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Disuguaglianza e proprietà: «cambiamo le regole». L’edizione 2016 dell’Agenda Latinoamericana

Disuguaglianza e proprietà: «cambiamo le regole». L’edizione 2016 dell’Agenda Latinoamericana

Tratto da: Adista Documenti n° 35 del 17/10/2015

DOC-2740. ROMA-ADISTA. Che la disuguaglianza sociale nel mondo stia superando il limite di guardia, toccando livelli mai raggiunti prima nella storia, ce lo dicono prima di tutto i numeri: 85 persone possiedono l'equivalente del patrimonio della metà povera dell’umanità. E a partire dal 2016, per la prima volta, la ricchezza dell’1% della popolazione mondiale supererà quella del rimanente 99%. Non stupisce, pertanto, che l'Agenda Latinoamericana - nel suo 25° anno di vita e di militanza di spirito con la Patria Grande e la Patria Mondiale, «verso la Patria Maggiore» - abbia scelto di dedicare a questo tema, “Disuguaglianza e proprietà”, l'edizione del 2016, consapevole di come l’uguaglianza rivesta «quel carattere trasversale, quasi trascendentale, che - sottolinea José María Vigil, ideatore dell’Agenda insieme a Pedro Casaldáliga - i rivoluzionari di tutti i tempi le hanno attribuito». E di come «il rapporto di causa-effetto tra la proprietà privata e le disuguaglianze sociali, la soppressione della proprietà e la condivisione dei beni della terra» rappresentino, come evidenzia Juan José Tamayo, «tre invarianti nella storia delle utopie prodotte in tutta la storia del genere umano».

È, infatti, proprio nel modo in cui si è costituita la proprietà privata dei beni dell'umanità (minacciando di estendersi agli esseri viventi, all’acqua, alla biodiversità, persino all’ossigeno) che la disuguaglianza affonda le sue radici, accompagnandosi oggi a un'altra drammatica e attualissima questione: quella della giustizia ambientale e climatica. Perché, è chiaro, difesa dell’ambiente e superamento della disuguaglianza devono, oggi, andare necessariamente di pari passo: se a essere in pericolo è la totalità degli ecosistemi del pianeta, l’impatto della crisi ambientale e climatica si rivela infatti straordinariamente diseguale e le regioni e le popolazioni più colpite sono proprie quelle che hanno meno responsabilità nelle dinamiche predatorie. È solo dunque attraverso un completo adeguamento del modello produttivo ai limiti del pianeta (accettando l'inevitabile decrescita della sfera materiale dell'economia) e una radicale ridistribuzione della ricchezza che diventa possibile, al tempo stesso, allentare la pressione umana sugli ecosistemi e garantire condizioni di vita degne per tutti. 

Esattamente il contrario di ciò a cui oggi stiamo assistendo, mentre, come scrive Pedro Casaldáliga, «pecore e lupi commerciano in libertà», e altrettanto liberamente il capitale virtuale naviga attraverso le Borse valori, grazie al «sequestro democratico di una società in cui il popolo elegge e affida il potere ai plutocrati e i poveri votano i partiti dei ricchi», cosicché c'è quasi da «schiaffeggiarsi il viso o pizzicarsi il braccio per verificare che non abbiamo perso la sensibilità». 

Una società così profondamente diseguale non potrà tuttavia sostenersi ancora a lungo. Se, come avverte Nick Hanauer, «non esistono esempi nella storia dell’umanità in cui la ricchezza si sia tanto accumulata senza che mai le persone insorgessero in armi», ci resta pur sempre, afferma Casaldáliga, la possibilità di optare, anziché per le armi, per un riarmo culturale, per un «lavoro di coscientizzazione, di pensiero critico, di resistenza», rompendo l’incantesimo dell'egemonia del capitale attraverso pratiche alternative di cittadinanza e una coerente e responsabile partecipazione politica democratica. Così da trasformare il sogno, «comprensibile eppure distruttivo», di entrare a far parte della piccola minoranza privilegiata di abitanti del pianeta - un sogno di cui, nota David Molineaux, «gli acquisti di massa di biglietti della lotteria rappresentano la punta dell’iceberg» - nell'anelito a una vita piena per tutti. Perché è questo il grande successo dell'attuale sistema di sfruttamento: aver ottenuto, come scrive Yayo Herrero, «che la gente guardi con gli stessi occhi di coloro che la opprimono», che «le persone facciano proprie, accettandole, le nozioni di progresso, ricchezza, proprietà, libertà o gerarchia che sono indispensabili perché il regime si mantenga». Smettiamola allora, una volta per tutte, come ci ricorda José Antonio Pagola, di adagiarci sul «nostro piccolo benessere, vuoto di compassione e di solidarietà», alimentando «in noi stessi questa “segreta illusione d’innocenza” che ci permette di vivere con la coscienza tranquilla, pensando che la colpa è di tutti e di nessuno».

E che questo sogno di una vita piena, di una vita in abbondanza per tutta l'umanità e per tutte le creature del pianeta, sia davvero possibile, ce lo dice, secondo Molineaux, lo stesso «lungo tragitto della vita sul nostro pianeta», con la sua «rotta fissata verso la pienezza». Una tendenza inconfondibile che ha raggiunto finora il massimo splendore nell’era cenozoica, la nostra era, iniziata circa 65 milioni di anni fa, con il dispiegarsi delle più diverse manifestazioni di bellezza: «i colori e gli aromi dei fiori; il sapore della frutta e del miele; le farfalle e le lucciole; il volo degli uccelli; il canto delle balene; e le molteplici sensibilità e intelligenze dei mammiferi». Il tutto in attesa dell'avvento «di un’abbondanza incalcolabilmente maggiore», che sarà possibile grazie alla nascita «di un nuovo mito trasformatore» capace di far scaturire le necessarie energie collettive . Non a caso è in questi termini paradossali che il fisico matematico Brian Swimme, citato da Molineaux, parla delle prospettive dell’umanità: «Siamo arrivati a un momento di crisi suprema: non possiamo permetterci il lusso di intraprendere alcuna azione che non sia urgente e improrogabile e di indubbia efficacia. Quindi sediamoci e raccontiamoci storie».

Vi proponiamo, l’“Introduzione fraterna” di Pedro Casaldáliga e stralci delle riflessioni di Teresa Forcades i Vila e di Marcelo Barros (l’Agenda, la cui edizione italiana è curata dal Gruppo America Latina della Comunità Sant’Angelo, da Adista e dal Sal, può essere richiesta ad Adista, telefonando allo 06/6868692 o scrivendo ad abbonamenti@adista.it; oppure acquistata online sul sito di Adista). 

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