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La resistibile ascesa di p. Edoardo Scognamiglio, il frate che attacca il papa e spende soldi non suoi

La resistibile ascesa di p. Edoardo Scognamiglio, il frate che attacca il papa e spende soldi non suoi

Tratto da: Adista Notizie n° 14 del 08/04/2017

38913 CASERTA-ADISTA. Due giudici, in primo grado ed in appello, lo hanno estromesso dal suo incarico di esecutore testamentario per aver stornato i soldi che gli erano stati affidati. Nonostante ciò, p. Edoardo Scognamiglio, frate dell’ordine dei frati minori conventuali, professore di teologia, attuale ministro provinciale dei frati minori conventuali della Provincia di Napoli, direttore della rivista di teologia Asprenas della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sezione San Tommaso d’Aquino (Na), nonché direttore della Commissione per l’ecumenismo ed il dialogo religioso della diocesi di Caserta (forte è infatti il sodalizio con l’attuale vescovo di Caserta, mons. Giovanni D’Alise), non sembra aver risentito di questo piccolo “incidente” nella sua carriera di teologo in ascesa e di ecclesiastico in carriera.

Sembra impossibile, specie nei tempi della “renovatio” di papa Francesco, eppure è così. Non solo: pur essendo p. Scognamiglio un severo critico proprio dell’attuale pontificato, cui ha dedicato parole ed espressioni non certo lusinghiere, il frate insegna in Vaticano Dialogo interreligioso e Introduzione all’Islam presso la Pontificia Università Urbaniana ed è (dal 2009) tra i consultori del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Ma cominciamo dall’inizio, e cioè dalle questioni giudiziarie. Tutto ha inizio nel 2008, quando la signora Angela Maria Varvo, di Maddaloni, muore, indicando quale proprio esecutore testamentario padre Edoardo Scognamiglio. Ebbene, sul conto corrente della donna viene prima effettuato un sostanzioso prelievo, 18.199 euro, poi una serie di pagamenti, eseguiti tramite bancomat, per un totale di 3.813 euro.

A scoprire questi prelievi sono i parenti ed eredi ella Varvo, che presentarono immediatamente richiesta di estromettere p. Scognamiglio dalla gestione economica del lascito testamentario. Il 25 marzo 2014, una ordinanza, firmata dal presidente dell’Ufficio Volontaria Giurisdizione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Giancarlo De Donato, ha esonerato il padre francescano dall’ufficio di esecutore testamentario accogliendo così il ricorso di Michele D’Angelo, fratello di Angela Maria, Pasquale d’Angelo, suo cugino; e di Mario Sposito di Lucia e Filomena Sposito di Lucia, legatari della defunta, ossia destinatari di un suo bene patrimoniale.

Tra le spese contestate da De Donato ci sono 6mila euro per la celebrazione di cicli gregoriani di messe in suffragio «senza aver ottenuto il previo consenso dei legatari»; 1.200 euro spesi ogni anno per tre anni per la pulizia della cappella funeraria per la quale, sottolinea il giudice, «sarebbe bastato un quinto della spesa»; 5.300 euro spesi per la manutenzione del giardino della villa di Angela Maria Varvo nel periodo dal 2 luglio 2008 al 17 marzo 2010 ed altri 2mila per il periodo dal 28 luglio 2010 al 3 maggio 2012. Ma soprattutto 13.635 euro incassati dall’esecutore con una causale del tutto generica, ossia «per coprire spese pregresse». Dopo questa prima ordinanza padre Scognamiglio, attraverso i suoi legali, ha fatto istanza di appello. Ma anche l’ordinanza di secondo grado, (procedimento camerale 483/2014) del 10 luglio 2014 ha dato torto al religioso. Nella motivazione di rigetto, firmata dal giudice della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Castiglione Morelli vengono confermati tutti i rilievi fatti dal giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere e si rilevano in particolare sia il mancato consenso da parte degli eredi della Varvo a diverse spese fatte dal religioso, sia la mancante o deficitaria documentazione comprovante le spese dichiarate da p. Scognamiglio. Eppure, nonostante questa vicenda piuttosto imbarazzante, in quello stesso anno, il 2014, padre Scognamiglio fu indicato tra i nomi della terna inviata in Vaticano per la nomina a ausiliare di Napoli. Alla fine però non fui lui ad essere designato come braccio destro del card. Crescenzio Sepe, ma mons. Gennaro Acampa, cui venne affiancato, a settembre 2014, anche un altro ecclesiastico, mons. Salvatore Angermi.

Sul fronte delle sue critiche a papa Francesco, basterà invece citare quanto il frate ha scritto in una sua recensione del libro di Antonio Socci, Non è Francesco. La Chiesa nella grande tempesta, comparso sulla rivista teologica Asprenas diretta dallo stesso frate, sul n. 61/2014. «È fuori di dubbio che Francesco dovrebbe essere più prudente nel suo modo di esprimersi, di prendere iniziative, di criticare la Chiesa cattolica nei suoi ordini direttivi», scrive Scognamiglio. Che rincara subito dopo la dose: «C’è il pericolo che la simpatia indiscussa per questo papa, umile servo della vigna del signore, un po’ dinoccolato nel suo modo di presentarsi e celebrare, faccia riemergere con forza il motto sessantottino: “Cristo sì, Chiesa no”. C’è molto malumore tra vescovi e sacerdoti che, da papa Francesco, si sentono soltanto giudicati. C’è un non so che di stonato in certe battute di papa Francesco che faranno pure sorridere, ma che sono sicuramente inadeguate se pronunciate da un capo di Stato e, soprattutto, leader religioso. A volte poi Bergoglio appare più egocentrico e mediatico di qualsiasi altra star internazionale, compreso pure Giovanni Paolo II. C’è altresì chi fa notare che papa Francesco porta con sé un’immagine negativa della Chiesa in Europa o comunque di quella occidentale». 

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