
Brasile: dopo la sconfitta è tempo di resistenza. I movimenti popolari si preparano alla lotta
Tratto da: Adista Notizie n° 39 del 17/11/2018
39565 BRASILIA-ADISTA. Le elezioni sono finite, ma la lotta sta appena cominciando. Così hanno reagito il Frente Brasil Popular e il Frente Povo Sem Medo alla vittoria di Bolsonaro al ballottaggio del 28 ottobre, convocando già il giorno successivo diverse manifestazioni in varie parti del Paese. «Continueremo a difendere la Costituzione, la tolleranza, un Brasile in cui ci sia posto per tutti – hanno assicurato – e a combattere ogni pericolo di dittatura, la cancellazione delle conquiste sociali, la vendita del patrimonio pubblico, la cessione delle ricchezze nazionali, il razzismo e la misoginia, l'omofobia e la minaccia della violenza istituzionalizzata».
"Resistere" è diventata, insomma, la nuova parola d'ordine. «La tristezza deve trasformarsi rapidamente in resistenza», aveva già affermato subito dopo la diffusione dei dati la candidata alla vicepresidenza Manuela D'Ávila: «Hanno vinto loro, ma la lotta proseguirà. Rimerremo uniti, a resistere e a difendere la democrazia e la libertà». Una resistenza che il candidato presidenziale per il Psol, Guilherme Boulos, l'astro nascente della sinistra brasiliana, ha tradotto nei termini della nascita di «un fronte ampio per la democrazia in Brasile con tutti coloro che in questo secondo turno hanno saputo collocarsi dalla parte giusta della storia». E ribadendo quanto aveva già espresso di fronte alla minacciosa alternativa tra esilio e galera posta da Bolsonaro agli oppositori – «tra la prigione e l'esilio sceglieremo le strade» –, Boulos ha assicurato che la democrazia risorgerà: «Domani è un altro giorno e, fino ad allora, staremo con coraggio nelle strade di questo Paese lottando per la democrazia e per i nostri diritti. Il Brasile è molto più grande di Jair Bolsonaro».
Già negli ultimi giorni prima del voto, in realtà, nelle grandi città si respirava un clima nuovo. Più che le manifestazioni di massa in appoggio a Fernando Haddad, ha scritto Eric Nepomuceno, «mi richiamavano l'attenzione le mobilitazioni spontanee, nelle strade e nelle piazze di centinaia e centinaia di città brasiliane ». Ed è una moltitudine di gente quella che si è recata alle urne portandosi dietro un libro, rispondendo all'auspicio di Fernando Haddad, il quale, in reazione alle parole pronunciate da Bolsonaro sull'opportunità che ciascuno girasse con un'arma, aveva manifestato il suo desiderio di vedere ogni cittadino con un libro in mano.
Come ha ricordato il sociologo Luiz Alberto Gómez de Souza, nelle ultime settimane si era insomma registrato «un certo processo di presa di coscienza della cittadinanza, come un risveglio di alcuni settori della popolazione di fronte a un pericolo imminente». La speranza, palpabile nelle grandi città e particolarmente diffusa tra le donne e tra i giovani, era insomma quella della "virada", la possibile rimonta. Che, in effetti c'è stata, anche se incompleta. Ci fosse stato un po' più di tempo, chissà, il risultato sarebbe potuto essere diverso. Ma, in ogni caso, come evidenzia il sociologo, la mobilitazione «ha rivelato un movimento sano nella società che potrà servire a disegnare un cammino futuro».
In questo processo, Haddad si conferma come il leader dell'opposizione, malgrado lo scivolone del tweet in cui, il giorno dopo la sconfitta, si è congratulato con Bolsonaro e gli ha augurato il successo: «Il nostro Paese merita il meglio. Scrivo questo messaggio, oggi, con il cuore leggero e con sincerità, perché stimoli il meglio di tutti noi. Buona fortuna!». Un messaggio che non è piaciuto a molti all'interno del Pt: «La banalità del testo – ha commentato lo storico Valter Pomar, membro della Direzione nazionale del Pt – contrasta così tanto con la tragedia storica che ho pensato fosse solo un'altra delle tante fake news. Ma non lo è». Se nulla obbligava a rispettare certi protocolli – visto che l'altra parte li ha sempre calpestati – di certo, ha proseguito lo storico, «il “successo” e la “buona fortuna” di Bolsonaro non saranno il “meglio” per la classe lavoratrice del Paese». E altrettanto chiaro è stato il deputato Paulo Pimenta: «Al fascista che inneggia alla tortura e alla censura e che disprezza la democrazia, omofobo e razzista, eletto grazie a una campagna di fake news e con un programma che calpesta i diritti non auguro il successo. Auguro il successo a quanti resistono perché il male non prevalga. Forza e coraggio per il prosieguo della lotta».
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