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Papa Francesco chiede scusa agli abusati: ho sbagliato termine, ma confermo il mio pensiero

Papa Francesco chiede scusa agli abusati: ho sbagliato termine, ma confermo il mio pensiero

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Il “caso Barros” – mons. Juan Barros, il vescovo cileno che i fedeli della diocesi di Osorno rifiutano perché lo ritengono in qualche modo colluso con l’ex sacerdote pedofilo Fernando Karadima – era la buccia di banana di questo viaggio in Cile e Perù di Francesco (v. Adista Notizie n. 1/18) conclusosi il 22 gennaio, e il papa c’è scivolato alla grande. C’è scivolato quando, a Iquique, ha detto «Il giorno che avremo una prova contro il vescovo Barros parlerò. Non c’è una sola prova d’accusa. Le altre sono tutte calunnie, chiaro?». Ha cercato di “rialzarsi” (anche perché la forte critica del card. O’Malley, l’arcivescovo di Boston a capo della Commissione vaticana antipedofilia, ha fatto più chiasso della difesa che il papa ha fatto di Barros, v. adista.it del 21/1/18), durante la conferenza stampa che ha tenuto sull’aereo che lo riportava a casa, chiedendo scusa alle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti. «Quando (Barros) è stato nominato», ha innanzitutto raccontato, «è andato avanti tutto questo movimento di protesta e lui mi ha dato le dimissioni per la seconda volta; ho detto: “No, tu vai”. Ho parlato a lungo con lui, altri hanno parlato a lungo con lui... 'Tu vai' e voi sapete cosa è successo lì il giorno della presa di possesso... Si è continuata l’indagine su Barros: non vengono le evidenze (...). Non posso condannarlo, perché non ho le evidenze; ma anche io sono convinto che sia innocente».

E poi le scuse, così come le riporta radio Vaticana del 22/1: «Cosa sentono gli abusati: su questo devo chiedere scusa perché la parola ‘prova’ ha ferito tanti abusati... Chiedo scusa se li ho feriti senza accorgermene, fatta senza volerlo (...). Mi accorgo che la mia espressione non è stata felice... Barros resterà lì, non posso condannarlo se non ho evidenza (…). Io ho pensato a quello del cardinale O’Malley, lo ringrazio della dichiarazione perché stata molto giusta, ha detto tutto quello che io ho fatto e faccio e che fa la Chiesa».

Commenta Radio vaticana, portando una “prova” a difesa del pontefice: «Il termine “evidenze” diventa per un po’ il protagonista della conferenza stampa. Perché il Papa riconosce con sincerità di aver usato un termine sbagliato quando ha detto che in mancanza di prove non avrebbe preso provvedimenti nei riguardi di mons. Barros. Un’espressione che ha urtato la sensibilità delle vittime di abusi e Francesco lo riconosce con schiettezza aiutato, dice, anche dalla dichiarazione rilasciata sulla questione dal cardinale O’Malley». Non possiamo esimerci dall’osservare che, nel contesto dato, il termine “evidenze” non è che un sinonimo di “prove”, solo meno usato nei contenziosi giudiziari.

* foto di Korea.net tratto da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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