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“8 marzo, partecipate allo sciopero femminista!”. L’invito della diocesi di Palencia a “cristiane e cristiani”

“8 marzo, partecipate allo sciopero femminista!”. L’invito della diocesi di Palencia a “cristiane e cristiani”

PALENCIA-ADISTA. Un comunicato dei due maggiori sindacati spagnoli, la Confederazione sindacale delle Commissioni operaie (Ccoo) e l’Unione Generale dei Lavoratori (Ugt) ha indetto, già a fine gennaio, uno sciopero femminista per l’8 marzo, Giornata internazionale della donna. «Questo otto marzo», scrivevano nel loro annuncio, «dobbiamo fare un passo in più, oltre le mobilitazioni, manifestazioni, concentrazioni degli anni passati. Perciò stavolta convochiamo uno sciopero per dare visibilità a tutti i problemi che stanno interessando il nostro Paese e a tutte le discriminazioni di cui stanno soffrendo le donne per accedere al mercato del lavoro e, quando vi entrano, per la disparità di opportunità» di cui sono vittime. La disoccupazione, è stato precisato nella conferenza stampa di presentazione, è un 3,5% più alta fra le donne, che inoltre hanno impieghi a tempo parziale per il 74%. Ma più in particolare, la convocazione femminista è stata decisa per la persistenza delle violenze di stampo machista, dallo stalking al femminicidio. Nel corso del tempo, hanno aderito all’iniziativa numerose altre sigle sindacali e associazioni femministe.

Forte arriva adesso il plauso dalla diocesi spagnola di Palencia – retta dal giugno 2016 da mons. Manuel Herrero Fernández – il cui Segretariato per la Pastorale operaia e del Lavoro invita «cristiane e cristiani» alla più massiccia partecipazione alle manifestazioni e allo sciopero dell’8 marzo, «convocati», precisa un comunicato, «per dare visibilità alle discriminazioni che patiscono le donne nel campo del lavoro e negli altri ambiti di questa società patriarcale e discriminatoria». Questa giornata «ha alle spalle una lunga storia di lotte operaie, sociali e politiche». «Sono state molte le donne valorose e lottatrici che non si sono rassegnate ad accettare una struttura sociale che condanna la donna allo sfruttamento, all’emarginazione e alla irrilevanza sociale». «Oggi è il giorno del riconoscimento e dell’omaggio che vogliamo rendere a tutte loro per il loro valoroso lascito».

Il capitalismo neoliberista è discriminante, immorale, disumanizzante

Anche oggi «le donne continuano a non veder rispettata la loro dignità», osserva il comunicato dell’episcopato palenciano, che denuncia come «il capitalismo neoliberista stia originando una frattura di genere discriminante per le donne»; «l’immoralità dell’attuale sistema sociale e culturale» sta «creando un modo di intendere e organizzare il lavoro disumanizzando le persone, sottomettendole a condizioni di vita precaria» e «consolidando una società indecente, con maggiori diseguaglianze e una maggiore povertà, che ha sempre più il volto della donna».

«Condanniamo ogni tipo di violenza di genere», è dunque la conclusione del documento, che, mentre rivendica «un cambiamento del sistema economico e della cultura», invita a «promuovere un’educazione sui valori dell’uguaglianza, del rispetto, della solidarietà e complementarità, che rompano con i canoni imposti dalla femminilità e dalla mascolinità che ci stanno impedendo di svilupparci in modo integrale come persone libere».

Agli antipodi di questa visione, osserva Religión digital (6/3), si situa il precedente vescovo di Palencia, ora vescovo di San Sebastián, mons. José Ignacio Munilla, convinto che il «femminismo radicale o di genere» abbia «come vittima la stessa donna». A proposito della convocazione dell’8 marzo, ha detto che le rivendicazioni avanzate sono contrarie ad un «sano femminismo», perché si mescolano con rivendicazioni quali «aborto libero e gratuito, lesbismo e bisessualismo». Insomma, riassume Munilla, la lotta di classe come «lotta dei sessi».

*Foto tratta da Wikimedia Commons immagine originale e licenza

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