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«La povertà in Africa è una scelta». Relazione shock del presidente della Caritas continentale

«La povertà in Africa è una scelta». Relazione shock del presidente della Caritas continentale

KAMPALA-ADISTA. Un’analisi impietosa sulla situazione africana quella dell’arcivescovo di Kumasi (Ghana) e presidente di Caritas Africa, mons. Gilbert Justice Yaw Anokye, in un colloquio tenuto a margine della 18esima Assemblea Plenaria del SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar), tenutosi a Kampala. «La povertà in Africa è una scelta», ha detto lo scorso 30 luglio (ne riferisce il 10 agosto l’agenzia Fides). «I problemi dell'Africa derivano da scelte sbagliate», ha spiegato. «Questo accade quando si scelgono leader che non sono validi. Abbiamo votato leader corrotti seguendo criteri tribali oppure per paura o per ottenere dei favori. Abbiamo scelto leader che non hanno aiutato l'Africa a crescere dopo l'indipendenza. Abbiamo avuto buoni leader che sono stati esclusi dal potere da colpi di Stato, istigati da persone o Paesi che hanno i propri interessi». «Anche l'Africa può crescere», ha aggiunto sottolineando, per tracciare un parallelismo realistico, che «Paesi come la Malesia e Singapore sono usciti dalla povertà perché hanno scelto buoni leader». Ma in Africa «dormiamo da molto tempo. Dovremmo alzarci subito. Ciò avverrà solo se scegliamo buoni leader che portino una vera democrazia, leader che perseguono buone politiche non per le loro tasche o per le loro famiglie o per il gruppo etnico di appartenenza: quell'era è passata e non dovrebbe essere più consentita in Africa».

Conseguenza di una situazione caratterizzata dall’instabilità politica e ambientale è la migrazione, lo spostamento di milioni di africani da un’area all’altra del continente. «Abbiamo guerre civili in Paesi come il Sud Sudan e l'Eritrea. Abbiamo l’estremismo religioso in Somalia; Boko Haram in Nigeria; Al Qaeda in Mauritania; instabilità in Burkina Faso e Costa d'Avorio; tutti fattori che provocano la migrazione delle persone», ha detto. Come ciò non bastasse, a questi problemi si aggiungono disastri naturali come i cicloni che hanno colpito Mozambico, Zimbabwe e Malawi, ed altri imputabili all’uomo, come lo sfruttamento selvaggio del suolo e del sottosuolo.

«Tutti questi sono danni causati dall'uomo e devono essere evitati», ha sollecitato mons. Anokye. «Noi come Caritas interveniamo quando scoppia qualche emergenza. Tuttavia, se riusciamo a impedire che ciò accada, sarebbe meglio. Diciamo che l'assistenza sanitaria ha una triplice dimensione: preventiva, curativa e riabilitativa. Lo stesso vale per la Caritas», la quale inoltre, in molti Paesi, «sta aiutando i rifugiati a ricominciare a vivere. Continuiamo a dare loro cibo, medicine e coperte, ma lavoriamo anche per la loro riabilitazione e il loro inserimento nella società». 

*Foto tratta da Pixabay, immagine originale e licenza

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