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Vedere oltre. In ricordo di Christian Albini

Vedere oltre. In ricordo di Christian Albini

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 3 del 21/01/2017

“Vedere oltre”. Così Christian Albini aveva voluto intitolare il percorso di riflessioni proposte quest’anno dal Centro di spiritualità della Diocesi di Crema che dirigeva. E mi aveva chiesto di inaugurarlo il 12 ottobre dialogando con lui su “Vedere più lontano il volto di Dio: l’Islam”. Non poteva immaginare che un paio di mesi dopo l’improvvisa recrudescenza del male con cui aveva combattuto anni fa lo avrebbe portato nel volgere di appena una settimana ad andare oltre e contemplare faccia a faccia il Signore che aveva tanto cercato. Christian Albini si è spento nella pace lunedì 9 gennaio, attorniato dall’amore di sua moglie Silvia, di Davide, Michele e Sofia e di quanti, vicini e lontani, lo hanno amato. È andato a “vedere oltre”, e oggi qualcuno sta vedendo la realtà di quaggiù con le cornee che Christian ha voluto donare come ulteriore, naturale gesto di spossesso.

Ma a guardare e vedere oltre Christian si era abituato da tanto tempo, con una rara capacità di discernimento di quanto gli accadeva attorno, con la fraterna naturalezza con cui viveva la sua condizione di uomo, di cristiano, di padre e poi di insegnante, di teologo, di scrittore, di quotidiano dispensatore di pensiero attraverso il web, anche qui con quanta capacità di vedere oltre... Quando sei anni fa la nostra conoscenza e stima “virtuale” è divenuta amicizia e incontro tra persone, mi confidò: «È stato da parte mia un incontro atteso e di cui sono felice. Al di là di scritti e collaborazioni, ci sono cose più importanti: innanzitutto le persone. Finora per me Bose era stato soprattutto delle parole su dei libri. Il trovare dei volti, il cogliere – seppure per frammenti – qualcosa di una vita vera, il percepire delle consonanze è su tutt’altro piano».

L’insegnamento del Concilio gli era giunto incarnato per lui e per la sua comunità parrocchiale dall’amato don Agostino Cantoni e lo aveva reso un uomo e un cristiano saldo nella fede, radicato nella parola di Dio, animato dalla speranza – “Sperare per tutti” aveva intitolato il suo blog – rimasta sulla sua bocca e nel suo cuore fino alle ultimissime parole, generoso nella carità verso gli ultimi, che fossero i piccoli, i disabili o gli immigrati. Christian era convinto di non fare nulla di straordinario: è la nostra vita quotidiana che può essere straordinaria. E tale sapeva renderla per i suoi cari e per quanti incontrava: in tanti in questi giorni hanno ricordato la sua passione per la cucina, per il cibo preparato con cura e condiviso con amicizia, per le ordinarie incombenze di una padre di famiglia che diventano il normale tessuto in cui ciò in cui si crede si invera nella vita di comunione.

Come teologo non accademico Christian ha cercato e trovato uno stile accessibile senza venir meno al rigore e alla serietà. Se ripercorriamo i suoi libri – dai tre volumi Una pausa con Dio dedicati ai Vangeli feriali (Paoline) al recente Sopportare pazientemente le persone moleste (EMI), dall’Arte della misericordia (che volle pubblicato da Qiqajon in  segno di amicizia e consonanza) a quel Cerco parole buone (Paoline) dove aveva raccolto le sue riflessioni su vita, amore e morte – troviamo a ogni pagina il suo interrogarsi su Dio, sugli altri e sulla vita, il suo porsi in dialogo attento e rispettoso, il suo sognare a occhi aperti – e quindi operare per – una Chiesa povera e per i poveri, una società accogliente e plurale, un mondo degno della grandezza di ogni essere umano. 

Molti di noi oggi non hanno “perso” un amico: nel dolore e nella speranza della risurrezione lo hanno visto andare oltre a contemplare infine la realtà con lo sguardo stesso di Dio. Ora Christian Albini ha fatto sue fino in fondo le parole di un altro Christian, il priore di Tibhirine, che tante volte avevamo evocato insieme: ora «sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell'islam [e di ogni credo] come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze».

* monaco di Bose, direttore delle edizioni Qiqajon

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