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Brasile: Bolsonaro ha paura della Chiesa cattolica

Brasile: Bolsonaro ha paura della Chiesa cattolica

BRASILIA-ADISTA. Mica teme il Partito dei Lavoratori di Lula, Jair Bolsonaro, il presidente brasiliano di estrema destra insediatosi all’inizio di quest’anno. In fin dei conti l’ha stracciato alle recenti elezioni. Teme invece la Chiesa cattolica e la sua «agenda di sinistra», molto più determinata e influente di quella della sinistra politica in forte crisi di consensi e leadership. E la teme così tanto da approntare una mobilitazione di governatori e sindaci, e pare anche di autorità ecclesiastiche a lui, uomo di destra, congeniali.

Secondo il quotidiano O Estado de S. Paulo (10/2/19), l'allarme del governo viene dai rapporti dell'Agenzia di intelligence brasiliana (Abin) e dai comandi militari che guardano con sospetto alle recenti riunioni di cardinali brasiliani con papa Francisco in Vaticano per discutere del Sinodo sull'Amazzonia, che si svolgerà il prossimo ottobre sulla situazione delle popolazioni indigene e dei quilombolas, e sul cambiamento climatico causato dalla deforestazione. “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale” è il titolo del Sinodo, e dunque la discussione non potrà prescindere dai popoli che l’abitano l’Amazzonia, che l’hanno preservata e che hanno lottato per preservarla; e ai quali ora la Chiesa cattolica vuole riservare un’attenzione pastorale e umana a vantaggio, peraltro, dell’intero pianeta. «Ascoltare i popoli indigeni – si legge nel Documento preparatorio (v. Adista n. 24/18) – e tutte le comunità che vivono in Amazzonia, come primi interlocutori di questo Sinodo, è di vitale importanza anche per la Chiesa universale. Per fare questo abbiamo bisogno di avvicinarci di più ad essi».

Niente di meglio per far rizzare i capelli in testa a Bolsonaro, e ai suoi accoliti e sostenitori, che vogliono sfruttare le ricchezze del “polmone del pianeta” e che hanno decretato lo stop alla demarcazione di territori indigeni. «Siamo preoccupati e vogliamo neutralizzarlo» l’evento, ha affermato Augusto Heleno , primo ministro dell'Ufficio della Sicurezza Nazionale (GSI), a capo della controffensiva. «Sulla base di documenti diffusi nella Presidenza della Repubblica», leggiamo nel quotidiano, «militari del GSI hanno valutato che settori della Chiesa in combutta  con i movimenti sociali e i partiti di sinistra – i membri del cosiddetto “clero progressista” – avrebbero cercato di approfittare del Sinodo per criticare il governo, assicurandosi un’attenzione internazionale. “Pensiamo che questa sia un'interferenza negli affari interni del Brasile”, ha detto Heleno».

E l’offensiva di controllo è già partita: sezioni dell’agenzia di intelligence che operano a Manaus, Belem, Maraba, nel sud-ovest del Pará (epicentro di conflitti agrari) e Boa Vista (che monitorano la presenza di stranieri nelle terre indigene Yanomami e Raposa Serra do Sol) sono stati mobilitati per assistere alle riunioni preparatorie per il Sinodo nelle parrocchie e nelle diocesi.

È stato anche deciso che il Ministero degli Esteri monitorerà le discussioni che avvengono fuori del Paese il Ministero dell'Ambiente rileverà l’eventuale partecipazione di ONG e ambientalisti. «Una fonte militare della squadra di Bolsonaro che ha chiesto l’anonimato – aggiunge il giornale – ha detto che il Sinodo è contro la politica "tutta" del governo nei confronti dell'Amazzonia». «L'incontro sinodale servirà ad intensificare il discorso ideologico della sinistra», ha detto la fonte. D’altronde, ricorda O Estado, «organismi legati alla CNBB, come il Consiglio indigenista missionario (CIMI) e la Commissione pastorale della terra (CPT), non hanno risparmiato attacchi a Bolsonaro, né prima, né dopo l'elezione e l'inaugurazione».

*Foto di Camila Pastorelli, tratta da Wikimedia Commons immagine originale e licenza

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