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Noi Siamo Chiesa: "Querida Amazonia" indica un percorso per il futuro

Papa Francesco boccia le proposte del Sinodo amazzonico sui ministeri. A forte rischio la stessa sinodalità. Ma il documento sinodale indica il percorso per il futuro

La lettura dei primi tre capitoli dell’Esortazione postsinodale “Querida Amazonia (“Un sogno sociale", “Un sogno culturale”, “Un sogno ecologico”) è interessante. Si percorre infatti l’itinerario precedente e contestuale al Sinodo che ha avuto una partecipazione corale dal basso, del tutto inconsueta per momenti di vita ecclesiale di questo tipo. In esso la Chiesa amazzonica ha dato il migliore contributo che esista per quanto riguarda un’analisi disincantata della situazione. Si passa dalla rapina delle risorse al disastro ecologico fino al racconto delle ricchezze culturali dei popoli indigeni, ora molto sofferenti per le violenze permanenti che subiscono e per la disgregazione che sopportano, costretti come sono da tempo a emigrazioni e a inurbazioni continue. Il “bien vivir” dei popoli indigeni (quello che è sopravvissuto) “implica un’armonia personale, familiare, comunitaria e cosmica e si manifesta nel modo comunitario di pensare l’esistenza, nella capacità di trovare gioia e pienezza in una vita austera e semplice, come pure nella cura responsabile della natura che preserva le risorse per le generazioni future”. Il testo denuncia senza riserve “l’ingiustizia e il crimine” ed è anche ricco nel descrivere le diversità e la complessità dei popoli amazzonici.

Il quarto capitolo (“Un sogno ecclesiale”) contiene invece quanto riguarda più direttamente la Chiesa. Parla ampiamente dell’inculturazione, si sofferma sulla assoluta necessità ed opportunità che laici, e donne in particolare, continuino nel ruolo che già svolgono di dare continuità alla vita di tante piccole e disperse comunità. Forte è la sottolineatura dell’importanza dell’Eucaristia come momento indispensabile della vita del Popolo di Dio. Ma il passaggio fondamentale, ed il più atteso, che permetterebbe veramente di andare nella direzione dell’inculturazione, quello dell’accettazione della proposta dei viri probati viene ignorato, cioè bocciato. Si ricorre a una descrizione del ruolo del “sacerdote” (non del “presbitero”) che sembra scritta dall’ex S. Uffizio. Per quanto riguarda il diaconato femminile, dopo molti riconoscimenti ai ruoli femminili, identica posizione negativa. Dice il testo, “in realtà questa visione limiterebbe le prospettive, ci orienterebbe a clericalizzare le donne, diminuirebbe il grande valore di quanto esse hanno già dato e sottilmente provocherebbe un impoverimento del loro indispensabile contributo”. Sorprendente davvero questa affermazione che boccia il diaconato femminile ben aldilà dei confini dell’Amazzonia. Ci appare evidente una contraddizione tra la proclamata volontà di accettare pienamente sensibilità e culture che vengono da lontano e che esigono riconoscimenti ed accoglienza con il dovere di riconoscere nuovi ministeri e, in particolare, di facilitare l’assemblea eucaristica comunitaria, il cui ruolo, peraltro, viene enfatizzato. Tutto ciò per rispettare la norma canonica del celibato dei preti che, applicata nello specifico, ci appare contraddire, in modo poco evangelico, le legittime attese del popolo cristiano dei paesi amazzonici e di cui a larga maggioranza il Sinodo auspica il cambiamento.

Altre proposte significative, per le quali il ruolo del Vaticano è importante, sono ignorate. Pensiamo alla richiesta di “ridimensionare le vaste aree geografiche delle diocesi, dei vicariati e delle prelature”, di "creare un fondo amazzonico per il sostegno all'evangelizzazione, di sensibilizzare e incoraggiare le agenzie internazionali di cooperazione cattolica a sostenere le attività di evangelizzazione al di là dei progetti sociali”, di creare strutture post sinodali amazzoniche. Il Sinodo ha anche chiesto “l’elaborazione di un rito amazzonico che esprima il patrimonio liturgico, teologico, disciplinare e spirituale dell'Amazzonia”. È una proposta molto importante, ma i nuovi riti devono essere approvati da Roma! Inoltre il Sinodo ha ipotizzato la creazione di una Università amazzonica.

Il nostro profondo disappunto si unisce a considerazioni più generali sulla collocazione dell’Esortazione all’interno di questo momento particolare della vita ecclesiale. Noi, insieme a molti altri, pensiamo che questo testo sia stato fortemente condizionato dalla questione tedesca dove il Percorso Sinodale, là appena avviato, ha fatto intravvedere dall’inizio una posizione esplicita a favore del celibato facoltativo dei preti e del diaconato femminile. Quindi papa Francesco ha penalizzato la cristianità in Amazzonia per bloccare la Chiesa in Germania (ed anche altrove, per esempio, in Australia)? Il testo dell’Esortazione ci sembra che rafforzi il clericalismo che lo stesso Francesco vuole combattere, contraddice l’opinione che ci sembra diffusa nel laicato cattolico favorevole al celibato facoltativo, rafforza molto i conservatori di ogni tipo, da quelli corretti a quelli sleali in Curia e fuori, che non conoscono il Vangelo che condanna i loro idoli. Al di là della nostra posizione critica, non possiamo accettare che questo testo sia una svolta nel pontificato. Ci sembra di grande importanza il testo sinodale, che lo stesso Francesco “invita a leggere integralmente esortando tutti ad impegnarsi nella sua applicazione perché possa ispirare in qualche modo tutte le persone di buona volontà”. Esso indica la via per il futuro, quando non potrà non essere recepito. È un vero peccato che papa Francesco si sia trovato in difficoltà nell’accettarlo toto corde.Roma, 12 febbraio 2020

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