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Il vicario di Aleppo: le potenze «vogliono distruggere la Siria»

Il vicario di Aleppo: le potenze «vogliono distruggere la Siria»

«Non vi è la volontà di lasciare in pace questo Paese». Attori regionali e potenze mondiali «sembra stiano cercando sempre più un pretesto per intervenire con una durezza ancora maggiore, e combattere». È quello che constata il vicario apostolico di Aleppo in Siria, mons. Georges Abou Khazen, commentando con AsiaNews (10/3) l’escalation della guerra all’indomani dell’attacco a Douma, nella Ghouta orientale (periferia est di Damasco), dove secondo fonti di opposizione, il governo del presidente Bachar Al Assad avrebbe fatto uso di armi chimiche. Damasco smentisce con forza le accuse, come fa il suo più potente alleato, la Russia, e, informa l’ecclesiastico, «sta chiedendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di inviare una commissione di inchiesta». Tuttavia, lamenta, le potenze del blocco anti-Assad [Stati Uniti, Regno Unito, Francia] vogliono adottare il pugno di ferro e non sembrano «accettare alcun compromesso». Il presidente Usa Donald Trump sta in effetti valutando l’ipotesi di attaccare la Siria, con ciò facendo salire alle stelle la tensione con la Russia, che dal canto suo denuncia la «campagna di aggressione» contro uno Stato sovrano.

Secondo fonti dell’opposizione  - «ma non vi sono conferme indipendenti», nota AsiaNews - nell’attacco chimico sono morte circa 60 persone, fra cui donne e bambini, e almeno mille sarebbero i feriti. L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia smentisce con forza che sia avvenuto questo tipo di attacco: «non ci sono prove», afferma.

«Russia e Stati Uniti dicono tutto e il contrario di tutto. Washington accusa ma non ha certezze. Quello che non mi spiego - osserva il vicario di Aleppo - è il senso di un attacco con armi chimiche dopo aver già liberato quasi tutto il territorio della Ghouta orientale. Mi sembra poco credibile e mi chiedo chi possa trarre vantaggio da tutto questo».

In tale contesto di crescenti accuse e violenze, non resta che accogliere - è l’atteggiamento disarmato di mons. Abou Khazen - l’appello per la pace di papa Francesco: «Le parole del pontefice corrispondono alla nostra posizione e al nostro desiderio più grande. Vogliamo la pace. Di fronte a queste azioni e alle conseguenti minacce, la gente ha paura e l’escalation degli ultimi giorni preoccupa moltissimo. Non saprei dire cosa è cambiato nelle ultime settimane, ma si vede che vi è la ricerca di un pretesto per distruggere il nostro Paese». Invece «bisogna arrivare a una soluzione condivisa - conclude mons. Abou Kazen - ma se non si adotta il criterio della verità e si sfruttano menzogne e bugie per i propri fini sarà difficile. E a pagarne le conseguenze saranno sempre le famiglie siriane, devastate sul piano economico, sociale e morale da un conflitto senza fine».

*Foto di Arian Zwegers tratta da wikimedia commons immagine originale e lcienza

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