Nessun articolo nel carrello

2 giugno

2 giugno

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 21 del 03/06/2017
Tags:

Quest’anno, il 2 giugno, potremo celebrare la festa della Repubblica con minore preoccupazione dello scorso anno, quando una riforma costituzionale appena approvata dal Parlamento, accoppiata ad una riforma elettorale, prefigurava una violenta alterazione dell’identità della Repubblica ed uno svuotamento dei principi della democrazia parlamentare.

Per fortuna il referendum del 4 dicembre scorso ha sventato questo progetto ed ha salvato l’onore della Repubblica, riconfermando, come aveva fatto con il voto del 25/26 giugno del 2006, che la Costituzione, nella sua impostazione fondamentale, non si tocca. 

Il progetto di sostituire il cuore dell’ordinamento democratico allo scopo di ridimensionare il ruolo del Parlamento e mortificare le autonomie è stato cancellato. Con esso è caduto anche il sistema elettorale messo in piedi per la nuova Costituzione Renzi/Boschi. Prima ancora che venisse azzoppato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 35 del febbraio 2017, l’Italicum è uscito sconfitto dal voto popolare del 4 dicembre scorso perché, se restano in piedi due Camere elettive, non si può avere una legge elettorale che regola l’elezione di una sola Camera. Con un solo voto sono stati cancellati due orrori. 

È dal 5 dicembre che è apparso a tutti evidente che il Parlamento avrebbe dovuto varare una nuova legge elettorale. Dopo aver fatto sei mesi di silenzio, il Pd ha bocciato, il 16 maggio, la proposta di riforma presentata dal presidente della Commissione affari costituzionali della Camera e soltanto il giorno dopo ha tirato fuori dal cappello la sua proposta di legge, (denominata Rosatellum) di cui è stato nominato relatore l’on. Fiano, capogruppo del Pd nella Commissione Affari Costituzionali. Contemporaneamente, il segretario del Pd Matteo Renzi ha scoperto che si è perso troppo tempo ed ha tuonato contro i ritardi pretendendo che la riforma sia portata in aula subito ed approvata entro il mese di giugno. «Chiediamo a tutti i partiti di non perdere altro tempo. Sono passati sei mesi dal referendum, non prendete in giro gli italiani». Si potrebbe discutere su chi prende in giro gli italiani, ma non è questo il problema. 

Il problema è quello di capire che vino c’è nella botte di Fiano. Le leggi elettorali sono di fondamentale importanza perchè definiscono i connotati della democrazia costituzionale e danno sostanza a principi di un certo peso, come le modalità con cui si esercita la sovranità popolare (art. 1 Cost., secondo comma); le forme in cui si realizza l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3 Cost., secondo comma); l’esercizio del diritto di voto, che dovrebbe essere diretto, uguale, libero e segreto (art. 48) e, in definitiva, determinano se e come dare attuazione al principio secondo cui «tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale» (art. 49 Cost.). Per questo è doveroso che la scelta del sistema elettorale sia frutto di un dibattito pubblico e trasparente attraverso il quale i partiti sottopongano le loro scelte al giudizio dei cittadini, invece di tenerle nascoste fino all’ultimo.

Dopo il referendum che ha confermato la validità del modello di democrazia concepito dai costituenti,  e dopo la censura di incostituzionalità di due successivi sistemi elettorali, l’esigenza politica non più eludibile è questa: il sistema elettorale deve restaurare la sovranità del cittadino elettore, deve restituire ai cittadini il potere di concorrere a determinare la politica nazionale mediante un Parlamento composto da rappresentanti liberamente scelti. In altre parole, i gruppi dirigenti dei partiti devono fare un passo indietro e restituire ai cittadini quei poteri che hanno loro confiscato con leggi come il Porcellum, facendo sì che possano scegliere da chi essere rappresentati e che i voti siano liberi e uguali e non forzati per pilotare il sistema verso sbocchi predefiniti. 

Non è questo il vino contenuto nella botte di Fiano. Quella che viene somministrata al popolo italiano è una merce adulterata, una bevanda tossica.  Ancora una volta il capo o i capi dei principali partiti potranno determinare la composizione dell’assemblea parlamentare, assegnando il seggio ai propri fedelissimi, senza che il cittadino elettore possa mettervi becco, e potranno tenere fuori dal Parlamento le minoranze sgradite. Il diavolo sta nei particolari: sono state reintrodotte le liste bloccate per il 50% dei seggi (quota proporzionale), mentre per l’altro 50% (quota maggioritaria), la pur minima possibilità di scelta fra i candidati del collegio uninominale viene fortemente condizionata dal fatto che si esprime un solo voto e che il voto dato al candidato nel collegio uninominale si trasferisce automaticamente alla lista dei candidati nel collegio plurinominale e viceversa. La rappresentatività delle assemblee parlamentari ne risulterà fortemente ridimensionata perchè l’uninominale maggioritario premierà le forze politiche localistiche determinandone una sovrarappresentazione  a scapito dell’uguaglianza del voto, e in ogni caso, la composizione della rappresentanza sarà ancora una volta nelle mani di pochissimi individui, mantenendo in piedi il carattere oligarchico del sistema politico. Il voto non è libero, personale e diretto come afferma la Costituzione e gli elettori potranno solo ratificare le decisioni dei capi partito. Tutti i candidati sono designati dai partiti nei collegi uninominali o nelle liste bloccate, ma alcuni particolarmente cari ai capi partito possono essere candidati sia nel collegio uninominale che in tre collegi plurinominali; questo impedirà agli elettori di bocciarli.

Gli elettori hanno il diritto di decidere da chi vogliono essere rappresentati e il loro voto deve essere libero ed uguale negli effetti. L’Italia ha bisogno che la rappresentanza del popolo italiano sia reale e non alterata da leggi bugiarde. Questo è indispensabile per ripristinare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, per evitare lo svuotamento della democrazia garantita dalla Costituzione, per evitare derive autoritarie e personalistiche. 

 

* giudice presso la corte di Cassazione

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.