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Esumazione del dittatore Franco: gaffe del nunzio apostolico e protesta del governo spagnolo in Vaticano

Esumazione del dittatore Franco: gaffe del nunzio apostolico e protesta del governo spagnolo in Vaticano

MADRID-ADISTA. Il governo spagnolo presenterà formale protesta al Vaticano per «ingerenza negli affari dello Stato» dopo le parole del nunzio Renzo Fratini (EuropaPress, 30/6), a proposito dell’esumazione del corpo del dittatore Francisco Franco. Lo ha annunciato Carmen Calvo, vicepresidente del governo. Un nunzio, ha detto Calvo, «deve stare alle regole del comportamento diplomatico». Cosa che Fratini non ha fatto: le sue affermazioni, secondo la vicepresidente, sono state «inappropriate e inaccettabili» e colpiscono direttamente il Vaticano dato che i resti di Franco sono in una abbazia. Un diplomatico «non deve avere altra posizione che quella delle istruzioni che riceve dallo Stato che rappresenta e non deve ostacolarle» (la Santa Sede, attraverso il segretario di Stato card. Pietro Parolin, aveva già garantito che avrebbe rispettato la decisione del governo spagnolo e che non si sarebbe opposta all’esumazione del corpo di Franco dal Valle de los Caídos, v. Adista Notizie n. 22/19).

La Santa Sede non ha confermato se ha effettivamente ricevuto il "reclamo formale", e il suo portavoce, Alessandro Gisotti, ha assicurato che appena ci sarà una reazione ufficiale sarà comunicata.

Renzo Fratini, compiuti i 75 anni, è in fine di carriera: il 2 luglio ha lasciato l’incarico che ha svolto per una decina di anni. È stata questa l’occasione del colloquio che ha avuto con Europapress. Alla quale ha detto che l’iniziativa del presidente del governo Pedro Sánchez ha avuto l’effetto di «resuscitare Franco».

«Sinceramente – ha detto - ci sono così tanti problemi nel mondo e in Spagna, perché resuscitarlo? Dico proprio che hanno resuscitato Franco. Lasciarlo in pace era meglio. Ci sono molte persone, anche politici, che pensano questo, perché sono passati 40 anni dalla morte di Franco, ha fatto quello che ha fatto. Dio giudicherà, non aiuta a vivere meglio ricordando qualcosa che ha provocato una guerra civile».

Per Renzo Fratini, dietro questo progetto del governo socialista ci sono «ragioni, soprattutto politiche» e «ideologiche», cioè «un'ideologia portata avanti da alcuni che vogliono dividere nuovamente la Spagna». Se si voleva ridimensionare la figura del dittatore, scomparso nel 1975, «si è riusciti ad esaltarla, perché le visite alla sua tomba dono aumentate, mentre molta gente prima neanche sapeva che è sepolto nel Valle de los Caídos». Le persone sono «faziose», ha aggiunto, e cercano di giudicare gli eventi secondo la loro ideologia attuale. «È pericoloso – ha sottolineato – giudicare la storia con la nostra mentalità di oggi, perché possiamo condannare gli innocenti o possiamo esaltare i colpevoli».

Mons. Fratini ha ricordato che «la Santa Sede ha mantenuto una posizione neutrale rispetto alla questione, essendo un problema che riguarda soprattutto la famiglia di Franco e il governo». La famiglia non vuole ovviamente che i resti del congiunto siano tolti da un posto così d’onore quale quello che occupa attualmente, in grande evidenza, nell’abbazia del Valle. Il governo ritiene invece che per fare giusitizia nel quadro della memoria storica le spoglie del carnefice non devono restare nello stesso luogo dove sono tumulate le sue vittime, quei 34mila combattenti (di una parte e del’altra) morti a causa della guerra civile del 1936-1939 e che riposano nel mausoleo del Valle (ma in giro per la Spagna molte sono ancora le fosse comuni risalenti a quell’epoca). 

*Valle de los Caídos. Foto tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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