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Famiglia Cristiana replica a Salvini: “Confermiamo tutto”

Famiglia Cristiana replica a Salvini: “Confermiamo tutto”

MILANO-ADISTA. “Siete dei bugiardi”. “Vatti a studiare il tuo Decreto Sicurezza”. Questo in soldoni il botta e risposta fra Matteo Salvini e Famiglia cristiana, registrato dalle cronache il 13 dicembre. Casus belli l’articolo del settimanale dei Paoli pubblicato sull’ultimo numero con il titolo, decisamente toccante nei giorni prenatalizi, “E non c’era posto per loro”, dove la rivista racconta la storia di una famiglia di richiedenti asilo (marito ghanese, moglie nigeriana incinta, un figlia di sei mesi) che a Crotone si è ritrovata in strada nel cuore della notte per effetto del Decreto sicurezza targato, appunto, Salvini.

Si è infuriato il ministro dell’Interno: «Il Decreto sicurezza non è retroattivo – ha attaccato – e non caccia i bambini dai centri di accoglienza. Eppure, per Famiglia Cristiana, una famiglia ghanese sarebbe finita improvvisamente in mezzo alla strada per colpa mia. Falso. L'allontanamento dalle strutture riguarda tutti quelli che non hanno più diritto a rimanervi, come è sempre avvenuto anche prima del mio Decreto. Sono impegnato, da ministro e da padre, a difendere i veri profughi e le persone più fragili (a partire dai bimbi) e allontanare delinquenti e clandestini». «Mi spiace – ha aggiunto – per l’ennesima menzogna di Famiglia Cristiana e ringrazio tutti quei parroci e quei lettori che mi hanno testimoniato, in passato (ricordate la squallida copertina “Vade retro Salvini”) e in queste ore, vicinanza e affetto, preferendo il dialogo, l’approfondimento e la costruzione ad attacchi e bugie degne di un giornale politico di ultrasinistra, non di un settimanale cattolico. Buon Santo Natale, sempre che qualcuno non si offenda...».

Non si scompone il settimanale alle parole del ministro. Controbatte alle accuse di falsità con la seguente nota: «In relazione alla vicenda raccontata da Famiglia Cristiana dell'allontanamento, nel cuore della notte, da un centro di prima accoglienza di Crotone di una famiglia di richiedenti asilo (il marito ghanese, la moglie nigeriana incinta e con una bimba di sei mesi ), confermiamo punto per punto la cronaca pubblicata dal nostro giornale nel numero di edicola. Più in generale, suggeriamo al ministro Salvini di leggere il suo cosiddetto decreto sicurezza, prima di fare le sue esternazioni. Il suo decreto infatti ha abolito il permesso di soggiorno per protezione umanitaria, inducendo a svuotare i centri di accoglienza e lasciando in strada coloro che erano nelle liste di attesa per accedere ai progetti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Prevede solamente forme di protezione residuali  speciali e, allo stato attuale, in attesa dei decreti attuativi, non specifica chi tutelare, come, quando e dove. Da Como  a Ragusa sia i prefetti che le organizzazioni umanitarie hanno chiesto delucidazioni al Viminale. Di sicuro il clima fin qui creato dalle nuove norme, ben lungi dal garantire maggiore sicurezza, ha creato confusione e in taluni casi anche veri e propri drammi».

Non si è «riflettuto abbastanza su quello che significa abolire il permesso di soggiorno per protezione umanitaria in Italia», si aggiunge sul sito. «Esso riguardava persone che hanno abbandonato il Paese di origine per “seri motivi” di carattere umanitario e che possono essere vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza, di mancato rispetto dei diritti umani, di carestie o di disastri ambientali o naturali». «L’istituto della protezione umanitaria – ricorda il settimanale dei paolini – era stato introdotto per dare piena attuazione all’articolo 10 della nostra Costituzione, che parla di cittadini stranieri ai quali “sia impedito” nel loro Paese “l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”, e all’articolo 33 della Convenzione di Ginevra, che ha consolidato il divieto di espellere o respingere “in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate”». «Non si tratta di delinquenti, ma di persone», chiude lapidario il settimanale. 

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