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La misericordia di papa Francesco contagia Cuba: indulto per migliaia di detenuti

La misericordia di papa Francesco contagia Cuba: indulto per migliaia di detenuti

Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 26/09/2015

38262 L'AVANA-ADISTA. Il papa a Cuba incontrerà Fidel Castro e forse lo avrà già fatto quando i nostri lettori avranno fra le mani queste pagine. Incontro che aveva dato come «molto probabile» il portavoce della Sala stampa vaticana, il gesuita p. Federico Lombardi, parlando con i giornalisti il 15 settembre. L'incontro risponde a «un desiderio espresso anche dallo Stato, pure quando il presidente Raúl Castro è venuto a Roma». “Anche” dallo Stato, dunque anche dal papa. Il quale, prima ancora di muoversi da Roma, ha “guadagnato” al popolo cubano l'indulto, che è stato accordato «in occasione della visita di Sua Santità, papa Francesco, come già successo quando sono venuti in visita Giovanni Paolo II e Benedetto XVI» (così recita la comunicazione ufficiale pubblicata su Granma il 10 settembre; lo stesso quotidiano cinque giorni dopo ha dato spazio in prima pagina e come primo titolo ad un affettuoso saluto al pontefice che era ormai prossimo a sbarcare all'Avana, il 19 settembre). 

Il nodo dei detenuti politici

Chissà se avrà esultato l'opposizione cubana alla notizia dell'indulto concesso dal Consiglio di Stato dell'isola a 3.522 carcerati. La forma dubitativa è lecita, perché – pur se in questo gruppo potrebbero esserci quelli, o qualcuno di quelli, che gli oppositori al governo castrista definiscono “detenuti politici” – la misura approvata esclude quanti si sono macchiati di gravi delitti (dall'omicidio, alla pedofilia, al traffico di droghe) e fra questi l'attentato alla sicurezza dello Stato. E secondo il governo, non c'è nessuno in carcere autore di questo reato se non colpevole anche di altro grave reato fra quelli esclusi dall'indulto. Non la pensano così gli oppositori, come Las Damas de Blanco (madri, sorelle, mogli che manifestano ogni domenica per la liberazione dei loro congiunti), mentre in accordo con il governo è, a quanto risulta, l'arcivescovo dell'Avana, card. Jaime Ortega, secondo il quale detenuti politici «non ce ne sono da tempo», cioè da quando egli stesso si adoperò perché fossero tutti liberati (v. Adista Notizie nn. 21, 28, 35, 48 e 66/10). 

Lo ha affermato ad inizio aprile scorso parlando con il settimanale spagnolo Vida nueva e lo ha ripetuto il 21 giugno alla tv spagnola Cadena ser, anche se, pochi giorni fa, il 2 settembre, in un'intervista alla televisione cubana, trasmessa in prima serata, ha ammorbidito tale asserzione, osservando che «ci sono da fare considerazioni di molti tipi sul concetto di prigioniero politico». Ha anche detto che esistono «varie liste di detenuti per motivi politici, ma i nomi non coincidono: in ogni lista, ce ne sono sempre vari che non compaiono in altre». 

Liste che l'arcivescovo è disponibile a studiare ed eventualmente a presentare. Allora «me le si porti a casa», ha sollecitato senza tuttavia nominare – come nel resto dell'intervista – né Las Damas (la loro lista contempla un'ottantina di detenuti politici, v. Adista Notizie n. 29/15), né altri gruppi di opposizione. 

D'altronde, in base ad una documentata analisi pubblicata il 18 agosto scorso da ArgenCuba e da Cubainformación, in queste liste «non solo non ci sono prigionieri politici, ma alcuni dei nomi sono di persone attualmente fuori di prigione», altri sono di «terroristi» e «assassini» (per una lettura integrale, in italiano, v. http://www.cubainformazione.it/?s=Dissidenti+cubani+difendono).

Nella sua intervista televisiva, il card. Ortega aveva anche dichiarato di aver ricevuto molte lettere di speranza in un indulto o in un'amnistia. «Non so se ci sarà, può anche darsi», «è una libera decisione dello Stato cubano», era stata la sua constatazione, nel classico stile del rispetto per competenze, ruoli e istituzioni che lo ha sempre contraddistinto.

I “frutti” di Francesco

La decisione, come noto, è giunta il 10 settembre. Fra gli indultati, fatta eccezione, come già detto, per chi abbia commesso i reati più gravi, «persone di oltre 60 anni, giovani minori di 20 senza precedenti penali, malati cronici, donne», quanti sono in attesa di libertà condizionata per il 2016, come anche «gli stranieri, sempre che il Paese di origine garantisca il loro rimpatrio».

Tranne gli stranieri, dunque, per i quali Cuba deve attendere risposta, ormai gli indultati saranno quasi tutti già fuori dal carcere («la misura sarà effettiva nel termine di 72 ore», si legge nel comunicato del 10/9), ma non abbandonati a se stessi, perché vari Ministeri – Interni, Lavoro, Sicurezza sociale, Salute, e Gioventù – coordineranno «le azioni necessarie per il reinserimento sociale e l'assistenza medica degli indultati che lo richiederanno».

«Profonda soddisfazione» per «il gesto umanitario» deciso dal Consiglio di Stato è stata espressa dai vescovi cubani il 12 settembre. «Con questa azione misericordiosa si anticipano i frutti che la visita di papa Francesco, come Missionario della Misericordia, ci lascerà per il benessere di tutto il nostro popolo».

I “frutti” comunque già portati dal dialogo fra Stato e Chiesa e dalle visite degli altri papi, si possono riassumere nei seguenti dati. Cuba, con una popolazione di oltre 11 milioni (dato del 2013), vede dediti al lavoro pastorale 357 sacerdoti, insieme – precisa AciPrensa (15/9) riportando numeri forniti dalla diocesi habananera – a 2.300 fedeli laici che curano le comunità e mettono a disposizione le loro case, dette “case missione”, laddove non ci sono templi. Il 62% di queste si trova in ambienti rurali. Le chiese sono in tutto 650; di queste 325 sono parrocchie. Le comunità religiose sono 96: 70 femminili, 26 maschili.

*Foto di Maddalena Ferrò

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