoli scomparire (desaparecidos) o eliminandoli – persone considerate «pericolose» perché esprimevano idee dal potere o una prassi evangelica ritenute «intollerabili».

Alla conferenza stampa l’attenzione è stata rivolta soprattutto all’Argentina, perché là operò p. Tedeschi. Questi, nato nel 1934 a Jelsi (Campobasso), a 16 anni lasciò il Molise per raggiungere, con la madre e quattro fratelli, il Paese latinoamericano dove, per lavoro, era emigrato il padre. In Argentina José si fece salesiano e, diventato sacerdote nel 1967, cominciò ad operare in zone povere, infine fermandosi nel barrio di Villa Itati, una delle baraccopoli di Buenos Aires, spendendosi per coscientizzare la gente e a difesa dei diritti di tutti. Le sue scelte disturbarono gli ambienti dell’estrema destra e così un commando delle “Tre A” (la famigerata “Triple A”, Alianza Anticomunista Argentina) lo sequestrò e, dopo crudelissime torture che lo sfigurarono, lo uccise. Il suo corpo fu trovato il 2 febbraio 1976 a La Plata. L’assassinio avvenne dunque alcune settimane prima che, il 24 marzo, la giunta militare prendesse il potere a Buenos Aires: il che, ha rilevato alla conferenza stampa Ithurburu, dimostra come già prima del golpe ci fosse in Argentina un clima che permetteva impunità che sarebbero poi diventate norma fino all’83, quando finalmente fu ripristinata la legalità costituzionale.

Adesso, la famiglia di padre José, i suoi compaesani di Jelsi, le autorità molisane e anche il governo italiano sono impegnati perché si faccia giustizia e si cerchino i responsabili dell’assassinio di p. Tedeschi. Naturalmente – si è detto alla conferenza stampa – l’auspicio è che si faccia completa giustizia per tutti i trentamila desaparecidos in Argentina, tra i quali, ha ricordato Veltroni, vi furono mille e seicento italiani.

È ben noto che Tedeschi non fu il solo sacerdote in Argentina che, prima e dopo il golpe del 1976, fu ucciso per l’unica «colpa» di stare dalla parte degli impoveriti. Fra i vari che subirono la stessa sua sorte, si ricorda mons. Enrique Angelelli, vescovo de La Rioja, impegnato per la giustizia e impavido nella denuncia dei soprusi delle autorità. Il 4 agosto 1976 rimase ucciso in un incidente stradale provocato ad arte: la sua macchina venne fatta ribaltare da un veicolo con a bordo tre militari. Le versioni ufficiali catalogarono la sua morte come incidente. Non ammisero che si trattò di assassinio fino all’aprile del 2011, quando venne riconosciuto che fu un’esecuzione su ordine della Giunta militare. Nel 2006, il presidente argentino Nestor Kirchner ha firmato un decreto dove dichiara il 4 agosto giorno di lutto nazionale. Era stato uno dei pochissimi vescovi argentini che concretamente si oppose alle prepotenze del potere golpista. (luigi sandri)

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