Nessun articolo nel carrello

Moni Ovadia: «è un'infamia» accusare di antisemitismo chi critica la politica di Israele

Moni Ovadia: «è un'infamia» accusare di antisemitismo chi critica la politica di Israele

Accusare di anti-semitismo chi critica la politica di Israele è «un’infamia, una bieca propaganda per tappare la bocca degli uomini liberi, una viltà per impedire qualsiasi discorso sull’ingiustizia subita dal popolo palestinese e anche una forma di corto-circuito psicopatologico, di paranoia. È come se chi la formula vivesse nella Berlino del 1935 e non in un paese armato fino ai denti, dotato anche di armi nucleari e alleato non solo degli Stati Uniti, ma anche di fatto dell’Egitto, della Giordania e dell’Arabia Saudita. L’unico paese che fa quello che vuole e ignora le risoluzioni dell’ONU senza che la comunità internazionale muova un dito». È l’opinione espressa da Moni Ovadia – uomo di teatro e di cultura impegnato da tempo nella ricerca di una soluzione del conflitto israelo-palestinese e per questo vincitore nel 2005 del Premio Colombe per la Pace – nell’intervista rilasciata all’agenzia Pressenza e pubblicata il 24/8.

Ovadia considera la legge approvata un mese fa dal Parlamento israeliano, che dichiara Israele “Stato nazionale del popolo ebraico”, «una legge che istituisce de iure l’apartheid e il razzismo, che esisteva già “de facto” ed esprime una logica e una mentalità colonialista. «È una follia, quando il 20% della popolazione è arabo-palestinese e dunque Israele è già uno stato bi-nazionale». E neanche tutti gli israeliani sono d’accordo: «ci sono quelli attanagliati dalla paura e preda del mito dell’accerchiamento, quelli che preferiscono non vedere la realtà e quelli che criticano questa politica e pagano le conseguenze del loro coraggio. Purtroppo questi ultimi sono una minoranza, ma nella storia sono state spesso le minoranze a redimere e salvare. La maggioranza ha il diritto di governare, ma non quello di avere ragione».

Ci sono in Israele «iniziative coraggiose e ammirevoli», sottolinea Ovadia, «portate avanti da persone che vengono boicottate dal governo e accusate di essere contro gli interessi di Israele». Per esempio l’organizzazione Combatants for Peace, che riunisce israeliani e palestinesi, o – come ricorda l’intervistatore - «la Marcia delle Madri ha coinvolto migliaia di donne ebree, musulmane e cristiane per esigere una soluzione nonviolenta del conflitto accettabile dalle due parti». Ma, aggiunge Moni Ovadia, «vorrei citare anche i giovani obiettori di coscienza, che preferiscono andare in carcere, piuttosto che servire nei territori occupati e associazioni per i diritti umani come B’Tselem. Due anni fa il suo direttore Hagai El-Ad ha auspicato “azioni immediate” contro gli insediamenti di Israele durante una sessione speciale  del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’occupazione e ha denunciato l’”invisibile, burocratica violenza quotidiana” che i palestinesi subiscono “dalla culla alla tomba”».

I pacifisti che in Israele lottano per la pace, è la sollecitazione di Moni Ovadia, devono però essere supportati dall’esterno: con «un lavoro culturale» per «non smettere mai di ribadire che la denuncia delle ingiustizie e delle sopraffazioni subite dai palestinesi non c’entra niente con l’anti-semitismo e la Shoa»; con la «pressione sui governi perché prendano posizione ed esigano il rispetto delle risoluzioni dell’ONU sempre violate da Israele»; e «appoggiare il movimento BDS, una campagna globale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, chiedendo all’Europa di sequestrare in quanto illegali le merci prodotte nei territori occupati e negli insediamenti dei coloni».

*Foto di Snowdog tratta da Wikimeida Commons immagine originale e licenza

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.